Della serie “Botteghe Storiche”. Di quelle che quando abbiamo la possibilità di scriverne ci scende la lacrimuccia. Il Panzera, come viene chiamato affettuosamente dai milanesi, è una di quelle istituzioni meneghine che dal 1931 resiste alle mode, ai cappuccini del pomeriggio, agli instagrammer, alle crisi economiche, alla Moratti, al covid e alla carne sintetica.
Salotto – buonissimo – dei milanesi veri, punto di passaggio per uomini d’affari che non hanno tempo da perdere e per i turisti pigri.
Inaugurata nell’anno in cui il Mascellone decide di trasformare la Stazione Centrale in quel monumento neo-assiro-proto-fascio-liberty, il caffè Panzera è il salotto – buonissimo – dei milanesi veri, il punto di passaggio per gli uomini d’affari che non hanno tempo da perdere e per i turisti pigri.
La gestione è familiare (ora in mano al buon vecchio Alberto Kammer), e tramanda da generazione in generazione, l’arte milanese dell’accoglienza a tutte le ore. Qui non c’è brunch che tenga, se hai fame o sete verrai saziato in qualsiasi momento, ad un prezzo onesto.
Nonostante i suoi continui rifacimenti, gli interni conservano quel fascino un po’ retrò dei bar milanesi, con l’odore di toast bruciacchiato e il gusto art decò. Verso Natale il laboratorio sforna a manetta i panettoni più burrosi della città, e guai se non siete ancora passati da qui, sennò non dite neanche che siete di Milano.