Agosto 2019: chiuso dall’11 al 21 agosto.
Nishiki vive in Corso Lodi da 12 anni. Chi abita nella zona sud di Milano lo conosceva già, in altra veste, più modesta, meno patinata e molto più verace. Nishiki è un locale di cucina giapponese che ha il suo focus nel sushi e che si presenta oggi cambiando pelle dopo un restyling che lo trasforma da ristorante dall’atmosfera classica orientale a luogo affascinante e avvolgente.
La luce gioca un ruolo fondamentale: chiaro scuri studiati, illuminazione al servizio degli arredi e di quello che sembra il vero protagonista di questa ristrutturazione, il colore. Tutto giocato sulle tonalità più calde del verde petrolio a quelle più fredde del turchese e del blu pavone, Nishiki sceglie un “colore della memoria” – come mi spiegano i proprietari Alessandra e Xiaobo – il colore del Lago delle Fate, un piccolo lago a loro caro ai piedi del Monte Rosa. Cinque sale dall’allure vintage e rétro, molto intimo, contemporaneo e d’ispirazione internazionale, un bancone del sushi impeccabile e un cocktail bar che farà parlare di sé.
Da una proposta classica orientale il passo che si è fatto è stato proporre il repertorio ben noto di sushi e rolls in chiave originale e più studiata. Da provare i Nishiki Spoon, assaggi presentati su cucchiai di ceramica per essere mangiati in un sol boccone: salmone che avvolge uovo di quaglia e tartufo, ostrica con salmone, zenzero e rapanello. Convincenti anche i rolls come quelli all’astice oppure con angus e foie gras. Pochi ingredienti e piedi ben saldi a terra. Recentemente hanno inaugurato un nuovo menù, inserendo in lista una decina piatti di sperimentazione di cucina giapponese per occidentali. Fra questi il King Crab (crema di avocado, kizami wasabi e granella di pistacchio) e Toro new style (capesante avvolte con carpaccio di toro, la ventresca del tonno, gamberi rossi di Mazara del Vallo, uova di salmone, katsuobushi e scaglie di tartufo) adagiato sui cucchiai di ceramica. Notevole il trancio di salmone al fumo di legno di quercia, un’esperienza da provare anche solo per la sua presentazione e il profumo di legno e mela del piatto fumante.
Vere rivelazioni di quest’anno sono la collaborazione con la pastry chef colombiana Sonia Latorre Ruiz, una scelta che non nasconde la voglia di Xiaobo e Alessandra di sperimentare accostamenti curiosi, e la carta dei vini rinnovata con bottiglie selezionate dal sommelier, Flavio Paronin. Se andate, non mancate di assaggiare il sakè. Fra il blu morbido del locale, chissà mai che vi porti negli abissi delle acque giapponesi.
Alessia Musillo