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Musica: il meglio del 2016 a Roma raccontato dai protagonisti della città

I concerti dell'anno a Roma raccontati da chi, i concerti, li vive, fa e organizza

Scritto da La Redazione il 22 dicembre 2016
Aggiornato il 9 gennaio 2017

Dove andare e cosa fare ve lo diciamo per 365 giorni. Ma per uno Zero che vi dà le sue dritte c’è anche uno spazio dedicato ai concerti che apre le sue porte, un “direttore artistico” o un team di persone che si dedicano a scegliere la programmazione di un club o di una rassegna, un tecnico che si prende cura dell’impianto, un driver che va a prendere gli artisti in aeroporto, un grafico, un ufficio stampa e via discorrendo (inutile specificare che tali ruoli spesso sono ricoperti dalle stesse persone). Questo spazio è dedicato a tutto il mondo che c’è dietro un concerto e ai rispettivi, tanti, bilanci di fine anno. A ognuna delle realtà interpellate abbiamo chiesto di presentarsi e di dare un commento della stagione appena passata. Li ringraziamo per la collaborazione e per averci fatto ascoltare musica per un anno intero, con l’augurio che il 2017 non sia da meno.

DalVerme / Toni Cutrone

«Il 2016 è stato un anno molto travagliato per il DalVerme, come molti sapranno. Ma affrontare momenti difficili (come quello di una chiusura precauzionale in quanto «Diventati un problema di ordine pubblico meritevole di chiusura immediata») ci ha anche fatto capire quanto è apprezzato e supportato il nostro lavoro e la nostra missione che ormai va avanti da 8 anni, sia in città che in Italia (e un po’ in tutto il Mondo, suvvia). La reazione e l’aiuto di amici, soci, musicisti, artisti, spazi e locali, stampa e quant’altro ci ha dato tanta carica e voglia di continuare, in un momento in cui tristezza e rabbia potevano prendere il sopravvento e rovinare tutto.
Abbiamo appena finito di festeggiare il nostro settimo e ultimo compleanno: e molti ci chiedono perché ultimo. Diciamo che tra i casini connessi ai mille controlli di qualunque tipo subiti fin da inizio 2016, al mese di chiusura precauzionale dello scorso maggio, ai procedimenti (civile e penale) che dobbiamo affrontare e all’essere ormai un bersaglio assodato non è facile andare avanti. Le acque in cui navighiamo sono molto tempestose e non ci consentono di portare avanti serenamente le nostre attività, motivo per cui siamo alla ricerca di un nuovo spazio in cui poter continuare e ampliare il nostro progetto. Non è una “fine”, è un “To be continued…” , ma ci vediamo costretti a lasciare la nostra sede storica di via Luchino Dal Verme. Da un lato con tanta amarezza, dall’altro con tanta adrenalina e idee e progetti: era tanto che si pensava di “traslocare” per avere più spazio per quello che facciamo. A breve sicuramente avrete notizie: ma intanto continuate a trovarci nel nostro amato DalVerme per un pò! Quella di seguito è una classifica di 5 Live che ci hanno resi felici, orgogliosi e rappresentano la nostra programmazione generale. Differenze stilistiche, di generi, di musica… Ma in fondo tutto legato da una simile attitudine. Gente del calibro di Evan Parker (classe ’44) che rimane con noi fino a notte fonda a bere Rob Roy o Alvin Curran (1938) che ci scrive durante il periodo di chiusura a maggio per farci sapere che vuole espressamente suonare da noi appena riapriamo. I Wolf Eyes che tornano per la seconda volta a DalVerme, dicendo che siamo il posto in cui vogliono assolutamente suonare a Roma, i mitologici Heroin In Tahiti che già abbandonata la dimensione Live cedono alle richieste di salire sul nostro palco per stare insieme alla crew di Boring Machines al Thalassa Festival durante i festeggiamenti per i 10 anni della Label, e gentaglia del giro della neopsichedelia come Mugstar e Gianni Giublena Rosacroce che sanno di avere una casa a via Luchino Dal Verme. Ce ne sono tantissimi altri (ogni anno il DalVerme finisce con quasi 150 concerti, e non parliamo di quelli organizzati durante le Estati nelle sedi estive) ma essendo solo cinque, eccoli qui. Ma ogni live per noi è speciale, segue la nostra linea ed è inserito in una programmazione varia ed eterogenea ma con una forte riconoscibilità.»

Toni-CutroneRoma non sarebbe la stessa senza il DalVerme. Musica deviata, sperimentale, visionaria, strati di rumore oppure elettroacustica. Toni Cutrone è “l’eminenza occulta dell’underground romano” che, insieme al dream team del DalVerme, ha contribuito a rendere la città un posto migliore

 


 

Fanfulla / Manu

«Il Fanfulla 5/a ha ospitato più di 250 concerti nel 2016. C’era Ben Wallers di The Rebel che aspettavamo da 10 anni, uno dei musicisti più influenti di tutta la scena musicale che si aggira attorno al Fanfulla. C’erano i coreani Wedance, che non aspettavamo e che si sono rivelati i più sorprendenti e dinamici! C’era il BABA Festival con Dr Bibber, travestito da spazzatura disco con minigonna di latex e ombelico prepotente che ha fatto esplodere il palco su fondo EBM noise martellato da un vecchio tape desk; c’erano le Badaboum, che tornarono a distanza di 3 anni e che si sono confermate le ragazze più punk e generose che abbiamo mai conosciuto; c’era Trapcoustic, sicuramente il live più commovente di quest’anno, sia a livello di intensità che di maturità musicale. Tutti progetti molto singolari che fanno da legame, da ponte, e che ci fanno pensare come dall’apertura dal Fanfulla 101 al Fanfulla 5/a di oggi, 10 anni non sono stati perduti ma guadagnati.»

manu 2016 by Valentina Pascarella-rectangleDal 2006 e nel corso di “vite” diverse, il Fanfulla è uno dei baluardi della scena underground capitolina. Emmanuel Bonetti aka Manu è colui che ha ostinatamente lavorato in questi 10 anni affinché questo fosse possibile

 


 

Init / Giampaolo Felici

«Difficile, in una classifica dei migliori live dell’anno che sta finendo, non commentare la situazione degli spazi destinati alla cultura, che sta attraversando la nostra città, di fatto decimata nelle sue opportunità. Un brutto periodo che sta coinvolgendo la maggior parte delle realtà che si adoperano nell’organizzazione della musica dal vivo a discapito di chi ama vivere l’atmosfera dei concerti… Quelli giusti. Nonostante tutto, le cose vanno avanti e noi, come sempre, siamo orgogliosi del nostro programma musicale, che a volte va a riempire quello di altri locali (come nel caso degli Explosions In the Sky e di Mono + Alcest, ricollocati al Traffic) con cui abbiamo ed avremo il piacere, oltre che l’esigenza, di collaborare. Il 2016 lo vogliamo ricordare così, più duro rispetto ad altre stagioni, ma poi neanche troppo.»

giampaolo-initFigura attiva nell’ambito della scena indipendente romana e fondatore degli Ardecore, Giampaolo Felici è anche anima dell’Init club, realtà che dal 2003 ha organizzato molte esibizioni di alcuni dei musicisti più interessanti della scena indipendente internazionale.

 


 

Monk / Raniero Pizza

«Un anno di Monk vuol dire un anno pieno di musica, di ricerca, di viaggi, di palchi. Collettivamente, con tutto lo staff di programmazione e comunicazione, si è fatto un gran lavoro sia a livello di quantità sia di qualità prestando attenzione e cercando di dare ampio spazio anche a generi come il jazz (con nomi quali Pieranunzi, Tony Allen, Charles Tolliver, Marc Ribot, Makaya McCraven, Mulatu Astatke), la black music (Youssef Kamaal, Josè James, Soul Jazz Orchestra, Dj Premier, SassyBlack) o la musica world contemporanea (ad esempio Daymè Arocena, Fatoumata Diawara, Chassol, L’Orchestre D’Hommes-Orchestres e Jerusalem In My Heart), che in una città come Roma hanno avuto poco spazio. Abbiamo messo a fuoco la scena italiana che cresce e si rinnova con rappresentanti quali Wrongonyou, Motta,Giovanni Truppi, Giuda, Mokadelic, Populous ed altri ancora (ad esempio lo scorso anno con Calcutta e Iosonouncane) e mantenuto un’attenzione particolare alla scena alternative internazionale (65dayofstatyc, Dub FX, Gold Panda, Clinic, Nai Palm, The Jon Spencer Blues Explosion, Micah P Hinson, Mum, Pere Ubu, Jacco Gardner), il tutto sempre con l’idea di stimolare l’attenzione e la curiosità delle persone, perché l’esperienza di vivere un concerto è un qualcosa che dà benessere e crea socialità.»

ranieroRomano, classe 1974, per anni Raniero Pizza è stato alla guida della direzione artistica del Circolo degli Artisti. Oggi è a quella del Monk, sede della mitica ex-Palma per un nuovo progetto ad ampio respiro e nuova culla della musica live a Roma, di cui Raniero si prende cura insieme a tutta la ciurma di Ausgang

 


 

Quirinetta + Villa Ada / Mamo Giovenco

«Tutto l’estro del Quirinetta e la sua possibilità di essere camaleontico senza “offendere i gusti di nessuno”: quelle di questa lista sono tutte super rappresentanze del mondo del folk, avantjazz, elettronica, new pop, indie e sono stati tutti dei grandi concerti e dei bellissimi sold out. È lì che ho sempre visto il pubblico del Quirinetta, anche se ogni volta era diverso.»

«Cinque concerti su sessantacinque sono riduttivi, c’è voluto un po’ per scegliere. Quella del 2016 è stata una stagione splendida, piena di estate in tutti i sensi. Ogni giorno uno scenario, un mood. Esperienze sempre diverse, persone trovate e ritrovate in quella splendida cornice che solo Villa Ada sa essere. Queste sono sicuramente 5 tappe fondamentali (anche se ce ne sarebbero almeno altre sei).»

Mamo GiovencoQuirinetta d’inverno, Villa Ada – Roma incontra il Mondo d’estate, sono due degli spazi più attivi per la musica dal vivo – e di ogni genere – a Roma. Dopo l’esperienza al Lanificio, oggi Mamo Giovenco è alla guida di entrambe con il brand Viteculture

 


 

Trenta Formiche / Giuseppe Giannetti

«Dovendo ripensare ai migliori live del 2016 ospitati al Trenta Formiche, la scelta non è sicuramente semplice. Creo una lista di tutti i concerti organizzati per essere sicuro di non dimenticare nessuno e la prima cosa a cui penso è che oltre 100 band sono un ottimo traguardo, per una realtà che come la nostra deve districarsi tra mille difficoltà, tutelata da nessuno e stimolata solo dall’esigenza (anche personale) di godere di spazi autonomi. Comunque, per iniziare a depennare e a sfoltire la lista, analizzo quali fattori prendere in considerazione: 1) la totale riuscita a livello tecnico. Purtroppo l’underground non è sempre garanzia di un suono perfetto, capita di trovare band/musicisti che stravolgono i settaggi del soundcheck durante il live, rovinando il sound generale. 2) La partecipazione, che nell’infrasettimanale non è assolutamente scontata, in una città in cui il livello di curiosità per le nuove influenze artistiche cala improvvisamente il lunedì in modo indirettamente proporzionale al numero di spazi (dedicati alla musica alternativa) che chiudono. Chi segue davvero i live ed è realmente attento alle nuove tendenze nella stragrande maggioranza dei casi sono gli addetti ai lavori (giornalisti, direttori artistici, musicisti, etichette, fanzine, promoter, booking..), tanto che a volte ho l’impressione che “ce la suoniamo e cantiamo tra di noi”, il che è abbastanza avvilente in una Capitale come Roma. 3) L’empatia che si crea con il pubblico, l’esperienza mi dice che non è necessariamente legata al numero di presenti, ma dipende da quanto siano predisposti a un dialogo sonoro sia sul palco che sotto. 4) La qualità del rapporto, soprattutto a livello umano che si instaura tra noi e chi suona. I migliori ricordi che conservo sono quelli legati alle serate finite alle 4 di notte e trascorse a bere e a chiacchierare con musicisti/persone per cui provi già una stima artistica di partenza, quelle serate in cui senti davvero di aver condiviso qualcosa di importante, di aver legato il tuo club a un bel ricordo di qualcun altro, che magari vive dall’altra parte del mondo. Questa è l’essenza di ciò che facciamo, il motivo per cui ci sbattiamo tanto, la cosa migliore che ci ritorna. 5) Ovviamente il fattore più importante, che nel processo di snellimento della lista lascio per ultimo, è la resa generale della band dal vivo, il fattore sorpresa in un concerto di una band che magari hai ascoltato 100 volte su disco è probabilmente l’imprevisto più stimolante. Spesso le performance mi hanno impressionato, entusiasmato, deluso, colpito… Ma qui appariranno quelle che più di tutte mi hanno piacevolmente sorpreso! 6) Ultimo condizionamento forzato è ovviamente il “genere”. La nostra programmazione è per forza di cose abbastanza eterogenea ed inclusiva nei limiti che l’attitudine underground alla sperimentazione ci impone. Però il sottoscritto resta legato alla sua formazione garage/punk/glam/psych/r’n’r, e quindi mi perdoneranno i producer di musica elettronica o band più stoner/noise/jazz che ci hanno regalato comunque momenti di condivisione sonora estremamente preziosi, ma che non sono presenti nella mia top 5.»

giuseppe-giannettiClasse 1983, nato in Campania, cresciuto in Lucania. A Roma dal 2002 per laurea in informatica, Giuseppe Giannetti è direttore artistico e socio fondatore del Trenta Formiche dal 2011. È stato dirigente del consiglio direttivo di ARCI Roma dal 2014 e direttore artistico del d’Ada Club di Villa Ada nel 2015 e nel 2016

 


 

Unplugged In Monti

«Quinta posizione assegnata con il cuore. Coccoliamo i Barbarisms fin dagli esordi: ospitarli nuovamente sul nostro palco per presentare in anteprima Browser, disco al quale siamo particolarmente legati (esce per la nostra label A Modest Proposal), ha avuto le stesse emozioni della festa a sorpresa organizzata a un amico di vecchia data. Avere Markus e Micha Acher dei Notwist dal vivo al Black Market rientra invece nella categoria “live impensabili solo fino a pochi anni fa”. Quarta scelta quindi dettata dalle nostre facce misto stupore-soddisfazione nel vederli invadere (in 5!!!) il minuscolo palco con il side-project Le Millipede e un’infinità di strumenti per un concerto di pura estasi strumentale. Il sipario sul 2016 musicale di Rione Monti cala con il botto: Matt Elliott. Sul gradino più basso del podio un altro artista che mai avremmo pensato di ospitare, ma anche l’immancabile “ultima stretta di chiappe a pochi minuti dal live” dell’anno. Matt è influenzato e senza voce ci anticipa «inizio con il mio set se non reggo parto con improvvisazioni strumentali ». Chili di miele, svariate preghiere e riti scaramantici fanno però il loro effetto e Matt Elliott suona e canta ininterrottamente per circa un’ora e mezza, un live travolgente e commovente e nel nostro caso anche dimagrante (persi i classici 2/3 kg a testa). Le posizioni più alte le riserviamo alle incursioni lontane dal BlackMarket. Il debutto al Quirinetta con Destroyer e le Quirinetta Sessions, la prima data UnpluggedInMonti in formato live club, e l’evento epocale di Greg Dulli in data unica italiana con Manuel Agnelli nella fantastica cornice della “nostra” Chiesa Evangelica per emozioni e impegno sono i passaggi di questo 2016 dei quali, inevitabilmente, conserveremo più a lungo il ricordo.»

unpluggedUnplugged in Monti è una rassegna di concerti intimi nel cuore di Roma che prendere forma nel 2011 su idea di Alessio Pomponi ed Emanuele Minuz. Negli anni l’idea si estende anche alle Church Session, i concerti alla Chiesa Metodista, portando avanti l’idea di esibizioni acustiche in location particolari e/o raccolte