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Da fuorisalone a fuoriditesta

Siamo andati in terapia per voi: una prognosi non riservata da uno psicologo per il prima il durante e il dopo Fuorisalone

Scritto da La Redazione e Pietro Emiliani il 29 marzo 2024
Aggiornato il 9 aprile 2024

Notoriamente, il periodo che precede, accompagna e segue il Fuorisalone è critico. C’è chi soffre, chi si dispera e chi si ribella, così come a chi prende la colite. Così, sapendo le esigenze nostre e quindi vostre, abbiamo interpellato uno specialista per un regalo: una seduta d’analisi quasi-professionale. Di fronte a questo glorioso calvario che si chiama aprile, ma che a Milano inizia a gennaio e finisce a maggio, che sposta all’infinito ogni sentimento e ne fa nuovi, che affossa ed eleva, castra e libertinizza, chiama stanzini in cui piangere e sgabuzzini in cui copulare, abbiamo bisogno di una guida. Una guida seria. E una guida seria si chiama sintomatica, diagnosi e prognosi. Mettetevi comodi, oggi il lettino è grande come la città intera.

FASE 1

L’avvicendarsi del Fuorisalone, vale a dire: lavori 24/7 ma perennemente senza stoffa. Tutto è fumo e niente arrosto: revisioni interminabili, problemi, problemi, problemi. Siamo iper-riflessivi, il nostro bias intraspecifico vede incombere puntualmente una catastrofe ma, incapaci di trovare soluzioni, insorge un divino cinismo, arte massima del rifiuto, corredata da insonnia, fame nervosa e alcolismo imperante. 

«Dal punto di vista psicologico “K” presenta un disturbo d’ansia sociale generalizzata, sviluppatasi nel corso della tarda adolescenza, e cronicizzata solamente nelle ultime edizioni del Fuorisalone, dovuta alla continua esposizione e valutazione da parte di superiori e sedicenti tali. A colloquio riporta difficoltà ed evitamento nelle interazioni sociali, manifestando vissuti di paura e preoccupazione sproporzionata rispetto alle esigenze e alle richieste dell’evento. Oltretutto, spesso lamenta insoddisfazione e senso di vuoto, legato a un vissuto di svalutazione di se stessi e del loro operato, oltre a un forte senso di anedonia e, talvolta, ideazioni suicidarie. Fisicamente si denota tensione “a fior di pelle”, con un aspetto eccessivo di vigilanza e controllo. K spiega inoltre di aver interrotto le loro relazioni affettive per via dei ritmi lavorativi – non ci sono contatti con i familiari da settimane –, e si registra un profondo periodo di crisi esistenziale. Oltre ad aver diminuito marcatamente le ore di sonno, il livello di preoccupazione per se stessi è così invalidante da dover consumare un’ingente quantità di alcool per far passare le giornate. La rappresentazione del Sé è difficile da evocare.»

FASE 2

Eccoci al Fuorisalone: ascesa al divino. Qualunque cosa sia successa prima, ora ci siamo, ce l’abbiamo fatta e brilliamo più dell’Atollo di Magistretti. 

Ogni relazione è tonificante cosicché la nostra reputazione s’inturgidisce a ogni incontro, a ogni sorriso, a ogni dibattito. C’abbiamo ragione, c’abbiamo pubblico, c’abbiamo una valanga di amicizie e tutte, tutte fanno il loro dovere: aspergono bellezza e sapienza e assennatezza nel mondo, come noi, d’altronde. Questo è il design. E noi lo facciamo, noi lo siamo, noi lo vediamo ogni sera al Bar Basso, davanti alla leggenda vivente dello Sbagliato.

«In questa fase “K” riporta tratti di personalità narcisistica e istrionica, con comportamenti eccessivamente impressionistici a colloquio. Durante il Fuorisalone manifesta atteggiamenti disregolati e sessualmente provocanti, utilizzando l’aspetto fisico e il contatto per attirare l’attenzione su di sé. Il consumo di sostanze è in progressivo aumento, volto a sostenere i ritmi di lavoro, così come quello di alcool, per diminuire invece il livello di stress e ansia dovuta alle continue presentazioni. Da un punto di vista relazionale è incapace di riconoscere l’altro nei suoi bisogni, anzi, ne parla unicamente come strumento di soddisfazione e tornaconto personale, focalizzano l’attenzione sulle difficoltà incontrate, ingigantendo le storie personali, con un’immagine di sé grandiosa e al limite della mania. Il parlato è caratterizzato da incostanza e frammentazione di senso logico-narrativo, mostrando espressioni emotive camuffate e talvolta prive di profondità. Durante i discorsi fa fatica a concentrarsi e spesso svaluta ciò che gli viene detto, mostrando aspetti cinici e arroganti, accanto ad altri servizievoli e accomodanti.»

FASE 3

È tutto finito. Sia noi che il Fuorisalone. Giaciamo supini e sfatti fissando il soffitto in quell’unica breve notte che separa la domenica sera dal lunedì. Unica parentesi di riposo. I sensi di colpa sono più pesanti delle coperte e il gelato, le Maldive e una zappa, sono le uniche soluzioni che il nostro cervello riesce a proporci per colmare il vuoto emotivo.

Nella fase finale del Fuorisalone “K” parla di sé in modo più lucido e consapevole  con marcati sintomi depressivi e disturbo da stress acuto. Spesso alterna momenti di pianto a mutismo selettivo, descrivendo questo periodo come privo di senso e caratterizzato da vuoto e insoddisfazione. Fa fatica ad attivarsi durante la giornata, dorme spesso, dimenticandosi di alcune scadenze e appuntamenti presi durante l’evento. Da un punto di vista relazionale è incapace di provvedere agli altri, anzi: manifesta desideri di cambiamento radicale e di nervosismo alla sola idea di riprendere in mano le proprie relazioni. Si sente vulnerabile e in pensiero per il futuro, si rappresenta in modo discontinuo, passando da sensi di colpa per non aver adempiuto ai propri obblighi lavorativi, a indifferenza e dissociazione rispetto a quanto vissuto. A volte perde la concentrazione e ha difficoltà a rievocare determinate attività o discorsi. L’immagine di sé è confusa e svalutante rispetto a quella degli altri, ha paura a parlare del passato. Dichiara inoltre di essere irritabile e manifesta nervosismo appena qualcuno si avvicina a parlare, soprattutto se di lavoro o aperitivi, mostrandosi evitante e ritirandosi.»

 

Semmai foste ancora sopraffattə nonostante la seduta, semmai non riusciste a trovare una via di fuga adeguata ad alcuna delle tre fasi, non rammaricatevi. La nuova guida di ZERO per il Fuorisalone 2024 è pensata proprio per i vostri bisogni psicofisici. Una guida balsamica, che si tuffa nei vostri umori e legittima ogni vostra sfumatura, dandovi ovviamente numerosissimi suggerimenti su come e dove appagarvi. Fatene tesoro.