Ad could not be loaded.

G.R.A.DISCO – Volume 6

Sesta raccolta delle nuove uscite discografiche made in Rome, selezionate dalla redazione di ZERO

Scritto da Giulio Pecci il 30 novembre 2023

Continua la rubrica con cui Zero, con grande apertura nei confronti di altre realtà geografiche e discipline artistiche unisce, pensate un po’, Roma e la musica. Una raccolta delle migliori uscite discografiche capitoline: album o EP di artisti nati o di base in città per una raccolta con cadenza variabile, ma che generalmente aggiorneremo ogni tre o quattro mesi. Nessun limite di genere, di età, di popolarità. Selezioniamo solo quello ci è piaciuto e pensiamo sia meritevole d’attenzione. Per questa sesta puntata: tantissimo jazz d’avanguardia e chitarre retro-futuriste. Se pensate che ci siamo persi qualcosa, aspettate la puntata successiva prima di gridare allo scandalo. L’ordine è rigorosamente alfabetico, non leggeteci nulla di più.

 

alGot – “OUCH” (Vina Records/ Kosmica Dischi, 2023)

C’è stato un momento a Roma (diciamo dai primi anni Duemila fino agli inizi dei Dieci) in cui si suonava math-rock un giorno sì e l’altro pure. Quel periodo se ne è andato come è arrivato: veloce come un diabolico arpeggio di chitarra in tapping. Ma c’era tanto di buono in quella scena che si sovrapponeva a post, emo e punk. Gli alGot sembrano provenire dall’eco migliore di quegli anni, aggiornandosi ai Venti il tanto che basta (ad esempio con un cantato in italiano vicino all’indie e dei fiati birichini di Tortoisiana memoria) per confezionare un disco che è un ottovolante così poco cool da esserlo terribilmente. Date una session su KEXP a questi ragazzi!

Pezzo preferito: “Spigoli”

 

Bud Spencer Blues Explosion – “Next Big Niente” (La Tempesta, 2023)

Sta un po’ tutto nel titolo. I BSBE non hanno nulla da dimostrare a nessuno. Hanno fatto la storia della musica italiana indipendente dei primi anni Zero, mantenendosi saggiamente fuori da ogni discorso di facile hype, sempre fedeli soltanto alle loro passioni. L’ultimo disco non fa eccezione e la coerenza premia: la totale assenza di ansia da prestazione confeziona il miglior lavoro tra quelli recenti. La chitarra di Viterbini è un camaleonte, i suoni sono ricercatissimi senza essere alienanti, i riff tornano a essere incisivi, c’è una spruzzata di psichedelia etnica diffusa che fa scorrere tutto liscissimo. La voce è finalmente calata nel mix e per lo più immersa in effetti che la integrano negli arrangiamenti, la batteria di Petulicchio è il solito metronomo infallibile. Si ha anche la sensazione che la ricerca intrapresa negli ultimi anni sulle radici africane del blues trovi qui una sintesi personale, meno posticcia e didascalica. Insomma è veramente un gran bell’album, decisamente da non dare per scontato nel panorama italiano attuale.

Pezzo preferito: “Insynthesi”

 

Samuele CYMA– “Sigillata Luce” (Pluma Dischi/Irma Records, 2023)

A partire dalla copertina, la sensazione è quella di abitare caverne fatte di ghiaccio incandescente. Finalmente Cyma pubblica il suo album di debutto: compone un suono che incrocia hyperpop, chitarre tra jazz e post-rock, modulari portati all’estremo e un canto particolarissimo – influenzato dalla tradizione corale antica. Un album che sembra personificare il “Freddo” alla caccia di “Calore”: il racconto di un abbraccio impossibile senza dissoluzione e perdita, un romanzo di formazione che ricalca il periodo in cui i brani sono stati scritti, a cavallo tra post-adolescenza e primi vent’anni.

Pezzo preferito: “Simulacri”

 

Genera – “Active Observation” (Aut Records, 2023)

Sarà la copertina, ma la musica suona proprio come l’emanazione di tre persone che giocano con forme geometriche solide. Se le lanciano a vicenda, le fanno girare tra le dita o rotolare per terra, per poi raccoglierle e lanciarle in aria, le tengono strette nel pugno chiuso o in equilibrio delicato tra un dito e l’altro. Il trio di improvvisazione radicale composto da Luca Venitucci, Ermanno Baron e Dario Miranda pubblica un album che, nonostante sulla carta possa spaventare, in realtà si trasforma in un gioco estremamente godibile e accessibile per tutti.

Pezzo preferito: “Trial and Error”

 

Khalab – “Layers” (Hyperjazz Records, 2023)

Gli strati promessi dal titolo sono mantenuti nella musica. L’ultimo lavoro dell’identità artistica di Raffaele Costantino pesca a piene mani da mondi sonori che spesso è stato lui per primo a spingere e diffondere in Italia . Un album che non esisterebbe senza l’orchestrazione di collaborazioni d’eccezione: Tenderlonious, Tamar Osborne, Cristiano Crisci (Clap! Clap!), Yazz Ahmed, Tommaso Cappellato e Joshua Idehen – oltre a Dj Knuf, partner storico nella produzione di tutti i dischi di Costantino. Collaborazioni che spingono per altro sempre di meno sulla dimensione club e molto di più sulla ricerca di una qualità trascendentale, sciamanica e ipnotizzante.

Pezzo preferito: “Drone Ra”

 

Mad Rollers – “Dog Meat” (Time To Kill Records, 2023)

Rock’n’roll is dead, long live rock’n’roll! Un lato A/B vecchia scuola fatto di birra rancida, sfrontatezza e sei corde sguaiate ma precise. Insomma, hard rock senza tempo.

Pezzo preferito: “Dog Meat/We Are Back”

 

Mantenna (Dozzy + Di Trapani) – “The Black Sphere” (Mantenna, 2023)

Un esperimento dal vivo – registrato al fu Klang- di due ostinati e veterani sperimentatori innamorati del suono. Improvvisazioni libere senza strutture pregresse e con strumentazioni sulle quali nessuno dei due aveva mai messo le mani prima. Una lettera d’amore al suono elettronico d’annata, quello fatto di oscillatori e onde sonore quasi fisicamente tangibili.

Pezzo preferito:”Excerpt 05″

https://boomkat.com/products/the-black-sphere

 

McCorman – “A Page Is Turned | A Mountain Collapses | A Guy Leaves” (Kohlhaas, 2023)

Sembra quasi che la volontà di Stefano Calderano, Nicholas Remondino e Francesco Panconesi sia quella di allargare le maglie dei suoni acustici dei rispettivi strumenti, di modo tale da sovrapporle e formare una cortina di suono allo stesso tempo leggera e spessa. Sicuramente indefinibile, se non come improvvisazione libera e radicale: un controfuoco sonoro che allarga così tanto l’inquadratura da finire per scomporre le forme, restituendo un suono pixelato, quasi digitale. Brevi cartoline astratte da sfogliare.

Pezzo preferito: “respiro//”

 

Miriam Fornari – “MORA” (Onyx Dischi, 2023)

Sono le atmosfere rarefatte e commoventi dell’alba tra le montagne quelle che si aggirano come vapore acqueo tra i brani di questo disco. La voce della cantante e pianista ondeggia tra glitch elettronici e non-strutture digitali eteree; sorrette dal suono acustico del suo strumento d’elezione, sempre nitidissimo e pronto a farci da lumicino nella nebbia. Tra code post-rock, jazz di stampo europeo e slanci cantautorali, è un bell’album intimo e dall’appeal potenzialmente internazionale. Anche grazie all’eccezionale lavoro estetico (tra copertina e cortometraggio) entrambi a cura della romanissima Agnese Zingaretti.

Pezzo preferito: “Samsara”

 

Ping Pong – “Ping Pong” (Raw Culture, 2023)

Un disco che finalmente risponde all’annosa domanda: qual è la migliore colonna sonora possibile per seguire una partita di ping pong tra koreani? La risposta era perfino banale. Ovviamente, infatti, tra un rimbalzo e l’altro l’aria si deve riempire di improvvisazioni libere tra kraut, elettronica tape, droni sibilanti a metà tra zanzare e macchine da corsa, new wave e groove uroborici. Andrea Renzini e Stefano Passini festeggiano i sette anni di Raw Culture con un disco che sprofonda l’ascoltatore in un’umida ipnosi agonistica.

Pezzo preferito: “Zilch”

 

 

Phorminx – “Phorminx” (Record Y, 2023)

Poche formazioni sono più classiche di quella del trio chitarra, basso e batteria, dai power-trio rock al jazz e tutto ciò che c’è di mezzo. Proprio in quella terra di nessuno piena di possibilità vive il progetto capitanato da Ruggero Fornari – fratello di Miriam, settimane belle piene in famiglia! La sua chitarra trascina la batteria di Lorenzo Brilli e il basso di Alessandro Cianfaroni attraverso brani in cui melodico e ritmico si intrecciano anche grazie all’aiuto del quarto componente non ufficiale: l’elettronica che permea il tutto, rendendolo organico.

Pezzo preferito: “Rose Quartz Animal”

 

Salò @ NFQ (Milano, 14/6/2019, foto di Alma Libera)

Salò – “Salò” (Kuboraum Editions, 2023)

Prendi l’immaginario decadente dell’aristocrazia romana, mettilo in una lavatrice con psichedelici vari, corde di chitarra, la residenza a Roma Est, cassette post-punk e montagne di riverbero e delay. Finita la centrifuga ecco che dall’oblò escono queste figure senza volto in tutina aderente e denti aguzzi. Folletti dispettosi, imbracciano gli strumenti suonando come se scottassero. Ecco il sabba improvvisato dei Salò: esercitato dal vivo in lungo e largo per la Penisola e ora, per la prima volta, fissato in una registrazione.

Pezzo preferito: “La Febbre”

 

tellKujira – tellKujira (Superpang, 2023)

Una band rock in forma di quartetto classico. Il progetto tutto corde (due chitarre elettriche con effetti al posto dei violini, violoncello e viola) di Ambra Chiara Michelangeli, Francesco Diodati, Francesco Guerri, e Stefano Calderano è un’esperienza d’ascolto stimolante ed esigente. Un viaggio mutaforma, che richiede all’ascoltatore di prendere in considerazione i silenzi e i fruscii tanto quanto le note emesse. Il progetto infatti vive il suo apice immersivo dal vivo, dove possiamo veramente sentire le diverse casse di risonanza parlare fra di loro: l’elettricità delle chitarre infilarsi esplodendo nelle buche degli strumenti acustici, le frequenze di questi ultimi essere riprese dai pick up magnetici per un segnale audio da inviare direttamente nell’abisso di una galassia lontana. Avanguardia pura.

Pezzo preferito: “Interior Sketch”