Una delle scene cult della saga di Sissi vede Romy Schneider affacciarsi al palco della Scala accolta dal coro rivoluzionario del Nabucco, cantato insieme all’orchestra dall’intera platea affollata di camerieri e servitori mandati all’opera dall’aristocrazia lombarda in segno di sfregio. Romy divina osserva le grasse pance degli astanti e i volgari belletti, e alla fine applaude, lasciando tutti di stucco. Tutti gli spettatori del film tifano immancabilmente per lei, più libera di qualsiasi rivoluzionario, icona affettuosa e irriverente che riunisce in sé armonia e ribellione.
Tutto questo è molto kitsch, naturalmente, ma è il riflesso di una nostalgia per i bei vecchi tempi regolati dallo spirito mitteleuropeo che alligna non soltanto tra gli europeisti terrorizzati dal sovranismo del governo, ma anche in quell’immaginario collettivo della “bella Milano” generato dal turismo: certo, dopo l’EXPO 2015 la città è venuta alla ribalta con i suoi nuovi grattacieli, ma i must per i turisti, oltre all’Ultima Cena di Leonardo e al Castello Sforzesco, restano La Scala, Palazzo Reale, la Villa Reale di Monza (concepita per l’arciduca Ferdinando d’Asburgo), il Palazzo Belgioioso, i Giardini di Porta Venezia, e moltissime altre ville e facciate neoclassiche le cui nobili proporzioni sono diventate il paradigma dell’eleganza milanese.
Tutte creature di Giuseppe Piermarini, l’«Imperial Regio Architetto» al servizio degli Asburgo.