Ad could not be loaded.

La Marsiglia weird tra hip-hop, free party e post-rave

Tra Belsunce e Canebière-Cours Juliene: dal melting pot festaiolo di Twerkistan alle notti bollenti di Metaphore Collectif e Moesha 13

Scritto da Giulio Pecci il 17 settembre 2023

«Marsiglia, spalancata come un ventaglio enorme cosparso di colori violenti, si offriva allo splendore del sole di mezzogiorno, come una febbre che consumava i sensi, seduttiva e repellente, pieno dello sfarzo inarrestabile di navi e uomini. Magnifico Approdo Mediterraneo. Porto dei sogni degli incubi dei lupi di mare. Porto per il piacere dei vagabondi, con la sua diga incantata. Porto di navi innumerevoli, che uscivano, entravano rombando, galleggiavano alla fonda, benedicevano la città con il loro affannarsi sudato e davano di che vivere a operai e padroni, ambulanti e prostitute, papponi e mendicanti. Porto dell’affascinante, minacciosa e turbolenta Quayside, contro la quale la feccia densa della vita spumeggia e ribolle e si frange in uno sciroppo di passione e desiderio.»

Marsiglia fa vacillare tutti.

Si dice che il modo migliore per capire Marsiglia sia quello di arrivarci dal mare. E allora rubiamo le parole di Claude McCkay in Romance in Marseille (romanzo scritto nel 1929 ma pubblicato solo nel 2020) per iniziare a parlarne, per arrivarci dal mare con l’immaginazione. L’autore afroamericano, pilastro dell’Harlem Reinassence, ha frequentato la città francese con costanza e ne ha dipinto con maestria i colori e gli umori, le luci e le ombre. È interessante notare come nel libro lo splendido lirismo usato nella descrizione dell’arrivo in città sia praticamente irrintracciabile altrove: domina invece uno stile volutamente crudo, spezzato, quasi freddo. Marsiglia fa vacillare tutti. Ci rende allo stesso tempo dimentichi e presenti a noi stessi. È l’effetto dell’abbraccio cui costringe, di quelli che a scioglierli ci si strappa dei pezzi di dosso e allo stesso tempo se ne trova di nuovi rimasti incollati. Insomma ci trasforma in poeti. Può sembrare tutta retorica, ma non lo è: parliamo di un luogo unico, che vive di contrasti violenti, di bellezza brutale e dolcissima.

A Marsiglia ci siamo stati: abbiamo parlato con persone diversissime e soprattutto ascoltato musica di ogni tipo. Nella città mediterranea a farla da padrone è il rap, con una tradizione e un presente con pochi eguali al mondo. Accanto a questo si intrecciano tutte le influenze del bacino Mediterraneo e ovviamente quelle contemporanee versante USA e UK. Insomma a Marsiglia esistono tante micro scene musicali, sulla carta lontanissime tra loro. Spesso invece in mezzo ai vicoli della città suoni e persone si rincorrono e si trovano, anche solo per un momento, anche (forse soprattutto) non piacendosi del tutto ma comunque confrontandosi con rispetto, assorbendo l’uno un po’ dell’altro.

Il rispetto è dovuto, necessario e imprescindibile. Senza di esso quel movimento dentro e fuori, quel ribollio costante di culture che da centinaia di anni entrano e si integrano nel tessuto sempre più ricco e complesso della città sarebbe impossibile anche solo da immaginare. Una volta che si è entrati nel porto si diventa Marsigliesi, poi tutto il resto. È una rivendicazione costante, uno stato d’animo e un modo di concepire la vita. A Marsiglia anche se sei nato in città, i tuoi genitori o nonni sono Algerini, Italiani, Comoriani, Marocchini, Corsi. Come mi ha detto chiaccherando l’amico Marco, di genitori italiani ma cresciuto a Nizza e da più di un decennio trapiantato a Marsiglia: «io non sono francese, sono Marsigliese».

Alla fine dello scorso Giugno abbiamo iniziato a esplorare Marsiglia anche a Milano. Nel giardino della Triennale, per gli appuntamenti di Club Zero, abbiamo portato il quartiere Belsunce: “Coincés entre la gare et le Vieux Port” all’angolo tra la stazione e il Porto Vecchio, come rappava Bouga una ventina d’anni fa nella sua hit “Belsunce Breakdown“. Ovvero tra il centro e l’inizio della periferia: un ecosistema complesso che raccoglie perfettamente lo spirito di Marsiglia. Un quartiere fatto di strada, comunità, mescolanza umana e culturale; in cui le influenze del Nord Africa si mescolano a quelle Medio-Orientali ed Europee, trovando sfogo in un melting pot unico. Abbiamo invitato Twerkistan: un collettivo dal “DNA plurale, creativo e festoso” composto da dj, ballerini e performer che incrociano l’elettricità dei sound system jamaicani alla fluidità del clubbing contemporaneo. Con loro c’era un altro progetto nato e cresciuto nel quartiere, Shabba! Radio: web radio indipendente ed eclettica. Una vera e propria mappatura del complesso e ricchissimo tessuto culturale di Marsiglia – di ieri, oggi e domani. Non è finita perché nel mezzo c’è stato anche spazio per lo showcase di Climako, giovane MC discendente diretto dell’incredibile tradizione di rap marsigliese.

Metaphore Collectif: la ricca tradizione free party e rave francese in chiave contemporanea.

Alle porte di HYPERLOCAL FESTIVAL esploriamo un’altra zona che pullula di vita, soprattutto di notte. Canebière-Cours Juliene sono due dei punti nevralgici della città – praticamente una cosa sola essendo naturalmente portati a intrecciarsi topograficamente e umanamente. La Canebière è la strada principale della Marsiglia antica, che parte dal mitologico Porto Vecchio e sale su fin dentro il cuore della città. Su quest’asse si aggira Moesha 13: producer e dj di origini Maliane che tra produzioni e set mescola i generi della città più devoti al clubbing – dall’onnipresente hip-hop francese, passando per reggaeton, hardcore, R&B. I suoi resident show su NTS e Lyl Radio rivelano un gusto vasto e con un solo obiettivo: quello di farci dimenticare le etichette di genere, focalizzandoci solo sulla liberazione del corpo a colpi di casse e synth bollenti. Per noi quindi, la sera di Sabato 23, si avventurerà in una performance ibrida, tra live e dj set. La promessa è quella di intrecciare tutte le influenze che attraversano la sua musica e soprattutto di farvi assaggiare un boccone della Marsiglia più weird, capace di intrecciare passato e futuro in un collage mostruosamente irresistibile stile Mary Shelley.

Se parliamo del lato più sperimentale e fluido della città è impossibile non citare Metaphore Collectif. Un appuntamento irrinunciabile in quel di Marsiglia, che interpreta la ricca tradizione free party e rave francese in chiave contemporanea: nottate magiche, che riescono a tenere insieme il brivido per l’ignoto e un comfort eccezionale di sicurezza e vivibilità per chiunque voglia parteciparvi con rispetto. In rappresentanza del progetto (che conta anche un’etichetta musicale e una residenza su Lyl Radio) due dei suoi agitatori principali: guerre maladie famine e Shlagga. I due vivono attivamente Cours Juliene, quello che oggi è il principale quartiere notturno di Marsiglia. Solo fino a qualche anno fa la zona era semidesertica dopo il tramonto, sede della principale piazza di spaccio della città (la Plaine); oggi è una zona che si è riappropriata della notte e permette a tutti di viverla con benessere. L’area pullula di locali di ogni dimensione e tipologia che spesso montano il proprio impianto audio direttamente sulla strada: camminarci in mezzo significa essere invasi da un’ondata di stimoli sensoriali, che vanno avanti fino alle prime luci dell’alba. Per venire incontro all’habitat naturale dei due dj della squadra Metaphore, li troverete ad animare il nostro after di Sabato 23, al Distretto Industriale 4. Aspettatevi cannonate di post-rave music con uno stile tutto personale.

 

Insomma citando quello che è stato il principale cantore di questa splendida città, Jean Claude Izzo: «Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide».

Sabato 23 avrete la possibilità di condividere con noi un frammento della bellezza di Marsiglia grazie alle incursioni da Canebière-Cours Juliene di Moesha 13, nella Corte del palazzo di Via Sile, e Metaphore Collectif all’Aftershow ufficiale al Distretto Industriale 4.