Senza scomodare egiziani, celti, nativi e crociati che già conoscevano la pratica di tatuarsi simboli sul corpo millenni or sono, quello che più ci interessa è capire come il tatuaggio – nella sua versione moderna e poi contemporanea – abbia avuto il suo corso superando guerre mondiali e crisi di ogni genere. Non parliamo certo dei tribalini o di altre misere espressioni di questa arte, quando si parla di tatuaggi, per molti, non c’è altro Dio al di fuori dello stile Old School. Il tradizionale, per dirla come mangiamo, che deriva direttamente dai tatuaggi di tradizione marinara che venivano fatti con macchinette rudimentali agli inizi del Novecento. Se oggi passeggiando vedete solo ancore, vascelli, donne sognanti e rondini, c’è un perché che viene da lontano. Per la precisione è utile ricordare un certo Norman Collins, un signore con capelli bianchi e pelle tatuata senza pietà, conosciuto meglio con il suo pseudonimo Sailor Jerry.
Un Dio per molti, il cui nome non deve essere mai nominato invano, pioniere dell’arte tradizionale del tattoo, fu il primo a unire con estrema maestria l’iconografia folkloristica americana con la delicatezza dell’illustrazione giapponese, dando vita ad uno stile imprescindibile (e sicuro) per chiunque si affacciava alla pratica e alla cultura del tatuaggio. Sviluppa tecnica, teorizza le minime pratiche di sicurezza e igiene – che all’epoca erano veramente scarse – e inconsapevolmente diventa icona senza tempo. Il tatuatore marinaio, come molti lo hanno definito, viaggiò per l’Asia dove venne influenzato dall’iconografia del luogo per poi tornare sul Pacifico, nelle isole Hawaii, dove aprì il proprio storico studio.
La seconda guerra mondiale impazzava e lui iniziò a tatuare centinaia di soldati che con orgoglio sfoggiavano bandiere a stelle e strisce, aquile e pin-up. Tratti netti, colori intensi, bordature marcate, simbolismi, richiami nautici e militari: lo stile di Sailor Jerry cominciò a diventare talmente popolare e imitato che l’artista dovette inserire in calce ad ogni suo flash-sheet, ovvero le tavole con i propri lavori, la dicitura “True Sailor Jerry”. Il mito cresce e diventa vera e propria religione per i tatuatori degli anni 60 e 70 che nell’emulazione vanno oltre e perfezionano sempre di più il tatuaggio Old School. Dall’America all’Europa il passo è breve e se oggi ancora vive questo stile in maniera così vivida e tangibile – vedi alla voce hipster che hanno riportato alla ribalta questo tatuaggio – è anche grazie a queste persone.
A Milano tra i migliori interpreti di questo stile troviamo il sempreverde e inimitabile Stizzo dello studio Best of Times. Un vero fuoriclasse di questo genere. Lo stile traditional supera la prova del tempo e arriva fino a noi in grande forma, senza sentire il peso degli anni. Alla faccia di chi dice che non sia arte.