Mai miart è stata così bagnata fradicia come quest’anno, il che forse rallegra quelli del Salone che sperano che le cataratte li risparmino per la settimana dopo.
L’edizione, sempre a cura di Alessandro Rabottini, conferma le sezioni dell’anno scorso e molti, ma non tutti i curatori: infatti Object, la sezione che mostra la parte più artistica del design, non è più a cura di Domitilla Dardi, ma del londinese Hugo Macdonald. Qui vedremo molti radical, da Sottsass (Luisa delle Piane) a Nanda Vigo da Erastudio, a Superstudio da Nero, che evidentemente si vendono bene in questo periodo.
Alberto Salvadori cura la sezione Established Master, dove spunta l’altro radical Gianni Pettena da Bonelli, e la Decades, dove ogni galleria rappresenta un decennio con un artista: Jo Spence (anni 90 per Richard Saltoun), Jonas Mekas (anni 80 per Apalazzo), giù fino a Turcato portato da Spazia per i 60 e Prampolini per i 40.
Nella sezione On Demand, curata da Oda Albera, gli artisti faranno opere site-specific, come Zielony per Lia Rumma, già presente nella bellissima mostra negli spazi della galleria, Francesco Arena per Raffaella Cortese, Teresa Margolles per Peter Kilchmann, anche lei contemporaneamente in mostra al Pac, ed Eva Kot’átková, al Pirelli Hangar Bicocca da febbraio.
Tobias Zielony - Maskirovka
Teresa Margolles - Ya Basta Hijos De Puta
Eva Kot'átková - “The Dream Machine is Asleep”
Lorenzo Benedetti cura la sezione Generations, fondata sul confronto intergenerazionale, con coppie come Sterling Ruby (rapppresentato da Gagosian) e Alberto Burri (Mazzoleni) oppure Jochen Lempert (Galeria ProjectSD) vs Linda Fregni Nagler (De Cardenas e Vistamare Studio, lo spin off che ha appena inaugurato a Milano della galleria di Pescara, direzione Benedetta Spalletti e Ludovica Busiri Vici), o ancora Jarbas Lopes (A gentil Carioca) e Tomás Saraceno (Andersen’s Contemporary).
Infine i giovani: naturalmente nella sezione Emergent a cura di Attilia Fattori Franchini, 20 gallerie tra cui le italiane Clima, Galleriapiù, Doppelgaenger, Acappella, Ribot, Spazio Veda e begli spazi internazionali.
Tra i talk, organizzati come sempre in collaborazione con In Between Art Film di Beatrice Bulgari e curata da Fatos Üstek, ne raccomandiamo tre in particolare:
-quello tra Jeremy Deller, autore dello Stonhenge gonfiabile (Sacrilege) in scala 1:1 (e che forse possiamo ritenere responsabile per la pioggia) nel Parco Citylife per la Fondazione Trussardi, e il suo curatore Massimiliano Gioni: venerdì 13 aprile alle 12.30.
-quello su Manifesta 12, che si terrà a Palermo durante l’estate, con Hedwig Fijen, direttrice di Manifesta, Ippolito Pestellini Laparelli, partner di OMA e mediatore di Manifesta, e Mirjam Varadinis, anche lei mediatrice creativa di Manifesta, moderato da Paola Nicolin. Sabato 14 alle 12.30.
-Quello di Walid Raad con Sofia Hernandez Chong Cuy, direttrice del Witte de With. Sabato alle 18.
E ora passiamo alle mostre fuori dalla fiera: anche se la torre della Fondazione Prada inaugura solo per il Salone, vale sicuramente la pena di vedere la mostra sull’arte durante il fascismo a cura di Celant, per rivedere senza farsi illusioni quanto gli artisti del Ventennio fossero molto più entusiasti del regime di quanto poi le storie ci abbiano fatto credere.
Il grande Jimmie Durham ci ha fatto l’onore di manifestarsi a Milano e merita una visita, alla fondazione Pini. Noi abbiamo anche intervistato la curatrice della mostra, Gabi Scardi, così come abbiamo intervistato Luca Cerizza, curatore insieme a Zasha Colah del progetto ASILO nell’ex scuola Montessori di via Porpora, e Alice Ronchi, in mostra da Francesca Minini.