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La destrezza di una scherma che non può indietreggiare

Spada, sciabola e fioretto in pedana: gli schermisti della Bebe Vio Academy

Scritto da Laura Antonella Carli il 13 maggio 2022
Aggiornato il 11 maggio 2022

Foto di Lawlup

Negli ultimi anni la popolarità di Bebe Vio ha sicuramente contribuito ad accrescere la fama della scherma. Tuttavia, data l’attrezzatura specifica che richiede, non è facile per dei ragazzi che stanno cercando il proprio sport del cuore sperimentare questa disciplina senza rivolgersi a una specifica società sportiva. La Bebe Vio Academy offre questa opportunità a tutti i ragazzi, con e senza disabilità! Si tratta del progetto di avviamento sportivo per ragazzi e ragazze dai 6 ai 18 anni pensato dalla nota fiorettista in collaborazione con Nike e gestito dall’Associazione art4sport. L’idea è far sperimentare a ragazzi con disabilità e senza cinque discipline sportive: atletica paralimpica, sitting volley, calcio amputati, basket e scherma in carrozzina con lo scopo di rendere lo sport inclusivo e accessibile a tutti. Giovanni, che lavora come stagista proprio all’Academy, conferma l’importanza dell’avviamento sportivo: “Il calcio in Italia è molto conosciuto e praticato, mi ha colpito però vedere come tanti ragazzi, avendone la possibilità, finiscano per appassionarsi anche al basket o alla scherma, uno sport che raramente si ha l’opportunità di vedere e provare”.

Foto di Lawlup

Il successo della scherma presso la BVA è confermato anche da Leonardo Dandolo, coach dell’Academy. I coach Dandolo e Lorenzo Radice provengono dall’Accademia Scherma Milano mentre Ginevra Rovato, la terza allenatrice di scherma, è del Circolo Spada Mangiarotti. L’integrazione con importanti società della zona è fondamentale per il progetto di avviamento sportivo, perché permette ai ragazzi che desiderano proseguire il percorso di continuare in società specializzata per affinare la propria tecnica e magari approdare all’agonismo. Non a caso alcuni ragazzi della BVA hanno già attirato l’attenzione dei coach. “Molti hanno buone possibilità. “Io e Bebe li abbiamo guardati in azione, ci siamo guardate e ci siamo dette: ‘Qualcuno potrebbe essere già pronto a proseguire in una delle nostre società!’”.

La scherma in carrozzina richiede una prontezza addirittura maggiore: non è possibile indietreggiare.

Come altri sport paralimpici, la scherma in carrozzina nasce per favorire la riabilitazione dei veterani della II Guerra Mondiale con lesioni al midollo spinale. La scherma è uno sport che richiede riflessi rapidi e grande reattività e la scherma in carrozzina non solo non fa eccezione, ma richiede una prontezza nel parare i colpi anche maggiore, dato che non è possibile indietreggiare usando le gambe. Secondo Ginevra i ragazzi si sono adattati molto bene. “Si è trattato di fornire loro i rudimenti dello sport e di portare sulla carrozzina chi normalmente non la usa, ma in breve tempo hanno imparato tutti a sfruttare le risorse della parte superiore del corpo. Fanno assalti, segnano punti… si divertono moltissimo!”.

Oltre alla scherma in carrozzina, la BVA si occupa di far scoprire questo sport anche ai ragazzi con disabilità visive. “Stiamo seguendo tre bambini non vedenti che adorano la scherma” spiega Leonardo Dandolo: “notare quanto si divertono è davvero gratificante”. Per i non vedenti si utilizza una pedana particolare e alcuni ragazzi preferiscono muoversi a piedi nudi, per un contatto migliore. “La differenza più grande sia con la scherma tradizionale che con quella in carrozzina è che i non vedenti possono gareggiare solo con la spada”, spiega il coach Lorenzo Radice “perché a differenza del fioretto e della sciabola consente che il punto sia valido qualunque parte del corpo dell’avversario si tocchi”.

“Il palazzetto del Centro Sportivo Iseo è funzionale, spazioso, con tutte le attrezzature necessarie”, racconta Dandolo spiegando la dinamica degli allenamenti: “Dopo un iniziale momento ‘conviviale’ in cui si fa riscaldamento tutti insieme, ci si divide in gruppi per concentrarsi sulle varie discipline”. Gli sport si lottizzano lo spazio del palazzetto come isolette autonome ma che non rinunciano a comunicare tra loro. Capita che i gruppi interagiscano: una palla che finisce nell’area della scherma, un ragazzino che vuole salutare il compagno impegnato in un altro gioco… ma tutto questo, a detta dei coach, non genera caos, anzi!

Foto di Lawlup

“La nostra strategia per gestire un gruppo così eterogeneo è diversificare le attività, con momenti più tecnici e altri più ludici”, dice Dandolo: “Alla fine l’impressione è che tutto funzioni, anche grazie a un ambiente che più che giovane – non tutti lo siamo anagraficamente – è comunque giovanile, perché tutti ci mettiamo in gioco, ci divertiamo e torniamo un po’ bambini per interagire al meglio con i ragazzi”. “È anche bello vedere i bambini che si gestiscono tra loro, tra coetanei, senza avere sempre bisogno dell’intervento degli adulti” aggiunge Rovato: “Gli adulti sono sempre a disposizione e danno indicazioni ma è importante che gli allievi trovino un loro equilibrio. E ci riescono! In genere con enorme facilità. Senza rinunciare alla competizione si aiutano moltissimo tra loro e anche per i ragazzi senza disabilità è un’occasione importante per capire quanto possono dare e quanto possono ricevere”.

«Il tuo punto debole può diventare la cosa di cui vai più fiero.»

Lo sport come viatico per costruire il proprio equilibrio psicofisico senza rinunciare alla grinta della competizione è stato affrontato anche da Vittoria Bianco, medaglia d’oro nel nuoto paralimpico, tra gli atleti presenti all’inaugurazione della Bebe Vio Academy al Centro Sportivo Iseo. Insieme a lei, altri volti di Fly2Tokyo come Edoardo Giordan, Emanuele Lambertini, Lorenzo Marcantognini e Riccardo Bagaini. Oltre ad altri atleti come Alice Volpi, Davide Re e Martin Castrogiovanni, che si sono messi in gioco sperimentando le varie discipline insieme ai ragazzi. “Ho iniziato a nuotare a 6 anni e a 10 sono entrata a far parte di una squadra agonistica” ha raccontato Vittoria: “Ho sempre nuotato, a parte i 3 anni e mezzo di malattia, durante i quali sono stata costretta a fermarmi. Amputare la gamba è stata una mia decisione: era diventata inutile e dopo 6 mesi allettata, senza autonomia, volevo solo chiudere quel capitolo e ricominciare. E per riprendere la mia vita normale, ho deciso di ripartire dalla cosa che mi è sempre riuscita meglio, e sono subito tornata in acqua”.

Foto di Lawlup

In pratica, come dice anche Bebe Vio, “Il tuo punto debole può diventare la cosa di cui vai più fiero”, e questo è un concetto che nella BVA trova massima realizzazione grazie allo spirito inclusivo che ne guida ogni attività. Non c’è pratica potenzialmente più inclusiva dello sport e l’Academy lo dimostra: ragazzi e ragazze, con disabilità e non, che giocano e si allenano insieme esprimendo ognuno il proprio potenziale.

 

La seconda sessione di allenamenti andrà da marzo a fine maggioQui è possibile inviare la richiesta di iscrizione alla sessione di settembre, mentre per ulteriori informazioni: bebevioacademy@art4sport.org