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Il sitting volley alla Bebe Vio Academy

Capita di convincersi di avere dei limiti, quando in realtà è soltanto una questione di provarci.

Scritto da Laura Antonella Carli il 8 aprile 2022

Foto di LawLup

Dall’inaugurazione della Bebe Vio Academy abbiamo seguito gli allenamenti con i ragazzi, i bambini, incontrato i coach, i trainee e gli studenti. Volevamo capire di cosa si trattasse, di come lo sport potesse fare della competitività una comunità coesa, di come l’allenamento, i riflessi, la velocità e la fatica potessero diventare stimoli concreti per compiere qualcosa che prima non si credeva di poter fare. Abbiamo deciso di raccontarvi, allenamento per allenamento, cosa succede nelle discipline paralimpiche che vengono coltivate tra il Bicocca Stadium e il Centro Sportivo Iseo: ateltica, calcio, scherma, sitting volley e basket in carrozzina. Ci siamo andati, li abbiamo conosciuti tutti, e ci abbiamo anche giocato. Qui il primo episodio del nostro viaggio assieme alla Bebe Vio Academy, tra giovani atleti, coach e volontari nelle discipline paralimpiche.

Sono passati più di sei mesi dal 26 ottobre, giorno dell’inaugurazione della Bebe Vio Academy, il nuovo progetto di avviamento allo sport pensato da Bebe Vio in collaborazione con Nike e gestito da art4sport Onlus, l’associazione nata nel 2009 per volontà della fiorettista e della sua famiglia per promuovere lo sport come strumento di integrazione sociale e realizzazione personale.

Nonostante la pandemia e le restrizioni, il primo gruppo di 30 ragazzi con e senza disabilità è riuscito a portare avanti il proprio percorso nelle 5 discipline previste: atletica, calcio amputati, scherma, sitting volley e basket su sedia a rotelle. Due volte al mese i ragazzi si incontrano presso il Bicocca Stadium, vicino all’università, ma il luogo principale degli allenamenti è il Centro Sportivo Iseo, a Milano Nord, tra i quartieri di Affori e Niguarda. Questo spazio ha una storia molto particolare: costruito nel 1965, nel 2011 è stato chiuso a causa di un incendio doloso e quando nel 2015 ha riaperto, tutto rinnovato e con una nuova capienza di 648 posti a sedere, all’inaugurazione hanno partecipato 200 atleti con disabilità. Non sorprende quindi che proprio questa struttura sia stata scelta per ospitare la Bebe Vio Academy.

Poche cose danno più gioia e soddisfazione di riuscire a cimentarsi in qualcosa che non si credeva di poter fare.

Fino agli anni ‘90, la tendenza era di insegnare ai ragazzi con disabilità fisiche a puntare a una realizzazione intellettuale, scommettendo poco sull’utilizzo del proprio corpo. Con gli anni invece ci si è resi conto che fisico e mente possono e devono andare di pari passo, e che sottovalutare la sfera del movimento e il suo impatto sulla salute era un approccio limitante e poco efficace. Oggi la prospettiva è cambiata, infatti si contano ben 28 Federazioni Sportive Nazionali Paralimpiche e gli sport praticati alle Paralimpiadi sono passati dagli 8 negli anni ‘60 ai 23 nel 2016. D’altra parte il movimento svolge un ruolo cruciale nel migliorare la qualità di vita di ognuno, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione fisica. Lo sport aiuta ad avere maggiore consapevolezza del proprio corpo, e non solo dei suoi limiti, ma anche delle sue potenzialità e inaspettate risorse. Inoltre, prendere coscienza della propria fisicità aiuta anche ad avvicinarsi agli altri. Per le persone con disabilità, in particolare, l’attività fisica offre molti possibili vantaggi fisici, cognitivi e psicologici. Oltre agli ovvi benefici in termini di equilibrio e a potenziamento del tono muscolare – e oltre a essere fondamentale in un eventuale percorso riabilitativo – lo sport è uno strumento efficacissimo per rafforzare l’autostima perché aiuta a sviluppare maggior consapovelzza del proprio corpo, autonomia e fiducia nelle proprie potenzialità. Poche cose danno più gioia e soddisfazione di riuscire a cimentarsi in qualcosa che non si credeva di poter fare!

Come spiegano gli allenatori di basket in carrozzina, Marco Tomba e Carlo Orsi, molti ragazzi arrivano all’Academy non ancora consapevoli delle proprie possibilità, convinti di avere più limiti di quanti ne hanno effettivamente. Diventa quindi molto importante mostrare loro che possono essere molto più versatili di quanto immaginano: “Vieni in palestra, prendi una palla in mano, se ti piace continui, se non ti piace almeno sai comunque che esiste lo sport paralimpico e che puoi praticarlo”. Per i ragazzi giovani, inoltre, la pratica sportiva è molto importante perché aiuta l’inserimento in un contesto sociale molto variegato. Sono parecchie le relazioni umane che si instaurano: si entra in contatto con i coach, con i compagni di squadra e con gli avversari. I ragazzi sperimentano dunque una vasta gamma di emozioni, imparano a gestire piccoli conflitti, a porsi correttamente nei confronti degli altri e a superare sfide sempre nuove. Imparano a fare progetti comuni in vista di una vittoria.

In quest’ottica, il sitting volley ha una particolarità: per praticarlo non servono ausili speciali.

Nel caso della Bebe Vio Academy, poi, la gamma di rapporti è ancora più varia se si pensa che il gruppo di giovani atleti comprende ragazzi di età diverse, sia maschi che femmine, con disabilità e senza. In quest’ottica di grande inclusione, il sitting volley ha una particolarità: per praticarlo non servono ausili speciali, quindi è molto semplice da organizzare ed è adatto a tante categorie diverse di disabilità, oltre che alle persone non disabili. In pratica, è la pallavolo giocata stando seduti sul pavimento, con il campo più piccolo e con la rete più bassa. La regola fondamentale è che, al momento di toccare la palla, il giocatore deve mantenere il contatto col pavimento con una qualsiasi parte del busto (normalmente, almeno una natica). Inventato nei Paesi Bassi nel 1956, questo sport differisce dalla pallavolo tradizionale per davvero poche regole, che per lo più vengono dalla pallavolo classica ma sono state modificate negli anni dalla FIVB (Fédération Internationale de Volleyball). Per esempio nel sitting è ancora possibile murare e attaccare la battuta avversaria ed è mantenuta la cosiddetta “palla contesa”, abolita nell’indoor dal 2015.

Negli ultimi due anni le occasioni per incontrarsi e fare comunità sono scarseggiate e i ragazzi hanno maturato tanta energia che hanno bisogno di sfogare e una grande esigenza di stare in compagnia e sperimentare nuove dinamiche sociali. Ritrovarsi insieme a fare sport è il modo migliore per dare sfogo a queste urgenze. E questo vale per i bambini con disabilità, che ancor di più, in periodi di vita sociale ristretta, rischiano di sentirsi isolati, ma vale anche per i ragazzi senza disabilità. Proprio Bebe Vio, in un articolo sulla Gazzetta dello Sport, ci tiene a spiegare quanto la sua accademia sia una grossa opportunità anche per loro, e lo fa parlando ai genitori: “Innanzitutto potranno provare diversi sport gratuitamente per un po’ di mesi (calcio, basket, pallavolo, atletica e scherma: quando vi ricapita un’occasione simile?), così da capire le vere passioni di vostro figlio. Ma soprattutto perché fare sport integrato è un grande insegnamento per i vostri bimbi.”

La seconda sessione di allenamenti andrà da marzo a fine maggioQui è possibile inviare la richiesta di iscrizione alla sessione di settembre, mentre per ulteriori informazioni: bebevioacademy@art4sport.org