Abbiamo intervistato Anniina Koivu, super-curatrice che per l’edizione del SuperSalone di questo settembre 2021 ha messo in piedi The Lost Graduation Show, una grande mostra in fiera con i migliori progetti di laurea degli ultimi 18 mesi. Quelli che non sono mai stati esposti a causa della pandemia, ma che spiegano meglio di tanti altri cosa è il design oggi e in che direzione andranno oggetti e materiali – ma soprattutto in che direzione andranno i nostri modi di vivere, che si devono adattare sempre di più, e sempre più velocemente, a cambiamenti epocali.
“un palcoscenico che fa vedere cosa è stato prodotto e in che direzione va il design”
Quest'anno al Fuorisalone non vedremo, come eravamo invece abituati, i quartieri animati dai progetti scolastici delle accademie europee. Ci racconti invece cosa succederà in fiera?
The Lost Graduation Show è partito con un’open call a tutte le scuole di design nel mondo: abbiamo chiesto di mandarci almeno un progetto e massimo dieci tra quelli che sono stati presentati alle tesi dell’ultimo anno e mezzo, lavori di studenti che ora sono bloccati in un limbo nel quale si sono già laureati ma non sono ancora entrati nel mondo del lavoro.
Sono arrivati 400 progetti e ne abbiamo selezionati 170, senza la pretesa di avere in mostra the best of the best of the best, ma con la voglia di presentare un’overview di dove si sta muovendo il design internazionale. Si vedranno quindi lavori provenienti da 5 continenti, 48 scuole, 22 paesi e di circa 200 studenti. È un palcoscenico che fa vedere cosa è stato prodotto e in che direzione va il design, una mostra curata senza stand “promozionali”.
In Italia le scuole di design sono poco abituate ad organizzare i graduation show a fine anno, i progetti degli studenti vengono spesso trattati come qualcosa che “ancora non è design”. Questo diventa quindi uno degli strumenti con i quali l'edizione del SuperSalone prende le distanze dalle designweek di Milano che abbiamo visto finora. É un momento di rottura?
Non sappiamo cosa succederà, ma sicuramente c’è la speranza di innescare dei cambiamenti ed il Salone è generoso nel produrre una mostra del genere in un tessuto fieristico altrimenti completamente commerciale – come è anche giusto che sia. Sarebbe bellissimo che questo fosse l’inizio di un percorso, ma non so se sia una rottura: di questo SuperSalone si dice che sia un rilancio che chiude un capitolo di pausa, in anteprima e preparazione di cosa avverrà ad aprile.
Durante questa “pausa”, è cambiato il ruolo delle scuole di design? E la professione del designer è percepita dagli studenti in maniera diversa rispetto a due anni fa?
Non so esattamente quanto c’entri la pandemia, ma trovo che gli studenti abbiano sempre più visioni e richieste molto precise, in termini di materiali, lavorazioni, sprechi e sostenibilità. Ci si muove in maniera più attenta fin dai primi passaggi, sia nel modo in cui viene sviluppato il progetto sia pensando da subito a come potrà essere riciclato o smaltito – e negli ultimi anni questo atteggiamento è diventato più evidente.
In mostra ci saranno anche molti progetti che parlano del well-being nella vita quotidiana, forse come conseguenza dell’idea di chiusura o di solitudine che si è accentuata nell’ultimo anno e mezzo: sicuramente alcuni studenti si sono ispirati a questa situazione estrema per creare oggetti che veicolano valori positivi piuttosto che solamente funzionali.
Questi progetti hanno la potenza di essere infatti stati sviluppati come ricerche individuali e non come conseguenze di input arrivati da clienti o aziende. La scelta di fare il The Lost Graduation Show in fiera la trovo però molto forte: spiega che quello che si vede nei progetti scolastici è già design, non aspetta che qualche grande produttore lo trasformi in tale. In fiera come si articolerà l'interazione tra questi diversi attori?
La mostra è fisicamente al centro della fiera, tra il padiglione 2 e il 4: chiunque andrà a visitare il SuperSalone vedrà questi progetti. Invece spesso, magari alla fine di visite lunghe ed estenuanti, bisogna fare un passo in più e dire “ok, adesso andiamo a vedere i giovani”, e non solo a Milano ovviamente. In questa mostra i giovani li vedranno tutti, non li si può proprio evitare; forse questa è la cosa più bella, che questi progetti si presentano con coraggio e sicurezza. E poi sappiamo che i produttori più bravi sono sempre incuriositi, vogliono sapere verso dove ci si può muovere, vedere cosa può esistere, cosa non sanno, cosa possono scoprire, e quindi li abbiamo facilitati costruendo una sorta di passerella.
Come sarà l'allestimento?
Xella, produttore internazionale di materiali edili, ci ha messo a disposizione novemila blocchi di cemento naturale che costruiranno un paesaggio molto omogeneo fatto di lunghe “stecche” di altezze e profondità diverse dove appoggiare o appendere i progetti di qualsiasi dimensione. Alla fine dei cinque giorni di mostra, i blocchi torneranno nel ciclo di produzione e verranno riutilizzati. Un allestimento, dunque, che non lascia tracce.
Ci sarà qualche sorpresona?
Beh la sorpresa l’avremo noi dal 31 agosto, quando inizieremo ad aprire i pacchetti che ci stanno arrivando. Finora abbiamo parlato via email, videochiamate, pdf con tutto il mondo, ma cosa ci sarà veramente nella scatola? Al di là di queste incognite la cosa più bella è però che stanno arrivando progetti veramente da molto lontano, da Messico, Indonesia, Giappone, Sud-Corea o Qatar. E una delle ragioni per le quali secondo me non si può più parlare di design scandinavo, design olandese, design italiano è che pur essendo tutti paesi lontani – anche se ovviamente esiste il design locale – i temi alla fine sono gli stessi, le emergenze sono le stesse, le questioni che i ragazzi si pongono sono le stesse e sono quelle che indicano la direzione per il futuro.
* The Lost Graduation Show si tiene a Rho Fiera dal 5 al 10 settembre in concomitanza con il SuperSalone nelle stesse date. In più, durante gli stessi giorni, tutti i progetti vengono pubblicati su instagram con racconti testo e video degli oggetti.