Barbara aka La B Fujiko è la persona che più si sta impegnando per diffondere la cultura del voguing. Da piccola ballava imitando la Cuccarini, poi sono iniziate le lezioni di danza e, come per tante persone che si impegnano e portano avanti la loro passione, a un certo punto si è trovata nel momento giusto al posto giusto. Nel 2008 a New York City si innamorò di voguing e waacking e Barbara, che aveva spaziato dall’hip hop ai club, aveva la formazione perfetta per approcciarsi a queste danze.
Nel 2012 diventò Mother House of Ninja Italy, una qualifica importantissima per il settore e ora, complice anche il fatto che il voguing sta diventando sempre più popolare, è la madrina di questa danza. La potete vedere nei programmi televisivi, negli spot e coinvolta in performance, o la potete incontrare alle lezioni che organizza con il progetto Bballroom. In questa intervista ci racconta la storia di questo ballo, che ha origini serie e profonde: non è solo una danza ma un movimento di gender che vede nelle performance sul dancefloor la sua forma di espressione e libertà migliore.
Milano, tra moda e clubbing, is Burning e il 2 e 3 novembre c’è The Scandalous Ball, la competition voguing più importante d’Italia.
Chi sei? Da dove vieni? Cosa fai? Perché sei qui?
Sono la B. Fujiko, sono nata a Modena, ho viaggiato tanto, ma ora ho base a Milano. Lavoro come ballerina per tv, eventi, video; insegno voguing e waacking in Italia e all’estero (dall’Europa fino all’Asia e la Russia) e organizzo serate e ball di voguing.
Sono qui per presentarvi il mio progetto con Bballroom, ovvero la diffusione del voguing in Italia e soprattutto a Milano.
Come e dove hai iniziato a ballare? Ballavi anche a casa davanti allo specchio?
Ho iniziato a ballare fin da piccolissima, essendo sempre stata molto timida credo che la danza per me abbia rappresentato subito un potente mezzo di comunicazione. A 4 anni ho iniziato con la ginnastica ritmica, ma già prima mi esibivo per casa imitando Lorella Cuccarini.
Dove andavi a ballare prima che il ballo diventasse il tuo lavoro?
Nel corso degli anni ho spaziato parecchio tra generi musicali e ambienti, dal grunge all’hip hop fino all’house e alla disco. Per tanti anni ho vissuto la danza come un dimensione separata dal club, che era più un momento di aggregazione e musica. New York mi ha mostrato come invece sia il club il regno e l’origine di una danza, che lì è quasi più “vera” di quella proposta nelle scuole. Con Bballroom stiamo cercando di fare proprio questo: unire chi si è appassionato al voguing come una danza, che studia e pratica regolarmente nelle scuole e in altre sedi, a chi si appassiona a questo mondo, ci si riconosce e vuole farne parte senza per forza dover diventare un ballerino. Infatti il voguing non nasce nelle scuole di danza, quindi ritengo sia importante cercare di riportarlo nel club per rispettare la sua storia e per la crescita della scena italiana.
Spiega ai profani cos’è il voguing e il waacking?
Il voguing è uno stile di danza nato all’interno delle comunità gay nere e latine della New York degli anni 70 e 80. In un clima sociale e politico fortemente ostile verso le persone omosessuali, e ancora più violento verso le persone transessuali, la scena delle Ballroom che ha dato vita al voguing offriva un luogo di evasione, rifugio e riscatto. All’interno di questo ambiente, si svilupparono strutture para-familiari dette House che diedero sostegno psicologico, logistico ed economico a tantissimi giovani allontanati dalle famiglie d’origine, senza prospettive per il futuro e spesso incapaci di amor proprio. Periodicamente le House organizzavano competizioni di danza, stile e bellezza chiamate Ball, in cui i partecipanti si sfidavano costruendo outfit e performance ispirate al mondo della moda e dei grandi divi, vivendo fantasie irrealizzabili nella vita reale.
Dal 2010 il Voguing iniziò a diffondersi anche in Europa, dove oggi si contano numerosi eventi e workshop dedicati a ballerini e non solo.
L’interesse verso questo stile di danza e la cultura che ne ha dato origine continua a crescere anche in Italia, grazie alla diffusione di video virali su YouTube in cui si vedono i ballerini più famosi della scena dare vita a incredibili contorsionismi, giri velocissimi e spettacolari “cadute a terra”; ma anche a documentari, film e telefilm che ne raccontano la storia, tra gli “Pose” di Ryan Murphy e MyHouse di Viceland.
Il waacking nasce nei club della comunità gay a Los Angeles negli anni 70, nell’era della musica disco. Il waacking si ispira al cinema, al mondo dei divi e delle dive holliwoodiani in bianco e nero. Non è una danza da battle, ma che racconta qualcosa, proprio come il cinema. Figure cardine da ricordare sono sicuramente Tyrone “The Bone” Proctor, Viktor Manoel, Shabba-Doo, Ana “Lollipop” Sanchez. Ciò che più colpisce all’inizio sono i movimenti velocissimi e intensi delle braccia, ma c’è anche tanto lavoro di footwork, giri, salti e molta gestualità, in cui viso, occhi, pose, dita e ogni minimo dettaglio sono profondamente espressivi. Altro elemento fondamentale è la musicalità, chi guarda un ballerino di waacking deve vedere il suo corpo disegnare ciò che sente a livello musicale, di conseguenza è importantissimo allenare orecchio e corpo per sapere abbinare qualità e velocità del movimento a voci, melodie e strumenti differenti di cui la musica disco abbonda meravigliosamente.
Oggi in quanto Mother House of Ninja Italy sei la persona di riferimento in Italia per quello che è il voguing e il waacking. Raccontaci quando hai scoperto queste discipline.
Il mio primo incontro col waacking e il voguing avvenne a New York nel 2008, quando ebbi la fortuna di incontrare alcune figure chiave come Benny Ninja, Javier Ninja, Archie Burnett, Tyrone Proctor, Princess Lockeroo, Brian Green e altri. In quel periodo in Italia e in Europa queste danze erano per lo più sconosciute. Da quel momento ho iniziato a viaggiare e tornare a NYC quasi ogni anno per imparare sempre di più la storia e la tecnica. La moda del waacking e del voguing è arrivata nel mondo della danza alcuni anni più tardi e ho avuto la fortuna, avendo già competenze al riguardo, di essere stata la persona giusta al momento giusto e, dopo aver avuto l’approvazione dai miei maestri, ho iniziato a insegnare. Nel 2012 entrai a far parte della House of Ninja e un anno dopo fui nominata Mother. Come le famiglie le House hanno una gerarchia interna e quindi i ruoli di Mother, Father, Kids…
Torniamo un attimo alle Ballroom afroamericane e raccontaci come si è strutturato il voguing.
Numerosi storici e critici culturali hanno rintracciato le origini della House Ballroom Community di New York nella famosa cultura dei drag ball di Harlem negli anni Venti e Trenta. Disequilibri di potere razziale erano sempre stati presenti nei ball, ma è negli anni Sessanta che la drag ball culture inizia a spaccarsi a causa di questi pregiudizi, e in questo periodo inizia a formarsi un esclusivo circuito di black drag ball.
Nel 1972 Crystal Labeija fonda la prima House the House of Labeija. Chi si univa a una house era spesso stato respinto dalla famiglia di origine, dalle comunità, o dalle scuole a causa di espressioni sessuali e di genere.
La ballroomscene fu la risposta artistica ad alcune delle condizioni politiche ed economiche che affliggevano la comunità LGBT nera e ispanica a New York; le house diventarono un rete sociale underground da e per essa.
Le ball sono strutturate in moltissime categorie e con la parola voguing indichiamo tutte quelle che riguardano la danza. La nascita del voguing avvenne verso la fine degli anni Sessanta, quando si chiamava “presentation”. A metà degli anni Settanta la danza divenne una categoria nei ball e il termine fu sostituito da “performance”. Prese poi il nome di voguing solo verso la fine degli anni Settanta.
Dopo la sua evoluzione oggi possiamo ricondurre la struttura di questa danza principalmente a tre categorie: Old Way, New Way e Vogue Fem.
Identifichiamo tutta la fase iniziale del voguing con l’Old Way: tra pose e strutture geometriche, è influenzata dal breaking e allo stesso tempo sia dalle origini etniche dei danzatori sia dai film, e da tutta la cultura pop degli anni anni 60 e 70.
A fine anni 80 nasce il New Way, caratterizzato da linee e geometrie create principalmente dalle braccia, ma anche da tutto il corpo e stretch folli da contorsionisti.
Il Vogue Fem è oggi il più conosciuto visto ed imitato, con i suoi 5 elementi: hands performance, catwalk, duckwalk, floor performance e spin and dip. È spesso protagonista in video, pubblicità, sfilate e concerti di artisti famosi.
Il film iconico di tutto questo mondo è “Paris Burning”: quanto ha ispirato il tuo lavoro?
“Paris is Burning” è sicuramente un grande fonte di ispirazione e ci permette di vedere scene o sentire la voce di personaggi fondamentali per il movimento, che purtroppo oggi non sono più qui. È comunque un prodotto che ha una doppia faccia ed è anche stato criticato e in certi casi rinnegato dalla scena.
Il mio lavoro si ispira ovviamente a New York e vuole rispettarne la storia, le regole e i meccanismi scritti ormai nel tempo. Credo però che sia anche importante ricordare che il voguing vive ed è in continua evoluzione, quindi la vera vittoria credo sia riuscire a mantenere una connessione col passato e allo stesso tempo esprimere liberamente la nostra contemporaneità.
Raccontaci invece com’è strutturato l’evento che è invece ispirato al film Party Monster.
La Scandalous Ball ha, come ogni ball, un tema diverso ogni anno. Quest’anno sarà Club Kids, quindi le nostre categorie prenderanno ispirazione da Party Monster fino a Leigh Bowery, Rupaul e Amanda Lepore.
Le categorie sono una trentina: alcune riguardano il voguing come new way, old way, vogue fem, performance; altre l’outfit come best dressed, designers delight, best look; altre ancora vedranno competere il miglior corpo, viso, sex appeal, lip sync, eccetera. Ogni categoria ha uno specifico tema e chi vuole partecipare dovrà rispettarlo se vuole accedere alle sfide.
La giuria sarà formata da 3 icone di New York : Arturo Mugler, Jamal Milal e Jose Xtravaganza (che fu ballerino per Madonna in “Vogue”). Per ogni categoria i giudici selezionano chi potrà andare in sfida e chi invece non sarà ammesso. I partecipanti performano uno alla volta e tutti i giudici devono dare la loro approvazione con il Ten, se anche un solo giudice da il Chop al partecipante significa che non lo ritiene all’altezza di sfidarsi e di conseguenza non sarà ammesso alla competizione.
Qual è la cosa più bella secondo te di questa disciplina? A me affascina molto che in questi balli non c’è più nessuna differenza di genere sessuale, ovvero i partecipanti possono essere chi vogliono e sono tutti uniti dalla voglia di ballare e mettersi in mostra.
La cosa che io amo è che la ball è uno spazio che celebra la personalità, la creatività e la libertà di espressione. Non dobbiamo mai dimenticare che la competizione è alla fine un pretesto per riunirsi, stare insieme, condividere momenti di danza, arte ed emozione. La Ballroomscene è e deve essere un mondo che accoglie, che celebra le differenze, e che ti dà la possibilità di salire su quella passerella e mostrare a tutti e con orgoglio chi sei. Tutti sono i benvenuti, a patto che rispettino gli altri e le regole, e devono sentire di potersi esprimere con libertà da qualunque tipo di pregiudizio.
Ph credit: Roza Coco Ninja, Pierluigi Perosini
A Milano ci sono dei locali dove esibirsi o dove vivere delle serate voguing o waacking?
A Milano abbiamo appena inaugurato un nuovo progetto che si chiama: “Pump the beat – Vogue the house down”. Si tratta di una serata al mese in cui porteremo nei club la migliore selezione vogue beat e disco con l’obiettivo di creare un punto di riferimento per tutte le persone che già fanno parte della scena e quelle che ci si vogliono avvicinare. Non ci saranno temi, competizioni o categorie, ma solo una spazio per condividere questo magico mondo, la danza e la musica. La prima data è stata il 12 ottobre insieme a Le Cannibale al Plastic e la prossima sarà il 30 novembre al qLab.
Invece se io volessi imparare a ballare dove devo andare? Devo aver fatto già in corso di danza o posso partecipare comunque?
Se vuoi imparare a ballare puoi seguire classi settimanali, oppure workshop intensivi nel weekend. Io insegno in settimana a Milano a Ormarslab e Moma Studios e nel weekend in giro per l’Italia o per il mondo, a novembre sarò a Berlino, a dicembre a Taiwan e a gennaio in Russia. Se vuoi studiare con me puoi seguirmi sulle pagine ig @labfujiko e fb : la b. fujiko – Barbara Pedrazzi per sapere tutte le date.
Il 3 novembre, il giorno dopo la Scandalous Ball, i nostri giudici terranno ben 6 classi per condividere tutta la loro esperienza con noi, per info bballroomscene@gmail.com.
Per partecipare a una ball grande come la Scandalous è opportuno arrivare preparati e sapere bene i meccanismi di sfida e i criteri della giuria. Se non hai mai ballato ma vorresti partecipare ci sono tante altre categorie che si basano su outfit, makeup, lip sync, eccetera.
Quali sono i tre passi fondamentali del voguing?
Il “passo” più famoso è sicuramente quello che il mondo mainstream ha definito “death drop”, ossia la caduta a terra per capirci. In realtà la definizione corretta è: dip.
Fa parte degli elementi del Vogue Fem, che sono: hands performance, catwalk, duckwalck, floor performance, e appunto spin and dip. Il Vogue Fem è la forma del voguing sicuramente più famosa e conosciuta grazie a Youtube e ai social network.
Come mai sta esplodendo solo ora questo fenomeno in Italia?
In realtà nel circuito danza la moda del waacking e del voguing è esplosa circa 5 anni fa. Credo che ora stia raggiungendo e raccogliendo più consensi e interesse anche tra i non addetti ai lavori grazie ai media, alla tv, alla serie “Pose” e ai social. Ballerini di voguing come Leiomy e Dashaun Wesley ormai sono celeberrimi sui social e lavorano per grandi artisti e brand. Programmi come Rupaul Drag Race, appunto Pose di Ryan Murphy e My House di Viceland hanno sicuramente diffuso il genere ancora di più. Io da anni vengo coinvolta in lavori commerciali per le mie competenze in queste danze: ora finalmente mi chiedono di coinvolgere più ballerini e avere intere performance per eventi.
Ho iniziato in passato collaborando con il Cassero di Bologna e a Milano ho subito incontrato la fiducia del Blanco e del Plastic. Ora sono molte di più le realtà che mi contattano e sono interessate a collaborare. Quindi credo che per l’italia e in particolare per la nostra città sia finalmente giunto il momento di dire “Milan is Burning”.
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2018-11-01