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bruno

Giacomo Covacich e Andrea Codolo ci raccontano la loro creatura in bilico tra grafica, editoria e semplice bellezza.

Scritto da L.R. il 29 marzo 2019
Aggiornato il 20 aprile 2019

Foto di Matteo De Mayda

Prendi uno studio grafico, lo trasformi in bookshop, in luogo di incontri, presentazioni, djset. Lo implementi trasformandolo in un piccolo centro di produzione per edizioni cartacee a tiratura limitatissima. Tutto questo lo fai a Venezia, culla della tecnica rivoluzionaria di Johannes Gutemberg fin dalla seconda metà del ‘400. La carta, il segno, la comunicazione e la bellezza della sintesi: ecco a voi bruno, nato nel 2013 da un’invenzione di Giacomo Covacich e Andrea Codolo. Il loro paradiso per gli occhi e per la mente si trova in Calle Lunga San Barnaba, l’autostrada degli unviersitari, una calle che è una linea, la “spaccanapoli” di Dorsoduro, tra San Sebastiano e Ca’ Rezzonico, a un ponte di distanza da Campo Santa Margherita. C’è sempre un buon motivo per fermarsi qui, per entrare, per esplorare. Lo facciamo anche noi per parlare del loro mondo, di carta, e non solo.

   Hello brunos e grazie per quello che fate in questa città! Com’è entrata Venezia nella vostra vita?
Venezia è prima di tutto la nostra città. Per nascita o per adozione la viviamo ogni giorno sperimentando le sue magie e le sue criticità. È un luogo che ci stupisce costantemente, una sfida quotidiana e con bruno in fondo ci siamo inventati un modo per affrontarla. L’accoglienza che ci hanno riservato sin dalla prima apertura in Calle dell’Avogaria ci ha fatto sentire subito a casa. Ora siamo in Calle lunga San Barnaba, nel cuore di quest’area piena di attività di qualità.

    Dove bazzicate? Posto preferito per colazione, pranzo, aperitivo e cena.
Colazione dal Nono Colussi, pranzo e aperitivo rigorosamente all’Osteria ai Pugni. A parte gli scherzi, amiamo questa zona della città, l’equilibrio tra chi la vive e chi la visita a diverso titolo.

    Avete un negozio i libri, siete grafici ed editori, come si è creato questo profilo così ampio? Con così tante identità, come vi definireste?
Il trait d’union è il libro e l’interesse che rivolgiamo ad ogni aspetto della produzione editoriale.
Siamo due grafici e la progettazione di layout editoriali è una parte importante del nostro lavoro.
Fin dall’inizio il desiderio è stato quello di avere uno spazio non solo di lavoro ma anche di condivisione. Abbiamo pensato che in una città che vive molto di produzione culturale e in cui è presente una solida realtà universitaria legata al modo della progettazione potesse essere interessante uno spazio come questo.
Diventare editori è stata quasi una naturale conseguenza. Un modo per alimentare una parte del lavoro progettuale che amiamo, dandoci la possibilità di ulteriori sperimentazioni.

   Qual è un tratto che ritrovate o in cui vi identificate nelle varie declinazioni dei vostri lavori?
La tipografia: intesa come ordine, sistema e organizzazione ma anche creatività, irrazionalità e istinto. Sono i due lati che cerchiamo di far coesistere in studio e nei nostri lavori.

    Da cosa siete affascinati in questo momento e quali nuove tecniche o approcci stanno emergendo nel vostro lavoro? Quali considerazioni vi vengono in mente guardando il mondo delle risorse di grafica online, in perenne sviluppo ed evoluzione? Come sta influenzando la funzione ed il senso del vostro lavoro?
In questi anni sono nati progetti che guardando all’analogico hanno fatto grandi rivoluzioni: pensiamo ad esempio a Color Library (il database di profili colore sviluppato da ECAL e Maximage) o la stampa a bassa definizione dei ciclostili Risograph che ha fatto nascere tantissime piccole realtà editoriali e dato voce a testi sconosciuti. Siamo affascinati anche dalla definizione/precisione che sta raggiungendo il disegno di caratteri tipografici, riflesso dell’evoluzione delle tecniche di stampa.Per controblog, tumblr e database online, pur offrendo molte risorse, rischiano di snaturare il nostro rapporto con l’immagine.

    Dopo 6 anni di attività pionieristica in un territorio poco avvezzo al vostro approccio ortodosso, come sta bruno?
Sta bene, in costante evoluzione, perché vive con le persone che lo frequentano e queste sono imprescindibili connessioni con il mondo, una risorsa continua. Speriamo di rappresentare un possibile futuro per questa città ma non ci sentiamo dei pionieri, in molte altre città d’europa esistono e nascono realtà ibride come la nostra.

   Sicuramente però siete un prototipo di un modello produttivo non ancora diffuso sul tessuto urbano. Quali bisogni e domande avete registrato durante la vita di bruno?
Abbiamo vissuto diverse esperienze che ci hanno fatto riflettere sulle possibili connessioni che questa città può creare. Ci viene in mente quando, nel 2017 abbiamo ospitato la presentazione di Cancelled, progetto editoriale del collettivo L’Esprit de l’Escalier nato l’anno precedente durante la Biennale di arti visive. Più in generale da quando abbiamo aperto bruno, durante la settimana di opening riceviamo costantemente visite di addetti ai lavori che vengono a proporci progetti editoriali: cataloghi ufficiali, edizioni d’artista, progetti indipendenti, magazine dedicati. Ci chiedono di poter organizzare presentazioni, di esporli al pubblico e di metterli in vendita.Venezia è un ambiente unico, a volte anche per i modi in cui la creatività si manifesta. È un territorio fertile per coltivare nuove connessioni. Così c’è venuta l’idea per un nuovo progetto che lanciamo a maggio.

     Diteci di più!
Si chiamerà BookBiennale. È un progetto che cureremo insieme a Giovanna Silva e che condividiamo già con diverse persone (a partire da Giulia Morucchio e Åbäke con Roberto Fossali) che nel tempo hanno attraversato e frequentato questo spazio. Sfruttando il respiro internazionale che attraversa la città durante i mesi della Biennale, BookBiennale si propone come spazio di ricerca per riflettere e richiamare l’attenzione sul mondo della produzione editoriale contemporanea.