Reading Room, lo spazio che Francesca Spiller ha aperto al Corvetto dedicato all’editoria indipendente, è diventato un punto di riferimento imprescindibile a Milano: nessuno seleziona con maggiore cura e competenze riviste e progetti editoriali indipendenti, animando un circuito di appassionati che incrocia arte, moda, paesaggio, architettura, cultura queer, grafica, design. La cultura dell’immagine elaborata per anni, anche attraverso il lavoro alla Galleria Carla Sozzani a Milano e Camera a Torino, l’ha spinta a progettare un luogo dove fosse possibile consultare e acquistare materiali straordinari provenienti da tutto il mondo, incontrare studiosi ed esperti di questo mondo delle riviste che sta vivendo un periodo di grandissima espansione.
Cosa è esattamente Reading room? Qual è il suo pubblico? E chi ospiti negli incontri?
Reading Room è molte cose: libreria indipendente, spazio culturale, galleria. Il suo focus è l’editoria periodica contemporanea, in particolare tutti quei magazine che si prendono la briga di fare ricerca e sperimentazione. Il pubblico è molto vario, si va dagli addetti ai lavori di fotografia, design, moda, architettura, agli studenti e ai curiosi in genere, quindi è una comunità assai varia. Considera che la nostra selezione – che conta circa 300 titoli da tutto il mondo – non è monotematica, bensì multidisciplinare, e questo allarga il nostro bacino. Proponiamo regolarmente incontri per approfondire i tanti aspetti di questo mondo, spesso sono gli editor/fondatori dei magazine a intervenire, ma anche i creativi che le animano, quindi scrittori, filosofi, fotografi, artisti.
Perché hai aperto tra Brenta e Corvetto uno spazio di questo genere?
Vivo in questo quartiere e mi piace molto. Ho aperto qui un po’ per il principio “casa e bottega” e un po’ perché già anni fa si vedevano dei segnali di crescita e vitalità, che dovendo trovare un fattore scatenante possono coincidere con l’apertura di Fondazione Prada.
Che programmi hai nel futuro prossimo? E in quello un po' più remoto?
Per il futuro prossimo a fine settembre saremo a Modena in occasione di CAVE, evento sulle nuove frontiere dell’editoria all’interno di Smart Life Festival 2023, per moderare gli incontri sui magazine. A novembre saremo presenti ad Artissima curandone lo Spazio Edicola al fianco agli amici della Libreria Corraini e un talk di approfondimento. Prosegue la collaborazione con Radio Raheem con la serie di podcast “Periodica Ossessione” in cui intervisto i fondatori delle riviste chiedendo loro di portare una playlist musicale. Per il futuro “un pò più remoto” sto pensando ad uno sviluppo ulteriore del sito di Reading Room, e più in generale del nostro ecosistema digitale, in modo da rendere il progetto sempre più vicino e utile per le comunità creative con cui lavoriamo.
Cosa ti piace del quartiere? Quali sono le sue forze vitali dal tuo punto di vista?
Mi piace perché è un quartiere normale, che non se la tira ma ha quasi tutto quello che serve per vivere bene, inoltre è ben collegato al centro con la linea gialla della metropolitana. Come ti dicevo l’apertura di Fondazione Prada ha rappresentato un fattore propulsivo che, grazie anche alle altre realtà che si sono stabilite qui successivamente, ha contribuito a posizionare il quartiere sulla mappa culturale della città. Non è un luogo di struscio, non si capita qui per caso qui ma ci si viene con una motivazione, ovvero la ricerca di contenuti, e anche il pubblico di Reading Room è mosso da questo spirito.
Solo pochi minuti a piedi ti separano da NFQ, Ica, Fondazione Prada e altri studi e realtà interessanti. Credi che l'area espanderà questa sorta di "invasione culturale"? E il tuo spazio risente di questa influenza, fai rete con loro?
Questa concentrazione di realtà interessanti si traduce da un lato in una crescente attrattività per un pubblico in cerca di contenuti culturali, dall’arto per i soggetti che questi contenuti li producono in un’opportunità di far rete. Premesso che con alcune di queste realtà abbiamo già collaborato, in generale cerchiamo di coltivare un buon dialogo con le realtà di quartiere che riteniamo affini, per cui sono certa che in futuro nasceranno altre collaborazioni. In generale ritengo che questo sviluppo sia il frutto del lavoro di privati e associazioni di quartiere che si danno da fare per creare contenuti e attività. Credo che la recente “invasione” sia dovuta al costo – ancora accettabile – degli immobili, anche se il quartiere non è immune al fenomeno immobiliare che riguarda tutta la città e sta generando tutta una serie di scenari preoccupanti. In questo senso spero che le realtà culturali non vengano “vampirizzate” dal mercato immobiliare come mero imbellettamento del quartiere a fini speculativi.
Secondo te la gente di Corvetto sta cambiando o mantiene una composizione stabile?
Il cambiamento che ho registrato in questi ultimi anni è una maggiore presenza di giovani immagino dovuta al discorso di prima sul costo degli immobili. In ogni caso la sua composizione mi sembra grossomodo la stessa rispetto a dieci anni fa, quando mi sono trasferita qui. E’ molto probabile che con le future Olimpiadi Invernali del 2026 e la riqualificazione dello scalo ferroviario di Porta Romana le cose cambino all’insegna della gentrificazione che si è già registrata in altri quartieri.
Dove vai a mangiare, a bere, a prenderti un caffè?
La zona non brilla ancora per quanto riguarda la ristorazione ma ci sono alcuni punti fermi di qualità. Se voglio una pizza vado da Magnamm per la pizza napoletana o alla Pizzeria Toscana per la pizza al trancio, entrambe in Piazza Bonomelli. C’è un buon cinese, Stella d’Asia, che ha un’intera pagina del menu dedicata ai ravioli al vapore, tutti freschissimi, e propone molte altre ricette non banali. Molto buono per la carne Sottobosco. Per bere dei buoni cocktail vado al The Spirit e alla terrazza di Fondazione Prada. Non sono una grande amante del caffè quindi non saprei dirti!
Dove preferisci passeggiare?
La mia passeggiata preferita è quella al Parco della Vettabbia che da qui dista una decina di minuti a piedi, il parco è molto grande e con una bella passeggiata si raggiunge l’Abbazia di Chiaravalle, una volta lì ci si dimentica di essere alle porte di Milano. Affianco all’abbazia c’è anche un ristorante tradizionale, Al Laghett, con un bellissimo spazio esterno. Altra passeggiata è quella intorno a Piazzale Bologna, dove ci sono ancora grandi “vuoti” di periferia.