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Ghenia Russo

Dagli studentati, alle piazze alla città: le feste degli studenti

quartiere Bicocca

Scritto da Diego Belfiore il 10 marzo 2023
Aggiornato il 23 marzo 2023

Foto di Lera Polivanova

Bicocca è rinomata per essere una cittadella: colma di piazzette, di vialoni incastonati negli alti palazzi, eppure la gente scarseggia. Ad abitare fugacemente – sembra – il quartiere sono migliaia di studenti, rintanati nelle residenze studentesche. È da quel dentro, da quelle piccole cittadelle, che si dipana la vitalità della Bicocca. E un esempio su tutti sono le feste che dalle piazzette del quartiere si sono espanse nella città: sono le feste dei bicocchini. Nate in seno a uno degli studentati e spostatesi poi in piazzetta Difesa per le Donne, rappresentano al meglio la notte degli studenti. Ce le racconta Ghenia, tra le organizzatrici delle feste della Bicocca.

«Abbiamo cominciato in circa duecento e davvero non abbiamo idea di quanti eravamo alla fine.»

Cosa ci fai in Bicocca?

Studio psicologia, e arrivo da un paesino di quattromila anime in Calabria. Sono a Milano perché cercavo ovviamente una città che potesse offrire più possibilità d’altre. Dopo aver vissuto per un anno in un appartamento qui vicino, mi sono trasferita nella residenza universitaria. Diciamo che all’inizio ero sospettosa degli studentati, pensavo che fossero luoghi troppo stretti, con poche libertà, delle comunità chiuse insomma. Ma arrivandoci mi sono poi resa conto che era letteralmente l’esatto opposto, e che in fondo ero io a farmi troppo i fatti miei.

E quindi com’è la vita dentro gli studentati?

Beh, molto bella! Pensa che da quando sono arrivata ho avuto un cambiamento drastico nella mia vita, ho diciamo imparato ad avere a che fare con tutti, e pensa che ero pure piuttosto timida. Come se non bastasse, la mia esperienza universitaria era davvero limitata, tra covid e videochiamate. Devo dire poi la residenza in sé è fatta da persone che vogliono continuamente coinvolgerne altre, tra comitato di benvenuto, area comune, terrazza, sala tv, insomma: è impossibile non essere tirati in mezzo.

Mi fai pensare a una vita autoctona della residenza, una sorta di quartiere nel quartiere, organizzate attività tra di voi?

Oddio, ultimamente no. Stare negli studentati è una specie di vita autoctona nel senso che si creano sempre dei gruppetti all’interno della residenza. È come se si creassero piccole famiglie, complice il fatto che abbiamo le cucine in comune. Inevitabilmente, se ti metti a cucinare con altre dieci persone, salta fuori nel tempo un gruppo. Ed è proprio la cucina il luogo deputato a stare assieme, per chi non studia, per chi beve delle birre, per chi chiacchiera. Al quarto piano c’è poi un biliardino e la sala studio, che poi in realtà è anche la sala tv, tant’è che l’anno scorso abbiamo organizzato dei giochi interni: mettevamo Just Dance e passavamo la serata così. C’è da dire anche che esiste una sorta di gerarchia sociale, alcuni gruppi sono un po’ più “esclusivi” e tendono a lasciarti fuori dalle loro attività. L’altra faccia della medaglia è che qui di riproducono le dinamiche del paese: appena fai una cosa la sanno tutti. Per farti capire: se fai una confidenza a un compagno di piano, con ogni probabilità il giorno dopo la notizia può pure uscire dalla residenza.

Ci racconti come è nata l’idea di organizzare delle feste?

L’occasione fu l’organizzazione di una festa interna alla residenza per il compleanno di uno dei ragazzi del comitato. Quella diciamo che fu il momento in cui cominciai a pensare di poter organizzare eventi più grandi e più strutturati. Allora non c’erano vere e proprie feste della residenza, e per una ragione molto semplice: le regole dello studentato sono a dir poco restrittive, e oltretutto in quell’anno stavamo ancora uscendo dal covid. L’idea iniziale era fare una festa al mese, ma come capirai tra mesi invernali e momento storico era piuttosto difficile, e non riuscimmo a combinare molto. La prima vera festa avvenne a novembre, ai piedi dello studentato: in Piazzetta Difesa per le Donne.
Facemmo girare un sondaggio per scegliere assieme il tema, che per i più avrebbe dovuto essere anni Settanta e Ottanta, anche se poi nessuno si vestì in quella maniera. Organizzammo tutto: liste, inviti, ingresso a cinque euro, e poi cominciarono ad arrivare persone da ovunque. La serata era girata di qua e di là, al di fuori dello studentato, al ché decidemmo di lasciare perdere liste e inviti e aprimmo a tutti. Cominciammo in circa duecento, e chissà quanti eravamo alla fine – e conta che in residenza siamo circa un centinaio. A partire da quell’evento abbiamo continuato a organizzare diverse feste nello studentato, ma quelle più importanti avvennero ovviamente nei mesi più caldi, all’aperto.

A un certo punto però le feste in residenza si sono evolute in Bicocca Party Project.

Esatto, successe quando venimmo contattate da un PR di Milano che cercava una rete di persone in Bicocca. D’altronde se guardi alle altre università c’è sempre una realtà piuttosto forte, di spicco, che si occupa di rappresentare e organizzare le feste studentesche – mi vengono in mente per esempio i PoliAnimali del Politecnico – e qui non esisteva niente di tutto ciò. Decidemmo così di creare una pagina Instagram, iniziando con l’organizzazione di aperitivi sia nel quartiere che in locali esterni. Una bella serata che abbiamo fatto ultimamente è stata a ottobre per l’accoglienza alle matricole al Play Club di Garibaldi.

Ci dici i posti fondamentali dove andare a fare serata?

La verità è che alla sera non c’è proprio niente qui. C’era il Sio un po’ di tempo fa ma l’hanno chiuso perché era un continuo di risse e polizia fuori dal locale. Qui non ci sono discoteche, e quindi l’unica cosa che si può fare in Bicocca è l’aperitivo. Io frequento sempre il Fancy ma ci sono anche il Farinami o il Cléophée, che sono probabilmente tra i migliori della zona. Diciamo che in orario aperitivo, i locali in Piazza della Trivulziana sono i posti più gettonati. Meno che il mercoledì: quel giorno il Maga Furla fa le birre a metà prezzo.

Ci sono altre persone della residenza che hanno progetti fighi?

Più che nelle residenze, ci sono gruppi interni all’università, soprattutto quelli politicizzati, che vorrebbero organizzare delle attività collettive – tipo andare a visitare le città nei dintorni di Milano. Mi sembra insomma che manchi proprio la voglia di organizzare cose; poi in università siamo davvero tanti ed è difficile realizzare qualcosa che possa coinvolgere tutti.

Ecco, finite le lezioni cosa fa lo studente tipo?

Va in Piazza della Trivulziana, si prende una birretta al Carrefour e sta lì magari a bere e a rilassarsi un po’. Molto semplice, molto triste. Diciamo che forse la Bicocca è un quartiere troppo tranquillo. Per cui le poche cose divertenti sono le feste che facciamo, sia noi che le diverse liste universitarie.