È indubbiamente uno dei nomi più chiacchierati. E ogni singola parola spesa per Lorenzo Senni su qualsiasi magazine, sito e in qualsiasi bar se la merita tutta. Perché la sua pluriennale ricerca sonora su un genere, da sempre trascurato, come la trance ha permesso di storicizzare un fenomeno musicale moderno/contemporaneo dandogli una nuova veste e, grazie a questo, oggi è l’unico italiano nel roster della storica Warp Records. C’è chi dice abbia reso il genere più intellettuale e fighetto; forse è vero, ma questo è successo con il trascorrere del tempo e con il fascino che le sue produzioni hanno avuto. In realtà Lorenzo era solo interessato a dare una valvola di sfogo alla sua passione per la musica. Noi lo intercettammo agli albori della sua Presto?! Records ospitandolo alla Fondazione Pomodoro. Poi l’abbiamo seguito e visto in diversi contesti: da club minuscoli al Macba per un set di chiusura del Sónar e ci ha sempre trasmesso tanta speranza, voglia di fare e di divertirsi. Come capita sempre di fronte a chi crede in quello che fa, Lorenzo è uno che ce l’ha fatta e in questa intervista ci racconta la sua musica, le sue passioni e Milano visto che è la città dove vive.
Presentati. Chi sei? Cosa fai? Da dove vieni? Perché sei qui? Cosa hai fatto ieri sera?
Lorenzo Senni, faccio musica, sono di Cesena ma vivo a Milano da diversi anni, sono qui perché forse non sai tutto su di me…. Ieri sera ho risposto a un mare di mail arretrate.
Com’è andato questo primo tour in occasione dell’uscita su Warp? Com’erano strutturate le varie date?
In realtà non era un tour, era una serie di date per celebrare l’uscita. Per esempio a NY ci sono passato perché ero stato invitato a Montreal per un concerto e una lecture alla Red Bull Music Academy. È stata un ottima occasione per conoscere tutti i ragazzi che lavorano nell’ufficio di Warp a NY e per il mio primo live negli Stati Uniti. A Londra mi sono portato tutti gli amici, STILL (Simone Trabucchi), Matteo Pit, Gabber Eleganza, Mino Luchena ho spiegato che non sarebbe stata una festa se non avessi avuto i miei amici attorno. Alla fine si è mossa una delegazione da Milano ed è stato epico. La prossima è a Milano, domani.
Com’è nata la tua passione per la musica? Cosa facevi mentre studiavi musica?
Mio padre acquistava tantissima musica ed è tutt’ora un grande appassionato, probabilmente tutto è nato da qui. Come moltissimi ragazzini ho seguito lezioni di chitarra e ho incominciato a suonare in band locali. Poi sono passato alla batteria e ho imparato ad essere disciplinato con la mia musica e con me stesso.
Dal punk/hardcore come ti sei avvicinato ai suoni più elettronici?
Grazie all’Università, dove ho scoperto diverse cose che poi ho approfondito da me. Una delle cose che ho apprezzato di più del Dams Musica di Bologna è stata la biblioteca, fornitissima! Se potessi tornerei a studiare lì ogni tanto.
Com’è nata l’idea della label Presto!?? Ci racconti come hai iniziato? Da quasi un anno ha iniziato a darti una mano anche Ruggero Pietromarchi di Terraforma, come vi siete conosciuti e com’è nata la collaborazione?
Presto!? è nata nella mia cameretta e l’idea era quella di poter aver occasione di collaborare con gli artisti che seguivo e ammiravo. L’esperienza con l’etichetta mi ha dato la possibilità di conoscere tantissimi personaggi interessanti ed è una continua fonte di ispirazione anche per il mio lavoro personale. L’incontro con Ruggero è stato importante per pensare a Presto!? in maniera più professionale e stiamo lavorando assieme in quella direzione. Ammiro il suo lavoro, il festival che ha ideato ed i suoi gusti musicali.
Probabilmente sei il più giovane producer di musica elettronica i cui lavori sono già stati suonati da un’orchestra di diversi elementi. Com’è nata questa idea? Chi ti ha aiutato a trascrivere le tue tracce su pentagramma? Ci saranno altri sviluppi di questo progetto?
Non sono sicuro di essere il più giovane che ha avuto questo onore, ma sicuramente per me è stata la prima esperienza del genere. L’idea è nata in quanto tempo fa scrissi un testo che spiegava quanto avesse in comune il mio approccio alla musica, concettualmente e a livello sonico, con l’orchestra, e in modo piu specifico con gli archi. Ruggero Pietromarchi lo ha sottoposto al Teatro Parenti ed il risultato è stato poter assistere alla mia musica suonata da un orchestra di quasi 40 elementi disposti in uno stage gallegiante per l’inaugurazione della piscina Caimi, “la piscina” di Milano.
Ha collaborato con me Francesco Fantini un talentuoso musicista che ha trascritto e riarrangiato le mie musiche. Uno sviluppo ulteriore di questo progetto c’è stato in quanto subito dopo questo concerto io e Francesco abbiamo collaborato alla realizzazione della colonna sonora del film “The Challenge” di Yuri Ancarani, per il quale abbiamo avuto a disposizione un orchestra per registrare le musiche da noi composte.
Una delle tue collaborazioni più interessanti è quella con Florian Hecker, conoscevi già i suoi studi e i suoi lavori? Come siete entrati in contatto?
Florian è uno degli artisti che seguo maggiormente e che ammiro di più. Il nostro rapporto è nato con la sua uscita su Presto!?, ora ci sentiamo spesso e abbiamo anche considerato di fare qualche cosa assieme.
Arriviamo ad oggi: l’infatuazione e poi la ricerca, accompagnate da grande passione, verso il genere trance anni 90 ti hanno visto approdare sulla storica Warp Records.
Raccontaci come ti sei avvicinato a questo genere. Cosa ti affascina di questa musica, che è sempre stata banalizzata, com’è il tuo approccio lavorativo per dare un nuovo vestito a questo filone musicale, che oggi grazie a te, sta avendo una rivalorizzazione. C’è un grande lavoro sugli arpeggiatori o sbaglio? Ci trovo anche alcune sonorità che richiamano il mondo del gaming…
Il mio background è in Computer Music. Quando ho incominciato ad interessarmi alla trance era esclusivamente da un punto di vista, diciamo, materiale. Ero interessato al suono che veniva usato nel 99% delle produzioni e visto che studiavo sintesi del suono e costruivo software ho cercato di andare un pochino più a fondo: ho acquistato un Roland JP8000 e ho iniziato a guardare più da vicino quel mondo. Poi di conseguenza ho chiesto ad alcuni amici se potevano consigliarmi qualche disco del periodo in cui da ragazzino seguivo la riviera romagnola, e ho notato che ad un preciso momento nel genere trance trovavo sempre questa sezione musicale chiamata Build-Up. Questo Build-Up aveva la funzione di riportare la traccia, da una fase staticità, di nuovo alla cassa. Questa parte ha destato il mio interesse in quanto ogni musicista interpretava questo momento a modo suo, a livello musicale con diverse soluzioni musicali e contrappuntistiche. Ritengo questo momento il più vivo e intenso, di conseguenza ho cercato di interpretarlo e fare musica in relazione a quello che ho imparato studiandolo, portandolo sotto il microscopio e cercando di spogliarlo dalle tutto quello che consideravo superfluo.
5 anni fa al Macba, per il closing party del Sónar, il tuo approccio alla trance era corredato anche da uno show di laser e fumo, un bellissimo concept che ti portava in un altro luogo: quasi come se fossimo in un club anni 90 di musica trance. Ci parli di quel progetto?
Sono stato invitato dal Sónar, per il suo ventesimo anniversario, a portare il mio laser-show nella Hall del museo Macba. Il mio approccio al laser è lo stesso che ho per la mia musica. La luce del laser è di suo spettacolare e quando la vediamo non possiamo fare altro che alzare le mani o fare una foto con il cellulare. Lo show era incentrato su movimenti ripetuti e modulazioni minime per cercare di capire cosa ci fosse dietro all’uso del laser nel contesto dei festival EDM.
Oggi invece qual è secondo te la resituzione migliore dei tuoi lavori? Per questo tour ti sei fatto affiancare anche dal progetto Gabber Eleganza, ti stai muovendo anche verso territori gabber/hardcore/happy hardcore?
Io suono sempre nel posto sbagliato. Se mi esibisco in un Auditorium la gente muove la testa e si agita un pochino, se suono in un club il pubblico si rende conto che il mio set non è proprio “ballabile”, è la natura ambigua della mia musica, devo accettarlo. Il progetto Gabber Eleganza portato avanti dal mio amico Alberto aka Pigro On Sofa riguarda una ricerca molto valida nello campo specifico gabber e hardcore, e sono stato anche io a spingere Pigro a trasformarlo da un blog di riferimento ad uno show vero e proprio e sono contento che stia avendo ottimi feedback. Lo coinvolgerò sempre più spesso credo.
Sei originario di Cesena quindi romagna: mi vengono in mente le maestose discoteche di questa zona, ma anche il festival Santarcangelo dei Teatri. Quando la tua terra di origine ti ha influenzato in questi lavori?
Moltissimo. Inizialmente, e me ne rendo conto ora, io suonavo in gruppi punk, hardcore e noise ma durante il weekend frequentavo questi luoghi mitologici dove ho potuto indirettamente prendere parte a questo “carnevale” (in senso postivo). Dall’altra parte alcune delle mie prime esperienze a livello professionale con la musica le ho avute componendo per spettacoli teatrali. Mi manca un po’ la romagna.
E invece Milano? Cosa ti ha dato la capitale morale d’Italia?
Milano mi ha dato la possibilità di conoscere persone con le quali ho condiviso tantissime cose e con le quali sono cresciuto artisticamente e a livello personale. Milano mi ha anche fatto capire che la musica sarebbe potuta diventare il mio lavoro.
Vivi sempre a Milano? Dove vivi? Con chi vivi? Casa tua è il tuo studio?
Sì, sempre a Milano. Abito in Porta Romana con la mia ragazza e il mio gatto. Ho uno studio a 5 minuti da casa mia, ma più che uno studio sembra la mia camera di quando avevo 16 anni.
Quando stai a casa se non ti diverti con la musica che fai? Cucini? Giochi ai videogiochi? Sistemi la tua collezione di francobolli o di orologi? Collezioni qualcosa?
Colleziono adesivi.
Qual è la tua zona preferita di Milano? E tuo luogo preferito? Ci sono dei luoghi a Milano che alimentano le tue passioni?
Sono affezionato a Lambrate; quando sono arrivato a Milano sono stato per quasi due anni negli uffici di una fabbrica dismessa con alcuni artisti che ora sono diventati i miei migliori amici.
Dove vai a bere? Qual è il tuo cocktail bar preferito? E il tuo drink? E invece qual è il tuo ristorante preferito? Che club frequenti a Milano?
Non bevo alcol quindi sono un po’ fuori da questo giro. Solitamente bevo ginger ale. Il ristorante preferito è sotto casa mia, si chiama Hiro, cucina giapponese ma io evito sempre il sushi che proprio non mi piace. Quando sono a Milano (raramente durante il weekend) faccio un salto al Dude.
Se dovessimo indagare la tua cronologia di internet quali sono i siti che ritroveremmo con maggiore frequenza?
Ebay.
Oltre alla musica hai altre passioni? Sei uno sportivo?
Il mio lavoro coincide con la mia passione quindi è un pò difficile che qualcos’altro prenda il sopravvento. Mi piace e mi rilassa molto skateare. Quando ho tempo vado ed ultimamente porto la tavola con me quando viaggio. Non sono particolarmente bravo, ma ricordo due tricks da quando ero giovane.
Se non fossi un musicista cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Ho sempre detto che avrei voluto lavorare nella reception di un Hotel per il turno notturno. Tutti i miei amici lo possono confermare. Mi affascina molto l’idea di scambiare qualche parola con personaggi strani, cercare di capire certe di dinamiche e seguire il tutto da questa posizione privilegiata.
Oltre a me per avere questa intervista, c’è stato qualcuno che ti ha stalkerato?
Forse un paio di ragazzi particolarmente interessati ai synth che uso per fare musica. Ma li capisco benissimo.
Qual è la cosa più matta che hai fatto nella tua vita?
Forse il non aver fatto nulla di particolarmente matto.