In Nord America lo chiamano «four twenty». Un’espressione che sta a ricordare come il 20 aprile non sia esattamente una data qualunque. 4/20 è l’appuntamento annuale durante cui viene celebrata la “cultura della cannabis”, manifestazione nata per sensibilizzare le persone rispetto alle molteplici proprietà di una preziosa pianta officinale, andando oltre il solo uso ricreativo (che pure in una manciata di paesi Oltreoceano è stato legalizzato e in alcuni stati europei sta ricevendo un trattamento diverso da quello, tradizionalmente proibizionista, italiano). Nel 2016 il festival ha avuto un’edizione zero anche in Italia e – nonostante quella proposta di legge per la legalizzazione arenatasi in Parlamento – se andate sul sito di Coldiretti scoprirete che gli ultimi mesi hanno segnato comunque una svolta importante: l’entrata in vigore di una nuova legge, più chiara e meno rigida, sulla coltivazione della canapa industriale, con l’associazione degli agricoltori italiani che sostiene sensibilmente la bontà di questo nuovo quadro legislativo poiché, oltre a creare posti di lavoro, la canapa industriale è una pianta «a basso impatto ambientale, che contribuisce alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e contrasta la perdita di biodiversità», forgiando la cosiddetta green economy. La lunga lista dei suoi impieghi in ambito terapeutico e industriale la trovate nelle prossime righe, intanto sappiate che questo è solo un ritorno di (buone) abitudini in Italia in quanto «Agli inizi del ‘900 eravamo grandissimi produttori di canapa, secondi solo alla Russia: l’arrivo delle fibre sintetiche dagli Stati Uniti e una certa confusione in merito alle legge antidroga hanno contribuito in mezzo secolo a farci dimenticare l’uso di questa importante risorsa naturale». A ricordarcelo è Marco Russo, fondatore dell’hemp shop Sir Canapa e principale responsabile – insieme ad altre realtà cittadine tra cui La Società Psychedelica – dell’arrivo a Milano di 4.20. Ventotto anni, un’esperienza nel settore della canapa in Europa e in Italia, si definisce un “canapaio”, ovvero «Una persona che fa della canapa uno stile di vita». Gli abbiamo chiesto di raccontarci del progetto Sir Canapa e del senso di una manifestazione come 4.20, che quest’anno vedrà la sua prima e più grande edizione, anche in Italia. Fatevi una coltura.
ZERO: Come prima cosa ti chiederei di presentarti e raccontarci qual è stato il percorso che ha preceduto l’apertura di Sir Canapa.
MARCO RUSSO: Ho conosciuto la Cannabis come tutti quanti, attraverso la combustione e quindi sotto un aspetto principalmente ludico/ricreativo. La verità, però, è che questa pianta dovrebbe essere rinomata in primo luogo per le sue molteplici qualità e non per la sua assimilazione tramite combustione, aspetto che la penalizza riconducendo tutto il discorso sempre al tema dell’illegalità e quindi come sinonimo di “droga”. Oltre a una sconfinata passione per il “grow” e la coltivazione, sin dalla giovane età sono riuscito a entrare nel settore della Cannabis quando questa era ancora un tabù. Ovviamente le possibilità concesse da quell’ambito si indirizzavano maggiormente sul settore più conosciuto, quello della vendita di attrezzature per la coltivazione e dei semi di Cannabis, di cui in Italia è consentita la vendita per preservazione genetica e collezionismo. Dopo essermi laureato ed essere rientrato da un viaggio all’estero durato circa due anni, decisi di addentrarmi in maniera più specifica in questo mondo, lavorando per diverse realtà del settore della Cannabis sia estere sia italiane: Grow in Berlin (distributore di “grow” in tutta Europa), NPK (primi distributori di semi di cannabis in Italia) ed Hempatia (distributore di semi). Finché un giorno decisi di aprire un’attività tutta mia: Sir Canapa, primo Hemp Shop d’Italia.
Sir Canapa nasce nel 2015: quali sono le premesse iniziali per la creazione di un posto del genere, lo scenario in cui vi siete inseriti, colmando quello che probabilmente era un vuoto – almeno in Italia?
Sir Canapa nasce principalmente per informare e sensibilizzare le persone su tutte le proprietà della Cannabis. Lavorando all’interno del settore, mi sono reso conto che mancava qualcosa nello scenario cannabico italiano. La canapa industriale, dopo essere stata dimenticata a lungo tempo e quasi censurata per motivi economici, politici e farmaceutici, cominciava a tornare alla ribalta e si vedevano le prime piccole realtà che producevano prodotti a base di canapa, tra cui olio e farina di semi di canapa, materie prime ricche di proprietà nutrizionali. Inoltre, dopo il boom delle aperture di grow shop, ovvero negozi dedicati esclusivamente alla vendita di attrezzature per la coltivazione e semi di cannabis, mi sono reso conto che non si dava abbastanza dignità e importanza alla pianta stessa. Un tempo, i grow shop sembravano semplici negozi da giardinaggio, dove la Cannabis passava sempre in secondo piano, forse per paura o discrezione. Sir Canapa nasce dall’idea di riunire tutta la filiera della canapa e presentare questa pianta al pubblico sotto le sue diverse forme e utilizzi: dall’alimentare, alla cosmetica, alla nutraceutica, ai tessuti e inglobando i prodotti da growshop e di parafernalia. Sir è appunto l’acronimo di Sativa, Indica e Ruderalis, le tre specie di cannabis principali conosciute. A oggi Sir Canapa, oltre a essere un hemp shop, è pure punto di incontro e di informazione, grazie al network creato in questi soli due anni attraverso eventi e iniziative che nessun’altra attività commerciale aveva intrapreso prima in Italia.
Sir Canapa nasce come attività commerciale “multisettoriale”. Altrettanto trasversali sono le proprietà della canapa, delle quali c’è poca consapevolezza in Italia trascurando, come al solito, gli aspetti culturali che a 360 gradi coinvolgono questa pianta. Userei questo spazio intanto per approfondire queste potenzialità in ambito alimentare, terapeutico e della sostenibilità ambientale – nella cosmesi come in ambito tessile, edile e dell’agricoltura.
La Canapa è una pianta antichissima, utilizzata da sempre per le sue meravigliose proprietà. Con la canapa si potrebbero salvare ogni anno centinaia di milioni di alberi, produrre ogni tipo di tessuti, fabbricare carburanti, materie plastiche e vernici non inquinanti. Con i semi di canapa si potrebbe colmare la carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo. Il seme di canapa è il seme più nutriente che ci sia. Con la Canapa si possono costruire case e bonificare terreni. Insomma questa pianta è una risorsa indispensabile per il nostro pianeta ed è incredibile come tutte queste informazioni siano occultate da una società sempre più incentrata sui propri interessi economici, a discapito della salute delle persone.
C’è poi invece l’aspetto relativo all’uso ricreativo, “libero ma responsabile” della cannabis, con tutto il portato di contraddizioni delle politiche proibizionistiche che in Italia sono abituate a stabilire confini etici e sanitari labili in base a forme di convenienza (sigarette ed alcol in primis), non solo economica ma anche legate al potere “lobotomizzante” della disinformazione. Avete avuto difficoltà nell’aprire Sir Canapa per via dell’associazione tra “hemp shop” e “smart shop” o c’è stata una buona accoglienza?
A dire il vero, l’apertura di Sir Canapa è stata accolta positivamente dalla città di Milano e dai suoi abitanti. È incredibile come tante persone si stiano avvicinando sempre di più alla Cannabis, dalle persone anziane, alle famiglie ai malati. Questo perché credo che le persone stiano preferendo sempre di più metodi di cura e benessere di tipo naturale e la Cannabis è quasi sempre la risposta a quello che cercano. Ovviamente ogni tanto capita di incontrare i pregiudizi nei confronti della pianta, ma si cerca di fare comprendere che le effettive potenzialità di utilizzo di questo vegetale sono inesatte se esclusivamente associate ai soliti luoghi comuni della “canna” o dello “sballo”.
Ci parli delle tre specie della cannabis e delle relative proprietà?
Al mondo esistono migliaia e migliaia di varietà di Cannabis, diverse per caratteristiche di crescita, sapori, aromi, rese ed effetti. Tuttavia, tutte quante hanno un elemento in comune, ovvero appartengono a una delle tre specie del genere Cannabis: Sativa, Indica o Ruderalis. La Sativa è quella che raggiunge le dimensioni più imponenti, oltre a essere, probabilmente, la più popolare. Ha effetti cerebrali che possono rendere creativo ed energetico durante la giornata se assimilata e viene considerata come la pianta degli intenditori di Cannabis. Le piante di Cannabis Indica, normalmente, si distinguono per le dimensioni più contenute e le forme più cespugliose. Questa varietà di Cannabis è originaria delle zone subtropicali più impervie, in paesi come Pakistan e Afghanistan. Gli effetti sono principalmente corporei e viene usata soprattutto nell’ambito terapeutico per il suo alto contenuto di thc. La Cannabis Ruderalis è una genetica che si è diffusa in tempi più recenti. È entrata in scena solo pochi anni fa, innovando la coltivazione della Cannabis. Cresce in natura nelle regioni climatiche più rigide al mondo ed è la genetica più richiesta al momento nel mercato della Cannabis per via della sua velocità alla completa maturazione e quindi al raccolto.
Quali sono le origini del 4.20?
Il 4.20 è il codice identificativo della Cannabis in tutto il mondo e soprattutto in America, dove ogni 20 aprile si celebra questo fantastico vegetale. Attorno a questo numero ci sono diverse leggende, ma la più famosa è quella che vede cinque ragazzi californiani degli anni ’70 incontrarsi fuori da scuola alle 4.20, per partire alla ricerca della piantagione a bordo di una Chevrolet Impala. La ricerca, però, fu un buco nell’acqua: il tesoro non venne mai alla luce, ma i ragazzi continuarono a incontrarsi ogni giorno alle 4.20 e il numero divenne il loro codice, che pian piano si diffuse tra i compagni di scuola e per tutta San Rafael. Tra le altre leggende, una delle più diffuse è quella che vede l’utilizzo del codice da parte della polizia americana per le segnalazioni di marijuana. Il codice viene ripreso nel celebre film Pulp Fiction. Tutti gli orologi sono settati sulle 4.20. Tuttavia il successo nazionale del 4.20 giunse grazie ai Grateful Dead, paladini degli hippie e della psichedelia più dilatata e d’esplorazione fin dalla fine dei Sessanta, e diventati ora icone. Negli Stati Uniti il 20 aprile – 4/20 nel formato americano – è diventata la giornata nazionale della marijuana, celebrata da tutti gli amanti della cannabis con feste e raduni immersi nel verde.
Dopo una “versione zero” lo scorso anno, quella in arrivo è la prima vera e propria edizione in Italia: come siete riusciti a portarlo da noi e quali sono le realtà che lavorano in sinergia?
La manifestazione è stata portata per la prima volta in Italia, qui a Milano, grazie alla collaborazione messa in atto da Sir Canapa Hemp Shop con le varie realtà legate al mondo della Cannabis insieme ad altre realtà attive in ambito musicale sul territorio: La Società Psychedelica, C O M M U N I O N ed Hencote/Henkot, con lo scopo di realizzare una manifestazione aperta a tutte le persone che vogliono capire e conoscere meglio il mondo della Cannabis, andando oltre il solo punto di vista ludico/ricreativo. Il 4.20 Hemp Fest è una festa di musica, arte, cultura ed hemp food per portare a Milano e in Italia più consapevolezza e un approccio diverso nei confronti della pianta e di noi stessi. Nel 2016 ha avuto luogo negli spazi del RAM Studios con un’affluenza giornaliera di 1.500 persone. La manifestazione ha riscosso grande successo e molto interesse da parte del mondo dell’informazione, ed è stata concepita come Preview del Festival 2017. Per questa edizione stiamo lavorando con diverse realtà milanesi, ma soprattutto siamo riusciti a raccogliere molti sponsor da tutta Europa che credono nel progetto.
Abbiamo finora menzionato gli aspetti culturali legati all’uso pratico e terapeutico della canapa, ma anche arte e spiritualità fanno parte dell’immaginario del festival e dell’uso responsabile della cannabis. Fuori da luoghi comuni e generalizzazioni, in che modo musica e meditazione vanno a completare una quadro ludico e ricreativo composito, rappresentando un tassello importante di 4.20?
Questa manifestazione vuole diventare il nuovo format per un festival delle pratiche artistiche, meditative e spirituali associate alla psichedelia e alla cannabis. Sativa è cerebrale, Indica è corporea. Per questo motivo riteniamo interessante giocare sulla combinazione di musiche e atmosfere diverse a seconda dello stato d’animo e di mente in cui l’individuo si vuole immergere. Pertanto, all’interno del festival abbiamo creato diverse aree, che interpretano tutto ciò: sativa sarà l’area live concert, indica l’area djset ambient, ruderalis area adibita alle performance e all’arte.
Ci dai qualche indicazione circa il programma di quest’anno del festival?
Parleremo degli ultimi anni di progresso nella scienza e nella legalizzazione della più importante pianta del nostro pianeta. L’evento sarà ricco di talk e dibattiti sui più diversi temi, dall’utilizzo terapeutico della pianta allo sviluppo della canapa industriale in Italia in ambito alimentare e nutraceutico. Inoltre stiamo organizzando due corsi di coltivazione, uno focalizzato sulla cannabis indoor terapeutica, tenuto da Giuseppe Nicosia, esperto nutrizionista e attivista, e uno sulla canapa industriale tenuto da Claudio Natile presidente di Canapuglia. Ci saranno circa 30 realtà del settore ad esporre i loro prodotti. Per la parte di musica live la line up perlustrerà suoni soprattutto psichedelici, con sfumature diverse tra loro: il jazz cosmico di Sarathy Korwar, i suoni lisergici dei Vibravoid, i poliritimi di Al Doum & the Faryds, Philipp Ricordi & Tebea Paradis, e le selezioni di La Società Psychedelica ed Hencote Henkot, fino alle 4.20 di mattina.
Il rischio che il 4.20 venga letto – da più parti, sia da chi condanna la cannabis sia da chi ne fa un abuso non consapevole – come una manifestazione volta alla sola legalizzazione delle droghe leggere è chiaramente molto alto. Dacci qualche motivo per cui la partecipazione a questo “raduno” può essere invece intesa come un atto sociale, anche in un contesto mondiale in cui conservatorismo e proibizionismo stanno tornando, ovunque, prepotentemente in auge.
Sono tante le persone che cercano di cambiare questa società ormai malata e partecipare a questo raduno significa anche compiere un atto sociale di denuncia verso i crimini proibizionisti che obbligano pazienti e consumatori a strade illegali per l’utilizzo di una pianta officinale. L‘organizzazione 4.20 Hemp Fest grida forte l’urgenza di una normalizzazione della cannabis e vuole farlo con una festa libera, ma responsabile!