Milano non è masi stata una città d’aggregazione in senso stretto. Mi spiego meglio: Milano non è mai stata una città da vivere per strada, nelle piazze (molto poche), agli angoli delle vie. Molti che come me vengono dalla provincia coglieranno subito il punto. Anni passati a darsi appuntamento nel bel mezzo di nulla, seduti sui marciapiedi, tra le macchine, pantaloni sporchi di asfalto e visi distesi. Unico contenitore di questa siesta collettiva, a tratti maccheronica e per questo più autentica di tanti riti urbani che ci hanno imposto da chissà dove, la città. O meglio il quartiere, anche brutto e sgangherato, nucleo primordiale, forse primitivo del vivere la nostra città.
Qui la dimensione del vicinato, del condominio, del “passo a vedere chi c’è” è ancora ben radicata
C’è un posto però, dove tutto questo mi sembra ancora possibile. Qui la dimensione del vicinato, del condominio, del “passo a vedere chi c’è” è ancora ben radicata. Complice una piccola piazza, Morbegno, spaccata solo dalle linea del mitico tram 1, dove nullafacenti di professione o per caso, professionisti, studenti, gente del vicinato, trascorre le proprie serate. Punto nevralgico il Ghe Pensi Mi, un pub, un cocktail bar (leggi la ricetta del Basilicata Coast to Coast), uno spazio più che un locale che tutti noi viviamo – o meglio dire abbiamo vissuto fino a poco tempo fa – come una grande casa.
Ci si passa sempre, un po’ per caso, un po’ per noia, un po’ perché si sa che qui incontri sempre qualche buontempone che ti snocciola qualche massima sulla vita. Il Ghe Pensi Mi si vive per strada, con i bicchieri di plastica che contengono la bionda a prezzo scontato il martedì, quando la ressa sembra non farti neanche vedere dentro. Ma chi se ne importa tanto qui noi viviamo il bar in strada, ammassati, vicini, così vicini che ci urtiamo e neanche più chiediamo scusa. Una cosa che mi manca è propria questa nel marasma di questi giorni confusi che ci allontanano giustamente gli uni dagli altri.
Il Ghe Pensi Mi diventa il mio, il nostro stendardo che sventola a quel senso di vicinanza, connessione e unione che va oltre il classico concetto di bersi una cosa tra amici. Per il momento non si può che aspettare: siamo distanti per trovarci più vicino domani.