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Roma Soul City

Il prossimo 24 febbraio Roma Soul City compierà dieci anni e li festeggerà con un grande Allnighter. Per l'occasione abbiamo intervistato i suoi tre fondatori: Carlo Campaiola, Leo Mastropierro, Marco Dall'Asta. Un viaggio dalla Motown ai mod, dall'Inghilterra a Roma, passando per Genova e Rimini.

Scritto da Nicola Gerundino il 13 febbraio 2018
Aggiornato il 23 febbraio 2018

Luogo di residenza

Roma

Attività

Dj

Vinili, ore piccole, trasferte, dancefloor, suoni d’oltremanica e d’oltreoceano. Una descrizione che potrebbe adattarsi perfettamente al clubbing elettronico più massicciamente diffuso, quello che attualmente fa ballare le percentuali maggiori di persone ogni fine settimana. Invece qui si parla di soul. Di un viaggio iniziato negli States degli anni 60 grazie a tantissimi artisti ed etichette come la Motown, arrivato poi nel Nord dell’Inghilterra con la nascita e l’esplosione della peculiare scena northern soul e da lì sbarcato anche in Italia facendo leva sulla rinascita della cultura mod nei primi anni 80. Quando uscì nei cinema il film simbolo di questo movimento – Quadrophenia, diretto da Franc Roddam – c’era già chi da Roma si spostava nella capitale Inglese, ritrovandosi in prima persona nel bel mezzo di tutto quel fermento e rimanendone irrimediabilmente contagiato, organizzando concerti, serate e raduni. Gli ultimi dieci anni di questa “febbre” inguaribile per le tante sfaccettature di northern, rare e modern soul sono sfociati (anche) in una serata a cadenza annuale: Roma Soul City Allnighter, che il prossimo 24 febbraio spegnerà le dieci candeline presso il circolo Pinispettinati. Ci siamo fatti raccontare la sua storia dai tre fondatori: Carlo Campaiola, Leo Mastropierro, Marco Dall’Asta.

Da sinistra: Leo Mastropierro, Marco Dall'Asta, Carlo Campaiola.
Da sinistra: Leo Mastropierro, Marco Dall’Asta, Carlo Campaiola.

 

ZERO: Visto che ci apprestiamo a celebrare un decennale, partiamo dal primo di questi anni. Ci raccontate il primo Roma Soul City Allnighter del 2008?
Roma Soul City: La prima serata fu alla Galleria dei Serpenti, storico locale nel quartiere Monti. Avevamo un po’ di timore all’inizio, sia per la specificità della proposta musicale, sia per una naturale ritrosia “conservatrice” della notte capitolina a fenomeni nuovi. Fu, invece, un’intensa e lunga serata, affollatissima da romani e da soulies provenienti da diverse parti d’Italia. Come ospiti avevamo invitato Marco Inge – dj del Black Trefoil Soul Club di Genova – e, dalla Gran Bretagna, Kenny Burrell, che all’epoca possedeva una delle quattro/cinque copie conosciute del 45 giri di Do I Love You di Frank Wilson, singolo icona del northern soul. Uno dei dischi più rari al Mondo che fu suonato per l’ultima volta proprio a Roma. Poco dopo, nel 2009, Kenny decise di venderlo a un’asta per 25.000 sterline, diventando uno dei 10 dischi in vinile più costosi della storia. L’immagine dancefloor alle 03:00 di notte a mani alzate a cantare insieme Do I Love You è una di quelle che rimangono indelebili.

Cosa avete pensato il giorno dopo? Rifacciamolo subito?
Roma Soul City: Ogni nighter ha avuto una storia a sé, ognuno con sentimenti e svolgimenti diversi. Per scelta comune abbiamo deciso sin dall’inizio di farne solo due l’anno.

Quando e come vi siete ritrovati assieme e avete deciso di organizzare quel primo evento del 2008?
Roma Soul City: Ci conoscevamo già da tanti tempo, frequentando tutti e tre la scena mod nei primi anni 80, ci siamo ritrovati insieme dopo tanti anni a un soul allnighter a Genova e abbiamo avuto l’idea di organizzarne uno a Roma, visto che non esisteva un evento del genere in città.

Da un Roma Soul City Allnighter del 2014.
Da un Roma Soul City Allnighter del 2014.

Prima di quell’allnighter eravate già attivi nell’organizzazione di serate?
Carlo: Io ho iniziato a metà degli anni 80 e in maniera seria all’inizio dei 90, per poi divenire fondatore della Soul Connection e organizzare le serate più importanti in Italia, al Covo di Bologna.

Marco: Tra il 1979 e il 1980 sono stato tra i founding fathers del movimento mod, a Roma e in Italia. In prima linea nell’organizzazione sia delle serate mod nella Capitale, sia dei primi raduni nazionali a Viareggio e Rimini tra il 1982 e il 1984. Ero nella line up dei dj e, insieme a Francesco Nucci di Milano, siamo stati i primi a suonare northern soul a quegli storici raduni. Sono seguite serate one-off a Roma e in giro per l’Italia, fino al formarsi della nostra crew.

Leo: Io ho esordito come dj a Roma al Bluecheese – nota venue di fine anni 90/inizio 2000 – per poi diventare resident della serata mod Get Smart nel 2007.

Raduno mod a Rimini del 1989.
Raduno mod a Rimini del 1989.

A proposito, da dove viene e cosa significa precisamente il termine allnighter?
È un termine associato fin dall’inizio della scena – parliamo di fine anni 60 e primi anni 70 – alle serate in cui venivano suonati 45 giri di cantanti e gruppi americani su etichette regionali semi sconosciute rispetto ai successi mainstream degli artisti Motown, Atlantic e Stax. Sono serate che iniziano verso le 22:00 e finiscono alle prime luci dell’alba. Dancin’ Till Dawn!

Come nasce la vostra passione per questo genere musicale? È stato il primo genere di cui vi siete innamorati oppure è un amore che è sbocciato con nel tempo?
Carlo: Non è stato assolutamente il mio primo genere! A 11 anni mio cugino mi portò al Palasport a vedere i Genesis di Peter Gabriel e ne rimasi folgorato. Fino al 1978 ho ascoltato rock classico, poi sono arrivati i Jam e Quadrophenia e quindi ciaooo! Il soul è arrivato di conseguenza.

Marco: Ho avuto la fortuna, per l’epoca, di andare spesso a Londra, di respirare e scoprire il fermento musicale e quelle che vengono indicate con il terribile termine di “sottoculture giovanili”. La scossa del punk nel ’77. Nel ’79 la seconda ondata mod. Poi, nell’81, a una serata dalle parti di Earls Court, la folgorazione per il northern soul. Una febbre che non è mai più passata e che mi accompagna ancor oggi.

Leo: Frequentando i mods dai primi 80. L’amore per il soul è una vecchia passione che mi porto dietro da quegli anni.

Roma Soul City All Star: Marco Dall'Asta, Artur Fenn, il mitologico Soul Sam, Carlo Campaiola, Leo Mastropierro.
Roma Soul City All Star: Marco Dall’Asta, Artur Fenn, il mitologico Soul Sam, Carlo Campaiola, Leo Mastropierro.

In Italia la musica northern quando si è diffusa? E a Roma?
Marco: In Italia ha iniziato a essere ascoltata e a diffondersi parallelamente al movimento mod dei primi anni 80, ma già a metà di quel decennio ci furono serate esclusivamente northern e si formò una piccola scena autonoma di soulies. Poi si è radicata anche nella vivace scena scooterista e da allora esiste un irriducibile nucleo di appassionati, dj e ballerini pronti a fare chilometri e ore di treno e macchina pur di essere presenti a serate e allnighter in giro per l’Italia. Tutti uniti dall’amicizia e dalla passione per il soul: l’Italian Soul Family!

Carlo: A Roma è iniziata con noi!

168842_177777605586928_4725862_nQuali sono stati i personaggi chiave nella diffusione e quali tra questi avete incrociato nel vostro percorso?
Carlo: Essendo stato tra i primi non posso rispondere. Posso dirti che un dj che ha cambiato i miei gusti, ma sempre all’interno della soul music, è stato senza dubbio Terry Jones.

Marco: I dj del 6Ts Allnighter al 100 Club di Londra per la mia personale iniziazione alla scena. Una menzione speciale va fatta al Black Trefoil Soul Club di Genova – che quest’anno organizza il suo trentaduesimo allnighter – e ai tanti dj di tutte le età che continuano con passione a collezionare dischi e suonare in club in tutta Italia, mantenendo viva la scena.

Ci sono state anche delle fanzine o delle pubblicazioni importanti?
Carlo: Sempre estere.

Marco: Fino agli anni 90 esclusivamente fanzine britanniche. Poi, con l’arrivo di internet, vari blog e siti. In particolare, Soul Source viene considerato da anni il sito di riferimento per collezionisti e appassionati, pubblicando anche le notizie di serate e allnighter di soul e northern soul, in Uk e nel Mondo.

Tra i selezionatori di Roma chi vorreste citare?
Marco: fortunatamente negli ultimi anni a Roma si è formato un bel gruppo di appassionati di sonorità soul, di giovani leve entusiaste che hanno portato una ventata di freschezza alla scena. C’è una scuola di ballo e nuove serate. Mi piace segnalare Mr. Dublin, la crew di Dance With The Devil e quella degli Scarburati Scooter Club.

Roma Soul City Allnighter nel corso degli anni è stato sempre un appuntamento itinerante: scelta voluta o scelta “obbligata”?
Roma Soul City: La scelta del club è stata spesso legata alla tipologia del locale: abbiamo sempre privilegiato location con una buona pista per ballare, possibilmente in parquet, aspetto fondamentale per un soul allnighter.

Quali sono stati o sono tutt’ora gli allnighter più importanti in Italia?
Carlo: Roma, Ferrara e Genova.

Marco: Genova, Rimini, Parma, Pisa, Ferrara, Carpi, Vicenza. Ultimamente si riaffaccia con piacere Milano.

Stessa domanda, ma riguardante le città: quali le piazze di riferimento nel passato, quali quelle attuali?
Carlo: Bologna, Genova, Rimini e Vicenza.

Marco: Come sopra.

Comprate i vostri dischi qui a Roma? Se sì, dove li comprate? In generale, quali sono i canali che utilizzate di più per trovare i dischi che passate?
Carlo: Io vado molto per mercatini, mi piace ancora fare “diggin”.

Marco: Alcuni dei primi dischi li ho comprati nei primi anni 80 in negozietti a Londra e tramite liste ciclostilate spedite per posta da dealer inglesi. Prima di internet, in piena era analogica, a volte passavano mesi tra domande, risposte e invio del disco. Ma già allora, e ancor oggi, l’emozione più grande è andare in giro, anche all’alba, per mercatini, Porta Portese in primis, a ricercare singoli e dischi tra scatole e contenitori impolverati: il “diggin”. Una buona parte della mia collezione si è formata così.

Leo: La maggior parte dei dischi che compro, per quanto riguarda il soul, li trovo tramite aste online o attraverso venditori privati.

Il vinile per voi è irrinunciabile o fate delle eccezioni?
Roma Soul City: Assolutamente irrinunciabile e in formato originale (niente ristampe). Siamo una di quelle che in gergo soulies vengono definite “OVO”: Original Vinyl Only.
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Quanti ne possedete a testa?
Carlo: Credo di avere più o meno 5000 singoli.
Marco: Tra northern, modern soul, Motown e philly, quasi un migliaio.

Quello più raro che avete?
Carlo: Non lo posso dire, è chiuso in una cassetta di sicurezza in banca…
Marco: La mia piccola collezione di singoli soul originali in edizione italiana con copertina illustrata, ma non per il valore monetario.

Quello a cui siete più legati?
Carlo: Almeta Lattimore – These Memories.

Marco: Frankie Beverly & The Butlers – If That’s What You Wanted, il primo singolo su etichetta italiana che trovai nei primi anni 80 a Porta Portese, pagandolo 100 lire. Ora ne vale qualche centinaio, di sterline.

Gli artisti per voi imprescindibile? Diciamo un consiglio per chi volesse imparare l’abc.
Carlo: Qualunque artista e gruppo Motown che non siano i Jackson 5.

Leo: Per quanto riguarda gli artisti, ho una particolare passione per Stevie Wonder, anche se non suono mai niente di suo alle serate. Più in generale, come Carlo, più che singoli artisti direi la mitica etichetta Motown, che rappresenta per me la perfezione in ambito soul.

Marco: Per chi si affaccia per la prima volta ora, ci sono ora tantissime compilation, sia in vinile che nel cloud, a cui attingere per immergersi in suoni, groove e atmosfera. Tra tantissimi artisti e gruppi, personalmente per iniziare citerei: The Dells, The Hesitations, Willie Tee, JJ Barnes, Lorraine Chandler, Chuck Jackson, Darrow Fletcher.

I cinque pezzi che invece non possono mancare in una selezione firmata Roma Soul City Allnighter?
Carlo: Continental Showstoppers – Not Too Young, Kool Blues – Can We Try Again, The Montclairs – Hung Up On Your Love, Almeta Lattimore – These Memories, Unique Blend – Yes I’m In Love.

Marco: Frankie Beverly & The Butlers – If That’s What You Wanted, John St John – You Can’t Mean It, Sharon Scott – Could It Be You, Bobby Womack – Home Is Where The Heart Is, Marcia Hines – You Gotta Let Go.

Leo: Rhonda Davis – Can You Remember, El Anthony – We’ve Been In Love Too Long, Tony Troutman – What’s The Use, Bill Harris – Am I Cold, Am I Hot, Choice of Colour – Your Love

Anche in generi più di nicchia come questo ci sono booking e agenzie o si lavora più grazie a contatti e amicizie maturare negli anni?
Carlo: Frequentando la scena da decenni, i dj li conosco quasi tutti e direi che, almeno per quello che mi riguarda, come criterio di scelta prediligo il genere che propone l’eventuale ospite.

Tra i vari dj che avete ospitato chi ricordate con maggiore affetto?
Carlo: Direi tutti, ma una menzione particolare per Ray Parker una grande persona scomparsa lo scorso anno.
Marco: Tutti. I tanti amici italiani e quelli d’oltre manica, Soul Sam, Ginger Taylor, Kenny Burrell, Arthur Fenn, Sean Chapman, Ray Parker, Terry Jones.

Ginger Taylor, ospite del Roma Soul City Allnighter al Lian Club.
Ginger Taylor, ospite del Roma Soul City Allnighter al Lian Club.

Immagino siate stati inviati a suonare in diversi allnighter fuori Roma e fuori dall’Italia, quale festa ricordate tra queste?
Leo: In questi anni sono stato ospite di diversi allnighter in Italia e all’estero ed è difficile esprimere delle preferenze, ogni serata porta con se dei ricordi particolari, legati proprio a quell’evento.

Qual è la Roma Soul City Allnighter a cui siete più legati?
Roma Soul City: Abbiamo sempre invitato ospiti, sia italiani che stranieri, che reputiamo particolarmente interessanti e con alcuni dei quali siamo legati anche da un rapporto di amicizia.

Cosa succederà in questa del 2018?
Roma Soul City Sarà fondamentalmente una festa, per noi e per i tanti amici e amiche della Italian Soul Family che anche questa volta animeranno fino a notte fonda il dancefloor dei Pinispettinati.

Chi ha disegnato il vostro logo?
Leo: Il logo è stato disegnato da Fabio Conti, di Milano, noto grafico, dj del giro soul e più in generale legato alla musica, visto che collabora con diverse case discografiche. Nasce da una mia idea di unire una immagine simbolo di Roma con quella del night owl, un gufo, tra i simboli più usati nel northern soul.
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