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Bar Rattazzo

via Vetere 12, Milano

di Zero

Da quarant'anni in sella allo sgabello col suo occhio da volpe, la chioma alla George Peppard e la battuta tagliente come una rasoiata, Piero Rattazzo è rimasto uno degli ultimi depositari della Milano che fu, fatta di cuore, spirito e grandi bevute. Negli anni 60 e per tutti i 70 l’83 di Porta Ticinese era il punto d’incontro della “peggio gioventù”, quella che si incazzava e sognava sotto le pale roteanti che frollavano il fumo di mille sigarette. Il Ticinese era un polmone di creatività e politica: intellettuali, artisti e lavoratori s’incontravano al bar, e l’aperitivo ieri come oggi era fatto di vino e polpette. Per chi è più giovane ed è cresciuto a Milano negli anni Ottanta, il bar rappresenta un ancora di salvezza dove bere e mangiare a prezzi popolari adocchiando qualche bella moretta, lontano dagli stereotipi modaioli milanesi (che pure si trovano a pochi metri da lì, in quella passerella fashionista che per certi versi è ormai il Ticinese di oggi, punkabbestia a parte).

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