Faithless

Bisogna sborsare ben 25 euro per andarli a sentire. Un po’ troppo per le nostre povere tasche, persino (o tanto più) se si tratta dei Faithless. Già, perché di “dance-band” che vi facciano ballare con tale energia, suonando dal vivo con chitarre e batteria, ce ne sono poche. Eppure i Faithless, passati dalle prime contaminazioni dance-rock a un certo happy hip-hop spurio e spesso discutibile, fino agli ultimi ammiccamenti trip-pop sul no-global andante, costituiscono un dilemma ancora irrisolto. Sarà perché Dido, sorella di uno di loro, ogni tanto spunta fuori in qualche loop (ma dicono che non è per vendere “fucking millions album”); o sarà perché hanno sempre sentito la necessità di sostanziare il loro pop con paroloni; di far passare un hype spesso tronfio, didascalico e ben poco ironico per maestria, e tormentoni house per perle idm dalla sapienza tibetana. Fagocitati da se stessi e dai “fottuti milioni di dischi” venduti? Il nuovo “No Roots” non conferma né smentisce. Dal vivo sono grandiosi: perciò, se avete rotto il maialino salva-euro, accorrete numerosi.