"Mette i dischi o fa roba strana a questo giro?" ci si chiede in redazione. I suoi ultimi lavori sono teorizzati da un manifesto che ne accompagna le gesta tecniche e concettuali: un hamburger preso a palettate o una lattina di Coca Cola accartocciata, divennero, attraverso gli infiniti campionamenti, strumenti di profanazione (simbolica) del sistema prepotentemente globale e bellicosamente ottuso. "Goodbye Swingtime" offrì, in una faraonica esibizione romana, l'occasione all'ascoltatore elettronico reso anemico da
pallidi laptop con abat-jour a forma di mela annessa, di assistere alla rappresentazione di un compendio di old-time jazz. Opulenta Big Band compresa. Divenuto Superfigo (l'eroe preferito da quelli che arrivano dopo), Herbert, oggi, entra ed esce dalla Queen Elizabeth Hall o dal Centro Pompidou di Parigi. A fare cosa? A rimaneggiare registrazioni di polli, zucchero e salmoni che copulano nell'avversità. Campionamenti "organici" che riguardano il rapporto col cibo, in un tour in cui è affiancato da uno chef e tre musicisti che picchiano scatolame e delizie. Fortunatamente la fauna che circonda la dance vede tra le sue massime rappresentanze più groupies di Coccoluto che cupi radical a-melodici. Quindi rimettete Chomsky sullo scaffale della biblioteca e venite a fare quattro salti al Plastic, perchè stasera si balla!
Matthew Herbert
17/3/2005, Campionamenti "organici" che riguardano il rapporto col cibo in un dj set tutto da ballare! Plastic, Viale Umbria 120, Milano
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