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Ombre cinesi. Le Tre Cine al confronto con il mercato cinematografico occidentale

Rassegna a cura di Associazione Culturale del Giallo & Co con proiezione, fra gli altri, di "Lupo Mannaro" di Tibaldi, "Il fuggiasco" di Manni e "Il deserto dei Tartari" di Zurlini. Teatro Gnomo, Via Lanzone 30 - Milano

di Dion+

Ombre non lo sono più, questo è sicuro. I cinesi in giro da queste parti, ultimamente, tutto sono meno che ombre. La rassegna la rititolerei “Presenze Cinesi”, che fa un po’ horror, ma quelli orientali del resto vanno di moda. Anche il Vaticano s'è incazzato stavolta: quando Pechino ha mandato gli auguri al Papa moribondo (ci vuole una faccia come il didietro), la Santa Sede ha reagito mandando tutti cristianamente a quel paese (vecchie ruggini). È un segno dei tempi. Come è un segno che gli ultimi film di Zhang Yimou siano bruttini (“La foresta dei pugnali volanti”) quando non politicamente pericolosi (il neo-mao-imperialismo di “Hero”). Per fortuna che a questo festival delle tre Cine (con Hong-Kong e Taiwan, quest’ultima, a dire il vero, neanche riconosciuta dalla Cina) c’è Wong Kar Wai, beniamino del nuovo gusto dei cineclub: quello intimista, intellettualoide, pseudo-malinconico e chic, che piace tanto alle signore dei cineforum e ai loro parrucchieri (lo si dica, “2046” era una boiata). In cartellone anche i suoi primi lungometraggi, preziosità da noi ancora inedite.

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