E’ difficile trovare parole per descrivere e raccontarvi un live in cui le parole sono sempre e comunque laterali rispetto ad un discorso fatto di pulsazioni emotive e dinamiche che qualcuno definisce del cuore, e che io invece definisco del corpo al 100%. I Mogwai sono l’apoteosi di un linguaggio musicale che ha (tras)portato la chitarra e i suoi riff a raccontare rivolte dello stomaco e crepuscoli dolcissimi. Le frasi non dicono, ma rivelano, quasi simbolicamente. Post-rock di arpeggi che ti arpionano e ti sbattono dentro un turbine che si arrota e poi si scioglie, attenzione massima e coinvolgimento completo, estasi e delirio. Tutto in un loro live schiocca come lo schiaffo e accarezza come un bacio. Senza però arrogarsi il dovere di fare poesia. Perchè se li vedi, questi cinque fieri scozzesi, localist e beer-addicted, non pensi allo spleen, eppure sono i più romantici guitar-hero dell’età moderna. Presentano “Mr. Beast”, il loro ultimo disco che conferma e rassicura e prosegue l’opera di mattanza sensoriale globale ormai loro profilo. Come dire: necessario. Come dire: imperdibile. Come dire: senza parole.
Mogwai + The magnificents
20/4/2006, Rolling Stone, C.so XXII Marzo - Milano
Social