Sono le cinque del mattino di domenica 3 aprile 2011 a Mannheim, ma non sento freddo. Laurent Garnier esaspera i tecnici del suono con l'attacco di "The Man With the Red Face". Piove sudore condensato in grandi gocce sulla mia testa e nel bicchiere che tengo in mano. Risalgo la corrente verso l'uscita tra centinaia di corpi che si accalcano intorno a Karotte, che sta optando per uno stage dive alquanto scomposto. Fuori ci si scalda con le salsicce speziate del Baden-Württemberg, si consulta lo stropicciato timetable tascabile e si incrociano vecchie conoscenze da festival. Ritrovo i miei amici di Milano persi ore fa sotto l'abbraccio in consolle tra Carl Cox e Sven Väth. Prendo fiato, entro ed esco nelle varie sale dove il suono è così perfetto che basta stare all'entrata per percepirne le vibrazioni. Vedo l'attesa negli occhi dei fan di Marco Carola e penso a quanto l'Italia si meriterebbe un Time Warp tutto suo. Si fa giorno, la musica sale di giri. Mi butto in un altro hangar enorme. La sagoma di Richie Hawtin è al comando di un'astronave di techno rullante e neon blu elettrici. Ho un aereo che parte tra qualche ora da un'altra città: lo perderò. Come vedi, nonostante la line up un po' zoppa, qualche ragione per andare al Time Warp Italy c'è.
Time Warp Italy
1/10/2011, Fieramilano (Rho), Strada Statale del Sempione
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