Spiritualized

“Jason Pierce è dio”. Ho sentito pronunciare questa frase a ogni concerto degli Spiritualized. L’ho sentita dire in lingue diverse, da amici o sconosciuti, da persone di ogni età. Mettete Jason Pierce con la sua band (e magari anche con un’orchestra) sul palco della Royal Albert Hall di Londra, su quello di una rassegna estiva romana, su un vulcano islandese o in una sala da ballo a Minehead, e l’effetto sarà sempre lo stesso: meravigliosamente stordente. E allora, signore e signori, preparatevi al decollo.
Stasera esplosioni di suoni e riverberi luminosi spalancheranno le porte della vostra percezione. Fluttuerete nello spazio, camminerete con Gesù, sentirete l’elettricità scaraventarvi vorticosamente fino alla vetta. Entrerete nella casa dei coraggiosi, dove la luce risplende, accecante. Come un Icaro moderno, Little J vi sospingerà fino ad adagiarvi sulla superficie del sole. Vi offrirà la sua dolce medicina, e allora sarà come oscillare tra le onde fresche di un interspazio saturo di gospel e white noise. Giocherete con il fuoco, ma non guardatevi mai indietro. Perché dopo stasera, nulla sarà più lo stesso. No God only Spiritualized.