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The Botanical Club Tortona

Via Tortona, 33, 20144 Milano

di Simo “Pastu” Muzza

A solo un anno di distanza dall’inaugurazione di The Botanical Club di via Pastrengo, Alessandro Longhin e Davide Martelli hanno aperto il 23 giugno 2016 il secondo locale in via Tortona 33, in una zona dove paradossalmente mancavano cocktail bar di qualità.
Il nuovo cocktail bar e ristorante è letteralmente spettacolare: ne avevo già intuito le potenzialità sbirciando i lavori al piano terra del palazzo di vetro in cui sorge, ma sinceramente non mi immaginavo un impatto del genere. Arriviamo all’ora di pranzo e c’è già un bel movimento, evidentemente i lavoratori della zona sono curiosi quanto me e riempiono i tavoli all’esterno che sfruttano la piazza di fronte al locale. Noi preferiamo entrare: mi colpiscono subito il grande spazio dominato dal bancone centrale ben fornito di sgabelli, la forte luce che passa attraverso le vetrate, le numerose piante che richiamano le botaniche da cui si ottiene il gin della casa Spleen et Ideal. «Se il primo Botanical potrebbe essere un locale di New York, qui ci si sente a Los Angeles» ci dice Ale, ed è strano essere d’accordo con lui pur non essendo mai stato in California.
Do un’occhiata al menu, anche se ho già deciso di provare il poke (si pronuncia pokè, mi dicono), un piatto hawaiano. Scelgo quello con cubi di tonno pinna gialla, inamona, alghe e sesamo: è un piatto simile al chirashi ma molto più gustoso, con i chicchi di riso carnaroli che s’impregnano di inamona e diventano croccanti e il pesce molto buono, sicuramente di prima qualità. C’è anche la versione con salmone e teriyaki, Ishikura, noci di macadamia e papaya o vegetariana a base di avocado, barbabietole, pak choy, olio al tè matcha. Assaggio anche lo Juniper Burger con black bread al carbone vegetale, pollo ruspante al ginepro, raspadura di Parmigiano, sedano, salsa Ceasar e The Botanical Club Sandwich con salmone affumicato, avocado, chips di loto, entrambi molto gustosi. Sono presenti anche piatti di cucina italiana come fusilli cacio e pepe con purea di mele.
A questo link trovate tutto il menu con anche i drink, che cambierà ogni due mesi, con tanto di prezzi (portate dai 4 ai 22 €, cocktail 8-12) e piatti disponibili a tutte le ore . Un’esperienza molto piacevole, talmente piacevole che decido di ritornare il giorno dopo per l’aperitivo e testare i cocktail 100% signature a cura di due fuoriclasse Giacomo Ellena e Niccolò Caramiello, che già mi avevano stupito a pranzo (ma solo perché sono raccomandato) con un Quentin, un drink “spazzesco” a base di gin, limone, wasabi e pomodorino di pachino. Li proverei tutti e 14, ma mi limito a un Greek Rhapsody (gin al sedano, Mastiha, lime, habanero) e Jordan Sour, omaggio al grande numero 23 con bourbon, limone, Amaretto di Saronno e orzata.
A dir la verità poi sono stato costretto a provare il Punk Wave perché i barman volevano farmi provare l’agave infusa al caffè, accompagnata da tequila repo, lime e crema di banana.
Lo ribadisco: “spazzesco”!

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