Nel 2019 la Fondazione Emilio Vedova celebra i 100 anni dalla nascita del pittore con una mostra a lui dedicata ai magazzini del sale, dal 18 aprile al 3 novembre 2019. A curare l’esposizione è il pittore Georg Baselitz, figura di riferimento nello scenario dell’espressionismo tedesco degli anni 60, nonché grande amico del pittore Emilio Vedova con il quale ha condiviso un forte legame di amicizia. L’affetto che Baselitz prova per Vedova rende l’esposizione un sincero omaggio alla testimonianza artistica del pittore veneziano. Non ci può che scappare un sorriso quando, dopo la salita, vediamo sbucare la teste dei due amici immortalati negli anni 60 a Kassel durante Documenta. Ma distogliendo lo sguardo dalla imponente gigantografia ci si rivolge alle due pareti che ricoprono lo spazio longitudinale del dock sulle quali sono state allestite le 15 tele. Baselitz disegna lo spazio espositivo con due pareti bianche (costruite appositamente) mostrando le due fasi più significative di Vedova: a sinistra i dipinti degli anni 60 e a destra quelli degli anni 80.
Il pittore incontra Baselitz proprio negli anni 60 e i due instaurano un forte legame di amicizia e di stima che permette all’attuale curatore di conoscere i tratti più personali della sua pratica artistica. Nonostante i 20 anni di distacco le gigantesche tele in bianco e nero di Vedova dialogano tra di loro per via dei segni e tratti energici e violenti. Si nota l’assenza quasi totale di colore. Fabrizio Gazzarri, che oltre ad aver diretto la mostra ha iniziato il suo percorso lavorativo con Vedova negli anni 90, ha dichiarato che la scelta di mostrare opere in bianco e nero, oltre ad evidenziare la natura grafica di Vedova, “permette di entrare con più forza e intensità all’interno del suo problematico e scontrato mondo espressivo”. Si capisce così quella energia rivoluzionaria del pittore informale che non si fermava né ai limiti spaziali della tela né alle convenzioni della vita quotidiana. L’esposizione alla fine risulta semplice, ben fatta, radicale.
Geschrieben von Valeria Segna