Progettare lo spazio significa trasformarlo in un luogo. Implica una formulazione del vivere, il passaggio corporeo di chi lo attraverserà. Rimanda ad esperienze sensoriali passate, legate alla memoria, proietta verso stimoli nuovi. Bojan Šarčević non è un architetto, ma è un artista bosniaco che attraverso una magia intima celata nelle sue opere, agisce sullo spazio pensandolo come una soglia. Una volta varcata, si scoprirà un approccio raffinato e formale, che unisce il modernismo con il costruttivismo russo e le utopie del Dopoguerra, che mescola l’alluminio con il cartongesso, il marmo con il polistirolo. Ed in inizia una narrazione di appropriazione dello spazio. Evidentemente soggettiva e mutevole. Come sarà, in questo caso, il confronto con Slampadato?