Shu Lea Cheang è un’artista multimediale, una pioniera della net art la cui pratica artistica spazia tra film, video, installazioni, performance e arte digitale, spesso concepita sotto forma di software interattivi o progetti online. Membro dal 1982 del collettivo indipendente Paper Tiger Television e co-fondatrice nel 2001 di Kingdom of Piracy, una piattaforma online di libero scambio per contenuti artistici digitali, l’artista si applica da quarant’anni al superamento di limiti sociali, politici, economici e geografici con l’obbiettivo di ridefinire i meccanismi. Una grande porzione del lavoro di Cheang consiste nella riprogrammazione del corpo, tenendo conto dell’ascendente che il progresso tecnologico ha su di esso e riconoscendo come internet, i social media e le politiche di hacking di entrambi riscrivano inevitabilmente l’identità di chi vi gravita attorno. Partecipando con un progetto a cura di Paul B. Preciado, filosofo e scrittore la cui ricerca si concentra su materie quali biopolitica, sessualità e queer studies, Shu Lea Cheang è la prima artista donna a rappresentare Taiwan alla Biennale di Venezia.
Dopo aver presentato nella scorsa edizione il lavoro di Teaching Hsieh, conosciuto per le sue performance totalizzanti e spesso imperniate sulla percezione di libertà e reclusione, il padiglione taiwanese, situato nel Palazzo delle Prigioni, continua il confronto con il proprio spazio espositivo, invitando un’altra artista concettuale a scandagliarne le peculiarità socio-politiche. Il titolo 3x3x6 si riferisce ad un modello architettonico recentemente sviluppato e prodotto su scala mondiale, che prevede il disegno di una cella di nove metri quadri, monitorata da sei telecamere di sorveglianza.
Partendo da questa suggestione, così come dalla storia dello spazio ospitante, l’opera riflette sull’applicazione più recente del concetto di prigionia, che spesso interessa minoranze oppresse per motivi di razza, religione, genere, identità e orientamento sessuale. L’installazione multimediale si srotola attraverso quattro segmenti narrativi, ispirati da dieci approfondimenti su altrettanti personaggi, sia storici che contemporanei, noti per essere stati incarcerati in quanto non conformi alle società del loro tempo. Da Casanova – che nel diciottesimo secolo evase proprio dal Palazzo delle Prigioni – a Focault, i casi sono raccontati tramite documenti d’archivio e fake news, prove e manomissioni, testimonianze e leggende.
A cura di Paul B. Preciado
Written by Zoë De Luca