Che il confronto e l’interazione tra reale e digitale fossero una parte importante del futuro dell’espressione artistica lo sapevamo già prima di questo “strano” periodo per le performance in presenza. Con il lockdown e tutto quello che è arrivato dopo, però, abbiamo anche capito che il digitale può essere un mezzo per amplificare e potenziare il reale, una declinazione diversa dell’esperienza ma non una sua sostituta. Abbiamo capito che le parti più interessanti si trovano fra le “crepe” tra i due mondi, nelle intersezioni inaspettate, nelle sperimentazioni avventurose ma consapevoli (e con un’idea reale forte dietro) tra le due dimensioni. La vocazione di DigitaLive è proprio quella di indagare le contaminazioni tra discipline e piani percettivi differenti e anche per questo, negli anni, si conferma uno dei momenti più interessanti – quantomeno per noi – di tutto il Romaeuropa Festival.
Inevitabile che i protagonisti di questa fitta due giorni alla Pelanda – e con chiusura all’Argentina – ospiti artisti che hanno un forte legame con il contemporaneo, ma anche che mettano in discussione alcune certezze della performance nell’eterno conflitto/dialogo tra “verità” e “artificio” così come siamo abituati a conoscerla. Sul palco torna un peso massimo della sperimentazione italica più originale ed eclettica, Massimo Pupillo, il cui basso negli anni si è sempre più trasformato in uno strumento ibrido tra cordofono e macchina elettronica, e quindi tra analogico e digitale, stavolta con una performance dedicata al suo primo album da solista (!) “The Black Iron Prison”. Una sovrapposizione tra piani dove chitarra, elettroacustica, musica contemporanea e ambient (si) confondono che avviene anche nel nuovo set di un altro riferimento assoluto della musica di ricerca (e non solo) in Italia, Stefano Pilia, che qui addirittura fa il salto allegorico con un viaggio simbolico e alchemico ispirato dalla Divina Commedia di Dante e dal rituale della Nekya (l’evocazione dei morti raccontata nel libro IX dell’Odissea di Omero). Visione e reale, ritualità e contemporaneo sono tratti caratteristici anche della “messa in scena” dei Salò, di nuovo con una performance “site specific” per Romaeuropa intitolata “Streghe, Briganti, Diavoli e Santi”.
E ancora: apertura affidata all’indagine tra l’interazione tra uomo e macchina nell’epoca dell’intelligenza artificiale a cura di Lorem, progetto multidisciplinare guidato dal sound e visual artist Francesco D’Abbraccio, e chiusura con le pennellate digitali di Davide Quayola e la performance “Transient – Impermanent Paintings” concerto audiovisivo per due performer e algoritmi generativi che eseguono, insieme, un’improvvisazione dal vivo per due pianoforti motorizzati e proiezioni video. Nel mezzo le performance online tra danza e destrutturazioni pop di Alexander Whitley, Myriam Bleau con LaTurbo Avedon, Compagnia Shonen e Mara Oscar Cassiani per continuare a indagare le potenzialità dell’arte in streaming non come sostituto ma come esperienza “altra” rispetto a quelle in presenza.
PROGRAMMA
Venerdì 2
18:00 | Alexander Whitley – “Chaotic Body” (evento online/anche sabato 3 ore 20:15 e domenica 4 ore 20:15, gratis)
20:00 | Myriam Bleau & LaTurbo Avedon -“Eternity Be Kind” (evento online, gratis)
21:00 | Lorem – “Within a latent space” (Mattatoio/Teatro 1, €10)
22:00 | Salò (Mattatoio/Teatro 2, €10)
THE POST-FUTURIST CAVE a cura di RUFA – Rome University of Fine Arts (Mattatoio/Cellette, fino a sabato 3)
Sabato 3
17:00 | Éric Minh Cuong Castaing/Compagnia Shonen – “Phoenix – Process of creation in situation of Conflict” (evento online, gratis)
21:00 + 23:00 | Massimo Pupillo – “The Black Iron Prison” (Mattatoio/Teatro 2, €10)
22:00 | Stefano Pilia – “In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni” (Mattatoio/Teatro 1, €10)
Domenica 4
18:00 | Quayola – “Transient – Impermanent Paintings” (Teatro Argentina, € 20)
19:30 | Mara Oscar Cassiani – “La Faune, A Story Of Arizona Tea And Self Care Habitats” (evento online/Vincitrice Digital Award 2019, gratis)
Written by Chiara Colli