Nel 1966 a Firenze c’erano due correnti: quella dell’Arno che scendeva tra le vie alluvionate della città, e quella architettonica poi definita Radicale che risaliva le pendici del monte Bellosguardo. Superstudio nasce lì, negli incredibili disegni dei quaderni a quadretti, nei collage e nelle prospettive visionarie di Natalini, Toraldo di Francia e Frassinelli. La mostra Superarchitettura a Pistoia li consacra e inizia il Viaggio nelle regioni della ragione, perché l’architettura doveva essere strumento per salvare il Mondo. Poi il Monumento Continuo, un progetto senza limiti temporali e spaziali che riuniva la monumentalità di Kahn e le mega strutture di Friedman con i metabolisti giapponesi. Poi ancora, cataloghi di Istogrammi, reticoli assonometrici adattabili a diverse scale di misura che diventavano mobili o architetture. Un fuga ambiziosa dagli errori del passato attraverso un unico gesto creativo, utopico. Poi le dodici Città Ideali, dove i racconti presero più spazio delle immagini. Poi lo studio avanguardistico si dissolse come una malattia esantematica che col tempo perde forza. Per fortuna, non tutta l’opera era su fogliacci grezzi con colle industriali. Così, possiamo gioire, per esempio andando a vedere questa mostra al Maxxi.
Written by Emiliano Zandri