In una Milano dominata dall’egemonia dei cocktail bar, il mondo del vino non cede il passo all’esercito di shaker, bretelle e baffi impomatati. L’Italia dei vitigni riscoperti, della viticultura eroica, dell’orgoglio di migliaia di produttori non dimentica di celebrare il miracolo dei miracoli – la trasformazione del mosto in vino – nelle sue enoteche e nei suoi templi del bere. L’oste, che sia quello un po’ rude con le guance sempre rosse o il marketing manager esaurito che finalmente corona il suo sogno, è figura immortale che mai perderà il suo fascino legato ad anni di storia e letteratura. Ti accoglie come a casa propria, spesso si siede con te e non di rado quando il gomito si alza più veloce dello spread, ti offre un altro bicchiere: perché il vino nasce così, da condividere al tavolo o al bancone vero palcoscenico di ogni enoteca. Ci incontri i personaggi più improbabili, quelli più inaspettati, quelli che ti portano sulla cattiva strada o forse la buona. Non temete, nessuno nella Milano 2.0 finirà come il buon Renzo Tramaglino, ingannato dopo troppi bicchieri dai furfanti dell’Osteria della Luna Piena. Milano apre le porte del vino nelle sue enoteche: giovani, moderne, di design, oppure sgangherate, tradizionali e sempre immortali, in questa guida troverete il meglio in città. Una cosa è certa. Ovunque andrete il vino parlerà prima di tutto e tutti. Parafrasando qualcuno: un cattivo vino riuscirà a rovinare il migliore dei locali, mentre uno strepitoso salverà anche il più mediocre dei posti. Per una sera dunque, abbandonate il gin & tonic dalle 18 botaniche e varcate la soglia di uno di questi locali: in quel rosso invecchiato 10 anni o nella bolla di un metodo classico troverete la felicità.