“Mi fai un Milano Torino”, dico senza esitare al bancone del bar. “E come si fa un Milano Torino”, mi rispondono con altrettanta sicurezza dall’altra parte. Capisco che è il mio bar, quello dove le cose si fanno con una genuina improvvisazione. “Metti metà bitter Campari e metà Punt e Mes e ci siamo”. Neanche male il risultato, d’altronde il Mi.To. è semplice da realizzare, lo faceva sempre mia nonna tra una partita di Burraco e un’altra alle sue amiche. Qui al Circolo dei Combattenti invece si gioca a boccette all’italiana: senza stecche perché mi spiegano scherzando che una volta se le sono date in testa le stecche e quindi sono state vietate.
Gli voglio credere, le storie romanzate sono le mie preferite. Il Circolo dei Combattenti è un pezzo di vecchia Milano, apre nel 1918 per i reduci della Prima Guerra Mondiale e nel corso della storia cambia volto e proprietà. Fino ad arrivare a quella odierna, da quasi sette anni dietro la direzione del Circolo. Ci trovi dentro volti rugosi di personaggi con le mani ingiallite dal fumo di anni e giovani leve, perché venire al Circolo fa comunque figo e dopo che hanno aperto e coperto anche per l’inverno il backyard è un luogo sempre popolato. Si mangia al Circolo dei Combattenti: i grandi classici della tradizione milanese e della cucina italiana. Sarà il vostro posto della vita.
Martina Di Iorio