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Asp126 x Ugo Borghetti

Trastevere nelle rime del volto più crudo e poetico della crew 126

quartiere Trastevere

Written by Chiara Colli il 6 October 2020
Aggiornato il 3 November 2020

Foto di Alberta Cuccia

Place of birth

Roma

Rime di pancia e di cuore, tra le più amare e sincere che abbiamo ascoltato nell’ultimo anno. Rime che escono dal seminato trap attuale, con un senso di appartenenza e identità imprescindibile e una scrittura verace come il vecchio spirito del rione da cui provengono, Trastevere. Rime senza ghiaccio, pungenti come un concentrato di vita vera, immediate come uno scatto veloce, la sintesi di un’attitudine che dice già tutto in versi perfetti come «Vorrei fa’ come il Vichingo e campare di Campari» (in riferimento a un personaggio di culto e imprescindibile della Trastevere degli ultimi decenni, “il Vichingo” appunto, immancabile ovviamente anche nel documentario “Barricata S. Calisto”). Cresciuti tra la Scalea del Tamburino e il bar S. Calisto come tutta la crew romana da cui provengono, la Lovegang dei fratelli Franco e Ketama, un esordio uscito lo scorso anno su Bomba Dischi, “Senza ghiaccio”, Asp126 e Ugo Borghetti sono il volto più crudo eppure poetico della 126. Non potevamo non farci raccontare la loro Trastevere, tra una Peroni da 66 e un turno di lavoro in trattoria.

Foto di Alberta Cuccia
Foto di Alberta Cuccia

Partiamo dall'inizio: come vi siete conosciuti e come è partita la scintilla per collaborare insieme? Trastevere è sempre stata sullo sfondo?

ASP126: Quando eravamo pischelli Bebbo era già leggenda a Roma, perciò di fama lo conoscevo da tempo, la nostra amicizia invece è nata a Marino durante un’epocale sagra dell’uva.
UGO BORGHETTI: Come si può ben capire Trastevere sta sempre sullo sfondo, però per assurdo se semo conosciuti a Marino alla sagra der vino. Comunque “Senza ghiaccio” è nato per bisogno di tutti e due.

Al di là dei temi e delle situazioni/riferimenti specifici, in che maniera essere nati in questo rione ha ispirato, ma proprio pure plasmato il modo di sentire e comunicare la vostra musica e le vostre idee?

A126: Ad aver plasmato la nostra visione del mondo secondo me sono state determinate esperienze: “fratello”, “strada”, “gang” sono parole che fanno fico soprattutto quando non ti appartengono, se certe cose invece le hai vissute per davvero finisci per parlarne in maniera personale, al di fuori degli stereotipi macchiettistici.
U.B.: Beh, se eravamo come tutti l’altri non stavamo qui a far questa intervista. Noi nella musica parliamo del nostro, non ci facciamo influenzare dal mood odierno semplicemente perché viviamo in un altro modo, ancora sappiamo cos’è l’amicizia reale, non viviamo dietro uno schermo, quindi viviamo ancora i problemi del rione, della Roma verace.

Facendo un po' meno i seri, dove pensate che sareste, adesso, se foste nati "in Prati"?

A126:Sulle differenze nella dinamiche sociali tra Virgilio – che in realtà non era scuola mia in senso stretto – e Mamiani devo ancora approfondire.
U.B.: In quarantena dopo aver fatto 10.000.000 di serate in Sardegna, coi sordi de mi padre avvocato.

Sentite un legame particolare con qualche scena o realtà della città del passato o del presente?

Ovviamente, come abbiamo sempre detto, eravamo – e siamo ancora – tutti fan del Truceklan.

Roma è una città che se ci vivi ti condiziona in maniera imprescindibile, dilagante, qualsiasi cosa fai. Voi come siete stati "condizionati" da Roma?

A126: Lo hai già detto nella domanda, Roma ti avvolge e ti entra dentro, lo fa in modo tanto totalizzante che personalmente fatico persino a capire cosa di me è dato dalla mia persona e cosa il risultato dell’essere di Roma.
U.B.: Roma ti ama, Roma ti seduce, ma poi te se scopa e t’abbandona sotto a ‘nponte co ‘na siringa attaccata ar braccio.

In maniera più o meno esplicita Trastevere - i luoghi e le persone con cui siete cresciuti - è praticamente dentro ogni vostro pezzo. Cos'ha Trastevere di diverso dal resto di Roma?

A126: Penso che la cosa speciale di Trastevere è che costituisce una sorta di crocevia tra mondi diversi, è un posto dove vengono tutti. Ma per noi che ci siamo nati e cresciuti il crocevia è in realtà stato il mondo stesso.
U.B.: I sanpietrini, il bar San Calisto.

A proposito di territori che si distinguono da altri per la propria identità forte, per voi distinguervi dal resto quanto è importante, quanto vi viene spontaneo e quanto ci fate caso quando ascoltate rap e pezzi di altri?

A126: Per me è importantissimo, vivo il fare musica come il tramite per far conoscere agli altri il mio modo di pensarla e di essere, oltre che per celebrare l’amicizia che mi lega a tutti i membri della nostra combriccola. Quando riconosco la sincerità nell’attitudine di altri artisti infatti mi fomento.
U.B.: Credo che ogni artista debba avere la propria identità. Nella musica italiana oggi sono quasi tutte copie di copie – comunque loro fanno più soldi di me, quindi forse copiare è giusto.

Ci sono dei quartieri di Roma che i più frequentano di sera/notte ma che in realtà sono belli, molto più belli, di giorno - su tutti San Lorenzo e Trastevere. Voi il vostro quartiere lo riuscite a vivere di giorno? Avete un'abitudine che legate a Trastevere di giorno?

A126: Quando ero pischelletto la domenica mattina cercavo sempre di svegliarmi presto e andavo a vagare per il quartiere deserto con le cuffiette.
U.B.: Beh, Trastevere de giorno ha un altro odore, è un altro rione, i vecchi che giocano a carte e bestemmiano, vedi le abitudini di chi il quartiere lo abita veramente e alla fine sono anche le ore che preferisco. Trastevere la sera non è più la stessa.

Per chi ne sente parlare sui telegiornali o non ci vive, Trastevere è un quartiere soprattutto per turisti e movida, recentemente anche legato a episodi di violenza. Da quando ne avete memoria, vi sembra che il quartiere sia cambiato in qualche modo, o che si sia definitivamente "svenduto"?

A126: Tutto il centro di Roma è stato svenduto, il fenomeno della gentrificazione è sempre quello, in tutto il mondo, Trastevere è stata un po’ più resistente di altri rioni e soprattutto a questo deve la sua fama di popolarità. La vera tragedia secondo me sta nel fatto che se questa popolarità aveva nella convivialità e nella solidarietà i propri principi cardinali, ho il sentore che nei quartieri più popolari di Roma oggi serpeggi un sentimento diffuso di diffidenza dell’altro.
U.B.: Trastevere non lo è più di altri quartieri di Roma, soltanto che qua fa comodo creare lo scoop. Probabilmente parlare di altre zone della città non porta la stessa attenzione mediatica.

Se doveste organizzare un vostro concerto a Trastevere dove lo fareste?

A126: Forse a Calisto, perché sopra le scale di Viale Glorioso ci abitano i miei e dopo mi potrebbero rosicare per i cocci che lascerebbero i pischelli.
U.B.: Scalea del Tamburino.

Oltre al beneamato San Calisto, quali sono i vostri posti di fiducia, tra bar, ristoranti e punti di ritrovo?

A126: Il Bruschettaro a Via di San Francesco a Ripa e Venanzio sulla stessa via. Poi ci sono le scale, ma se ci andate non lasciate cocci perché i miei so esasperati e c’hanno ragione.
U.B.: Trattoria Da Lucia, unica vera trattoria rimasta a Trastevere.