Camminando per strada vi sarete sicuramente accorti che sono comparsi e si sono moltiplicati dei piccoli shop dedicati alla vendita di canapa – sì, quella canapa – e prodotti derivanti. Il motivo non è un colpo di Stato silente portato avanti dal cartello di Sinaloa, ma la “scoperta” di un nuovo cannabinoide, il CBD (detto anche cannabidiolo) che, riassumendo brevemente, a differenza del più noto THC (detto anche tetraidrocannabinolo) non è una sostanza psicoattiva per cui si limita ad avere effetti rilassanti. Per questo motivo il CBD e i derivati del CBD possono essere venduti legalmente. Matheus Dela Rune, barman di Cracovia da quattro anni a Roma, ha fatto 1+1 e ha iniziato a utilizzare i prodotti a base di CBD nei suoi cocktail al bancone del Barnum. Un pioniere per Roma – e probabilmente per l’Italia – a cui si dovrà ascrivere una piccola grande rivoluzione nel mondo della miscelazione, che ci siamo fatto raccontare in questa intervista.
ZERO: Iniziamo dalle presentazioni.
Matheus Dela Rune: Mi chiamo Matheus Dela Rune, sono nato nel 1993 a Cracovia, la vecchia capitale della Polonia, ma all’età di 10 anni mi sono trasferito a Londra.
Quando e dove hai iniziato a miscelare i primi cocktail?
Ho iniziato a 19 anni a Camden Town, Londra.
Ti ricordi il tuo primo cocktail realizzato?
Avevo appena visto Il grande Lebowski e volevo provare come era questo White Russian. Ero a Ibiza avevo 18 anni, ho comprato una bottiglia di vodka, una di Kahlua e una di panna: è stato amore al primo sorso!,
Quando hai deciso che questa sarebbe diventata la tua professione?
Quattro anni fa sono venuto a Roma e mi sono trovato immerso nella cultura italiana. Ero affascinato dall’ossessione delle persone verso i sapori. Tutti qui o stanno mangiando bene o parlano di questo argomento. E la stessa cosa è per il bere. Sono stato contagiato da questa energia e ho deciso di trasformare il mio lavoro in una professione.
Prima del Barnum dove hai lavorato?
Ho lavorato a Londra e a Ibiza. Quando sono arrivato a Roma non parlavo una parola di italiano e il Trinity College Bar è stata la mia prima esperienza.
Al Barnum come ci sei arrivato?
Quando ho deciso che questa sarebbe stata la mia strada ho deciso anche di voler imparare dai migliori nel settore. Dopo un po’ di ricerche mi sono imbattuto nel Barnum, dove avevano già lavorato grandi bartender. Sono andato lì con il mio CV e ho incontrato Daniele Crescenzi (il proprietario del Barnum, nda). Gli è piaciuto il mio entusiasmo e mi ha aperto le porte della Barnum family.
Allora, veniamo al nocciolo di questa intervista: a mia memoria sei il primo a Roma ad aver coniugato l’ascesa a cui stiamo assistendo in questi giorni della cannabis legale – o CBD, per abbreviare – con la miscelazione. Inizio chiedendoti quali dei tanti prodotti CBD utilizzi per i tuoi drink.
Al momento soltanto l’olio, ma in cantiere ci sono nuove ricette dove usiamo la canapa sativa in altri modi.
Come ti è venuto in mente di coniugare questo prodotto ai distillati? C’è stato qualche barman da cui hai preso ispirazione?
L’ispirazione è arrivata dopo aver visto Jason Eisner del Gracias Madre di Los Angeles giocare con il CDB nei suoi cocktail e, visto che nel frattempo in Italia il CBD si stava diffondendo, non ho potuto resistere e ho provato anche io.
I test per le ricette da inserire nella carta del Barnum li hai fatti da solo o hai coinvolto amici e clienti più fidati?
Li ho fatti direttamente al Barnum, coinvolgendo lo staff e gli amici del bar come “cavie”
Cosa ha di diverso un cocktail CBD rispetto a un cocktail normale?
L’olio di CBD aggiunge al cocktail un sapore erbaceo e secco molto caratteristico. Gli altri ingredienti sono complementari e accrescono il sapore della cannabis. L’effetto è un rilassamento del corpo, antistress, calmante. Il CBD ha un’infinità di benefici per la salute.
Ci puoi raccontare le ricette con il CBD che hai introdotto nella carta del Barnum?
Per ora ti menziono tre cocktail, fatti in tre differenti modi. Il primo è un twist sul classico Martini Cocktail che si chiama Delinquentes Martini a base di Tequila Blanco, Cocchi Americano, Benedectine e orange bitter. Il tutto è mescolato nel mixing glass e servito in una coppetta di metallo ghiacciata. Questo ha le gocce di olio che galleggiano sulla superficie. Il secondo è il Green Haze, è un sour style cocktail con Vodka Zubrówka, vermouth dry, limone e sciroppo homemade a base di tè verde. Il tutto è shakerato con l’olio di canapa e servito in una coppetta ghiacciata. Il terzo è molto semplice, ma fantastico: Gin & Chronic, con Tanqueray Gin, Fever Tree Tonica e gocce di CBD, costruito in un bicchiere highball. La carbonazione della tonica fa esplodere i sapori. Il Gin Tonic perfetto per Snoop Dogg!
Quali sono state le reazioni dei primi clienti a cui hai fatto assaggiare questi cocktail? Si fidano?
Sì, di solito si fanno guidare tranquillamente, trovano interessante l’idea di provare e conoscere il CBD: l’approccio è positivo.
E al Barnum? Hanno accolto positivamente la tua proposta dei cocktail CBD?
Sì, il problema all’inizio era capire l’aspetto legale. In realtà ancora non l’abbiamo capito molto… (ride, nda).
A Roma stanno nascendo tanti shop dedicati al CBD, tu ne frequenti qualcuno assiduamente per rifornirti?
Ne ho provati alcuni, mi trovo bene da QUI CBD a Monteverde, che aprirà in questi giorni un altro punto vendita proprio in centro, su via del Pellegrino.
Ci sono nuove ricette che hai in mente di preparare per i prossimi mesi?
Sì, ci sto già lavorando, per l’estate uscirà qualcosa di nuovo e non vedo l’ora di farli provare.
Ci dici cinque canzoni perfette per sorseggiare uno dei tuoi cocktail?
Let’s do Rocksteady di Dandy Livingstone
I Wanna Get High dei Cypress Hill
B.I.B.L.E. di GZA
Who Knows di Protoje
Kaina (Realize, Legalize) di R.I.C
Tornando a parlare di te, qual è il cocktail che preferisci bere?
Dipende dal momento, in questo momento mi berrei un Gin & Chronic.
Quello che preferisci preparare?
Mi piace il rituale dietro ogni drink storico, fare un buon Sazerac o un classico Martini. A volte mi piace immergermi nell’idea che il drink che sto facendo è lo stesso che si serviva e beveva generazioni fa.
Cosa non può mai mancare al tuo bancone?
Prima che me la rubassero, la mia piccola statuetta di Buddha che mettevo sempre all’inizio della serata vicino ai miei shaker.
Senza quale strumento non riusciresti mai a lavorare?
Ogni strumento è complementare all’altro quindi sono tutti indispensabili. Posso dire, però, che per me la qualità dei prodotti è fondamentale e fa la differenza.