Quando si è nudi ci si sente vulnerabili, inermi, specie se la nudità “accade” sotto gli occhi di persone estranee. È come se il nostro stare al mondo fosse di colpo cancellato e si ripartisse da zero. Muovere una gamba, poi un braccio, stare in piedi, camminare, nascondersi, cadere e ricominciare. Quello messo in scena da Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni è un dialogo, un gioco di specchi tra l’umano e un non umano ancestrale, di legno, una marionetta, un pupo della tradizione siciliana di cui Mimmo è maestro. L’umanità e la sua fragilità permanente, con i fili che possono staccarsi da un momento all’altro. Proprio come coloro che solcano i mari con barconi di fortuna, a cui un angelo guerriero, con la voce profonda di Cuticchio, dedica il suo pensiero finale.
Scritto da Nicola Gerundino