Le notti calde d’estate sono rischiarate, in alcuni casi ormai eccezionali – almeno qui in città – da misteriosi ed evanescenti puntini luminosi: le lucciole. Da sempre rendono il panorama notturno magico, fluttuante e sorprendente. Nell’antica Roma svolgevano il ruolo di piccole ancelle e messaggere della dea Diana, diffondendo il suo verbo e la sua legge. Più generalmente, le lucciole simboleggiano, a dispetto della fisionomia contenuta, forza, creatività e perseveranza, ma anche fragilità e purezza.
Incarnano quindi l’unione di contraddizioni e dicotomie. Sarà per questo che loro, fonte luminescente, hanno bisogno di oscurità per comunicare. Nel nuovo lavoro dei Quiet Ensemble si replicherà lo stesso fenomeno: il buio della Sala Santa Rita verrà attraversato da pixel di luce che, regolati da un algoritmo, contamineranno lo spazio e lo renderanno noto, per esplorare i concetti di luce e tenebra, di animato e inanimato. Perché per indagare la luce, c’è bisogno di oscurità.
Scritto da Giulia Berardi