Anche quest’anno Romaeuropa getta la sua rete nelle acque dell’arte digitale e ci consegna al Macro di Testaccio i frutti della sua pesca. Si parte da Roma, si prosegue verso il Nord dell’Europa. Prima tappa Deep Dreem del collettivo capitolino NONE, un cubo di specchi dove tempo e spazio sono dilatati in maniera lisergica da un algoritmo che pesca interrottamente immagini prese da Google (installazione già ammirata a Spring Attitude 2016).
https://vimeo.com/3427183
Si prosegue con Zee di Kurt Hentschläger (uno dei Granular Synthesis) che ha realizzato un ambiente costituito solo da una cortina di fumo, impulsi visivi e sonori (un qualcosa alla Enter the Void) si chiude con due artisti, Christian Partos e Shiro Takatani, che utilizzeranno la stessa macchina per due lavori diversi: si tratta della 3D Water Matrix, una sorta di fontana capace di interagire con suoni e luci, diventano una scultura dinamica, a metà tra digitale e naturale. Non tanto, ma tutto buono.
Scritto da Nicola Gerundino