Parlare di migrazione non è certo semplice. Il rischio è quello di essere didascalici e ripetitivi. Ma esiste una via di mezzo tra la Terra inquieta a cura di Massimiliano Gioni in Triennale, ridondante e a metà strada tra un telegiornale in tv e uno sciopero in piazza, e la raffinatezza di un Kaurismaki nell’Altro volto della speranza? Con CARNE y ARENA Alejandro G. Iñárritu, ancora in collaborazione con Miuccia Prada, dopo l’amplia rassegna cinematografica gratuita presso Fondazione Prada lo scorso anno, non pensa a mezze misure ma, attraverso la realtà virtuale, elimina qualsiasi barriera di giudizio, o punto di vista esterno, facendo vivere lo spettatore una parte del viaggio di un gruppo di rifugiati. Iñárritu presenta il filmato, della durata di sei minuti e mezzo, in anteprima all’interno del Festival di Cannes, per poi giungere a Milano dove, come racconta Germano Celant, saremo spettatori dello “scambio tra visione ed esperienza, nel quale si dissolve la dualità tra corpo organico e corpo artificiale”. Un Libeskind cinematografico, che ci farà dimenticare la lotta tra Di Caprio e l’orso, mettendoci finalmente a dura prova.
Scritto da Rossella Farinotti