In fiera (miart è sempre diretta da Alessandro Rabottini) segnaliamo Benni Bosetto e Luca De Leva alla galleria ADA nella sezione EMERGENT, a cura di Attilia Fattori Franchini, i disegni inediti di Carlo Scarpa alla Galleria Gomiero nella sezione DECADES a cura di Alberto Salvadori, da poco direttore del nuovo ICA Milano (Istituto Contemporaneo per le Arti), oltre a uno sguardo ai nuovi arrivi tra le gallerie internazionali che per la prima volta hanno scelto Milano come palcoscenico in Italia: Cabinet (Londra), Corvi-Mora (Londra), Marian Goodman Gallery (New York – Parigi – Londra), Hauser & Wirth (Hong Kong – Londra – Los Angeles – New York –Somerset – St. Moritz – Gstdaad – Zurigo), Herald St (Londra), Galerie Thaddaeus Ropac (Parigi – Londra – Salisburgo) e Tucci Russo (Torre Pellice). Il tema dei miart talks curiosamente è il bene comune, quanto più lontano da una fiera di arte contemporanea: siamo curiosissimi di capire come si articoleranno i discorsi dei prestigiosissimi curatori e direttori che si avvicenderanno negli incontri.
Una notevolissima novità è che la maggior parte delle gallerie in città ha scelto di aprire le mostre ben prima dell’Art Week: e questo è il segnale definitivo che le week, aggregatori mostruosi di eventi, non portano affatto più visibilità al lavoro dei singoli, ma anzi sottopongono tutti a un inutile stress da competizione. I milanesi quindi per fortuna sono avvantaggiati, avranno già visto quasi tutto. Per gli altri, diciamo subito che le cose più importanti da vedere sono i tre nuovi importanti spazi che hanno aperto nel 2019: la nuova sede di Massimo De Carlo nella casa Corbellini-Wasserman progettata da Portaluppi nel 1934 (da cui il titolo della mostra inaugurale a cura di MDC e Bonami, MCMXXXIV), poi incastonati tra Prada e Corvetto ICA, con due mostre una sulla Galleria L’ariete di Bologna e l’altra su Josephsohn, e il nuovissimo NFQ, di NERO e Fabio Quaranta.
I due eroi del sistema Milano premiati a NY, Pirelli HangarBicocca e Fondazione Prada, ci offrono rispettivamente l’indiana Sheela Gowda (apertura il 4 aprile) e l’installazione multimediale di grandi dimensioni realizzata da Fitch e Trecartin (opening il 6), mentre Prada Osservatorio in galleria per fortuna conserva ancora la bellissima mostra sulle doll surrogate d’amore. Trussardi quest’anno è super-post-colonial con l’insacchettamento dei Caselli Daziari di Porta Venezia a opera di Ibrahim Mahama (2 aprile), mentre FM Frigoriferi Milanesi è femminista (Il soggetto imprevisto, 3 aprile).
Altre aperture nei primi di aprile sono quelle del complesso Futurdome – Le Dictateur (Hypertimes e The Uncanny Valley aprono il 1° aprile, mentre Thomas Braida il 6), quelle della Fonderia Battaglia e quella del rivoluzionario Sandro Mele il 4 aprile da Bottega Immagine a via Farini.
La Fondazione Pini sfodera Carlos Amorales, mentre la Fondazione Carriero Lygia Pape.
Da non perdere tra le gallerie: la mostra di Atelier Van Lieshout da Giò Marconi, Stefano Arienti ai Chiostri di Sant’Eustorgio, la collettiva da Federica Schiavo, Zimmerfrei da CLER a via Padova, Francesco Arena da Raffaella Cortese, Dan Graham da Francesca Minini, Vincenzo Castella al Building.
Se vi trovate in Piazza Duomo non mancate di entrare alla mostra di Antonello da Messina anche se visse nel 1400 e al Museo del Novecento da Marinella Pirelli.
Scritto da Lucia Tozzi