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mar 02.04 2019 – dom 14.04 2019

Ibrahim Mahama – A Friend

Dove

Casello Ovest di Porta Venezia
Corso Venezia 63, Milano

Quando

martedì 02 aprile 2019 – domenica 14 aprile 2019

Quanto

free

Organizzatore

Fondazione Nicola Trussardi

Dopo il gigantesco gonfiabile, riproduzione in scala 1:1 di Stonehenge, di Jeremy Deller – conosciuto per essere un “istigatore di interventi sociali” – la Fondazione Trussardi invita Ibrahim Mahama per lasciare di stucco la città di Milano.

L’artista ghanese, chiamato a rappresentare insieme ad altri il primo padiglione del Ghana alla Biennale di Venezia quest’anno, fa un détour a Milano per Art Week.
Ibrahim Mahama ha qualcosa da raccontare e per farlo ha bisogno di uscire dagli schemi e scrivere la sua storia sotto gli occhi di tutti, perché la sua è la storia di tutti noi. Il suo lavoro è democratico, non solo perché investe le città in cui è invitato uscendo dalle sale polverose dei musei, ma anche per l’utilizzo dei materiali. Le sue installazioni monumentali, simili per dimensione a quelle dei Land artist, sono create impiegando materiali poveri, oggetti e simboli dell’ambiente urbano circostante, spesso dei sacchi di juta.

Il materiale non è che un pretesto per aprire a una più ampia riflessione sui temi contemporanei, come la migrazione, la globalizzazione, l’ambiente, la circolazione dei beni. I sacchi sono il simbolo dei mercati del Ghana; fabbricati nel sud-est asiatico e importati in Africa per il trasporto a livello internazionale di merci quali il cacao, i sacchi sono il simbolo di conflitti, quelli dell’economia globale e della disuguaglianza dei mercati. I sacchi portano i segni di un passaggio, della forza lavoro, della circolazione di merci; segni visibili, strappi, buchi, rattoppi, scritte dei commercianti, e consegnano un racconto che si protrae di mano in mano.

Lo scambio è memoria e i sacchi ne sono la prova più evidente, simbolo del capitalismo, della globalizzazione, della manodopera e della grande disuguaglianza nel mondo.
Cuciti insieme come un patchwork, spesso grazie all’aiuto di migranti, i sacchi creano una seconda pelle grazie alla quale Ibrahim Mahama disegna una nuova cartografia della città.
Partendo dal presupposto che gli spazi sono definiti dalle loro forme, dalla loro architettura, come dalle idee che rappresentano, Ibrahim Mahama ricopre edifici e monumenti con i sacchi al fine di sovvertire queste identità e dare nuove forme e nuovi significati.

A essere avvolti in questo mantello parlante sono i caselli daziari di Porta Venezia. Luogo storico e simbolo della città, sono una delle sei porte principali della cinta urbana e specificamente quella d’Oriente. Non a caso, Mahama sceglie di “vestire” questo luogo; confine tra interno ed esterno, città e campagna, funge da soglia, una zona di passaggio. Milano si riveste di una tela di Burri con l’inventiva e le dimensione delle installazioni di Christo, per dare vita ad una nuova interpretazione, quella di Ibrahim Mahama.

Scritto da Chiara Di Leva