La versatilità di Rune Reilly Kölsch è talmente molteplice da sembrare irreale. Perché? Beh, provateci voi a passare da Nicki Minaj alla Kompakt con un’imbarazzante facilità. E sappiamo come nella scena indipendente dopo un feat. con Pitbull o Steve Aoki sia difficile restare credibili, Bastano, però, due album e una manciata di singoli sulla rispettabilissima label di Colonia ed ecco che ripulisci la tua fedina musicale in un attimo.

Due album, appunto, pubblicati come Kölsch, molto belli e dalla spiccata attitudine danzereccia, ma godibilissimi anche in cuffia, che, oltre a delle copertine che potrebbero benissimo essere dei quadri, dimostrano una notevole vena musicale, con gemme epiche dal retrogusto malinconico come Felix e Eiswinter nel primo (1977) e Talbot e Die Anderen nel secondo (1983). Insomma, il sassofono di Calabria lascia il posto a cassa dura e incastri techno. E sì, va decisamente meglio così.