Un’opera sulle affezioni dell’animo – tre per Monteverdi: equilibrio, compassione, ira – scritta nel XVII Secolo e nell’Europa delle monarchie e dei matrimoni tra casate, con relativi mecenatismi e omaggi di corte. Per descrivere questi moti interiori il compositore si rifece alle parole di Platone e ai suoi modelli di virtù: uomini valorosi in azioni di guerra o uomini che per propria volontà cercano di persuadere un dio con la preghiera. Ecco allora i “Madrigali guerrieri et amorosi”, l’eterno confrontarsi tra eros e thanatos.
Ora, a Benjamin Abel Meirhaeghe e Doon Kanda – sì, quel Jesse Kanda che ha rimescolato l’immaginario visivo e sonoro degli anni Zero mettendosi al servizio, o forse il contrario, di FKA Twigs, Arca e Björk – di un mondo fatto di amori binari e di guerre patriarcali poco gliene cale, perciò, quello che hanno escogitato è una rilettura fluida dell’opera musicale dell’artista cremasco, che parte sempre da Platone e dal suo mito della caverna, ma aspira a un mondo di libertà totale, in cui i confini tra umano e divino sono molto sfumati. Ci speriamo sul serio.
Scritto da Nicola Gerundino