Suoni scuri, lenti, claustrofobici. Bianchi fendenti di luce che tagliano il buio assoluto, versi pregni di poesia che rifiutano il ritornello a favore di una ninna nanna che ci culla in un’atmosfera permeata di erotismo e dolore. Di anni ne sono passati quasi quaranta, due demo tapes, due vinili, una manciata di concerti, un culto crescente sviluppato fra le generazioni successive che ha portato alla ristampa dei lavori in studio e alla scoperta di preziose rarità. Fra costumi di scena e allestimenti teatrali, la parabola dei Carillon del Dolore iniziò sul palco del Cinema Espero accanto a Voices e Not Moving (anche loro riapparsi da poco in splendida forma dalle nostre parti) per poi spegnersi nei sotterranei dell’X Club di Via Rasella, il locale simbolo dell’underground romano di metà anni Ottanta.

Nel mezzo la Contempo di Firenze e la produzione di Valor dei Christian Death, con la presenza costante di Paolo Taballione, straordinaria chitarra e sul finire anche voce. Dopo un paio di brevissime reunion agli inizi degli anni Duemila (a Roma suonarono al Teatro Colosseo e poi all’Init), oggi, messi per ora da parte progetti più ambiziosi frenati dal solito Covid, tornano per un unico concerto negli spazi del nuovo Init con una formazione inedita guidata dal sempre attivissimo Taballione, visto solo pochi giorni fa nel power trio post-punk/noise Exmen, e dalla voce storica, Thomas. Accanto a loro due nomi noti della scena romana, Alessio Schiavi (Avant-Garde, This Eternal Decay) e Alessandra Trinity (La Grazia Obliqua), insieme a Max Zarucchi, che del materiale della formazione classica è il principale archivista.