Gli/le artisti/e illustrano con lo stesso stile irriverente tanto i momenti lieti quanto quelli profondamente infausti della vita, attraverso l’espressività dei movimenti, dei gesti e dei segni del felino trasformativo, radicale, coraggioso e ribelle. Denotando un impulso a esplorare, ad accumulare e a riunire scenari umani, con un connubio di ampio respiro e scala ridotta, rafforzando l’esistenza anche nella relazione con gli oggetti con cui si circondano e che producono.
Uno spazio di ascolto interno ed esterno, un momento di trasformazione, di entrata in connessione con le proprie emozioni. Un trasferimento di energia individuale e collettiva. Nel suo dispiegarsi profondo, si attiva un processo di sinestetica visualizzazione e connessione. Nel progetto, elementi del nostro mondo visivo si fondono in un’immensa raccolta di dettagli della vita quotidiana. Installazioni che documentano gli oggetti liberati dalle loro consuete funzioni, posti in rapporti mutevoli gli uni con gli altri. Un’attenta preferenza per le differenze più che per l’omogeneità. Ciascuno/a, accostandosi alle opere, vi troverà dentro il proprio mondo sovversivo.
Cambiare attraverso lo scambio con l’altro/a senza perdere né ingannare il senso che si ha di sé è concettualizzato in mostra anche nel sistema materico e virtuale, in cui l’uno implica sempre contemporaneamente l’altro.
Indiscutibilmente il nostro tempo è caratterizzato dalla perdita dei rituali, importanti da mantenere per ritrovare periodicamente la strada verso noi stessi.

(Una mostra, a cura di Irene Sofia Comi e Chiara Spagnol, che presenta opere e progetti site-specific e inediti realizzati durante il periodo di residenza da Andreas Andronikou, Babau, Irene Fenara, Anna Franceschini, Paolo Gonzato con la collaborazione di Rachele De Niro, Elda Miniero, Sanjeshka (Sanja Pupovac). Con una sottile intuizione di Milovan Farronato (tutor della residenza).)