Giulio Bensasson continua il suo percorso artistico che ha al centro il tema del tempo, indagato attraverso la materia e i suoi mutamenti. Alterazioni, deformazioni, decomposizioni e ricombinazioni: la chimica e la biologia come agenti estetici e lenti di ingrandimento per osservare (e mai dominare) quello che il cruccio umano principe: l’inevitabilità del decadimento.
Da Divario troverete esposte opere elaborate a partire da un archivio – “Non so dove, non so quando” – formato da centinaia di diapositive ritrovate in cantine umide, depositi abbandonati e bancarelle dell’usato. Immagini una volta nitide e capaci di catturare e trattenere attimi ben definiti, che ora invece si ritrovano a essere disfatte ed enigmatiche, corrose e mutate da muffe e funghi. Non a caso, “Come funghi” è anche il nome dell’installazione che completa la mostra dialogando con lo spazio verticale della galleria: 100 piccole sculture in gomma siliconica rosa che si ispirano alle forme dei funghi lignicoli, realizzate con la consistenza, il colore e il materiale stesso dei sex toys.
Scritto da Nicola Gerundino