A seguito della mostra omonima dell’artista a Brescia da The Address Gallery, Oliviero Fiorenzi presenta l’ultimo capitolo del progetto Otto Cieli: una pubblicazione che non vuole essere né catalogo né critica sul lavoro e sulle opere, ma piuttosto un luogo in cui restituire idee e ricerche affini, in cui far inflettere discorsi attorno alla mostra e ai temi che incontra in ogni autore invitato a scrivere.

Si tratta, insomma, di un libro a sé dalla mostra di Brescia, e che bisogna considerare come punto di partenza, come decollo. S’è cercata una convivenza di sguardi e suggestioni nata dal volo di otto aquiloni, e da quei caratteri del gioco, della relazione con gli elementi del paesaggio e dalla ricerca di spontaneità che in fondo caratterizza un po’ tutta l’opera di Fiorenzi. Potremmo dire che si esplicita qui, da parte dell’artista, non la necessità di parlare sopra al lavoro, di imporre o desiderare letture, spiegazioni, interpretazioni e quant’altro, ma di allungare un orizzonte discorsivo, di sperimentare altrove e con altri mezzi, in questo caso la scrittura, quanta aria può avere una certa immagine.

Non per niente i cinque contributi testuali spaziano dalla filosofia, alla geografia alla critica curatoriale, hanno registri e orizzonti tematici e di sviluppo molto diversi tra loro. C’è chi parte proprio dagli aquiloni per argomentare sul gioco, sulla ripetizione e il rapporto con l’ambiente (com’è il caso dei testi di Piergiorgio Caserini e Tiziana Villani), chi attraverso la storia dell’oggetto aquilone inquadra un modo di porsi della concezione geografica occidentale (Franco Farinelli), e chi, saggiando il percorso artistico di Fiorenzi, ne colloca i caratteri nei paesaggi e nell’architetture (Cristiana Colli e Pippo Ciorra).

Nel libro ci saranno anche le foto di Matteo Natalucci, un poster e avrà una copertina fighissima, con lo stesso tessuto degli aquiloni, che troverete esposti anche qui da Marsèll. La serata è semplice: presentazione veloce con alcuni degli autori e proiezione del corto, già esposto a Brescia, diretto da Michele Formica.