Questo mese di marzo segna un nuovo ciclo espositivo per il MACRO: cinque nuovi appuntamenti che ne confermano la poliedricità e l’attenzione verso i contenuti di ricerca. Come ormai d’abitudine, a spiccare è la capacità della direzione artistica di portare il discorso musicale all’interno di quello museale/contemporaneo. Ecco quindi la retrospettiva “Beethoven Was a Lesbian”, dedicata alla compositrice Pauline Oliveros, scomparsa nel 2016, di cui si ripercorreranno vita e carriera con una serie di pubblicazioni e registrazioni. Rimanendo nel sud degli States – ma con sguardo rivolto a ovest, verso la californiana, rispetto alla Houston dove la Oliveros nacque – ecco “What why WET?”, un’altra retrospettiva che stavolta racconta la storia della rivista di culto WET: The Magazine of Gourmet Bathing, fondata nel 1976 a Venice e dall’artista, editore e scrittore Leonard Koren.
Le altre tre mostre ci riportano al cuore della vecchia Europa, con una triangolazione tra Francia, Germania e Italia. Da oltralpe arriva la scrittore, giornalista e fotografo Hervé Guibert, di cui si presentano alcune fotografie nella mostra “Hervé Guibert: This and More”, mentre tedesco era Jochen Klein, pittore scomparso nel 1997 di cui saranno esposte alcune tele accompagnate da opere di Julie Ault, Thomas Eggerer, Ull Hohn, Wolfgang Tillmans e Amelie von Wulffen, per contestualizzare la ricerca (Wolfgang Tillmans è co-curatore della mostra). Si chiude con “Tempus Fugit”, mostra che vede protagonista Studio Temp, studio di design grafico fondato da Guido Daminelli, Marco Fasolini e Fausto Giliberti nel 2007 a Bergamo, invitato ad auto-rappresentarsi e raccontarsi al pubblico.
Scritto da Nicola Gerundino